Svizzera

La partita infinita della violenza

Concordie e discordie sui biglietti nominali per arginare il fenomeno dei tifosi «focosi»
Marco Ortelli
21.04.2024 22:00

Violenza fuori e dentro gli stadi una partita che sembra non avere mai fine. Per usare un linguaggio hockeistico si potrebbe dire che si stanno giocando overtime a oltranza, con le parti in gioco che paiono vieppiù sfiancate dalla mancanza del gol risolutivo che metta la parola fine alla… violenza fuori e dentro gli stadi. Problema irresolubile? Se chi si comporta in modo violento smettesse di farlo, il problema si risolverebbe - per dirla lapalissianamente - e le parti in causa, Swiss Football League, Club sportivi, tifosi, Cantoni e Confederazione potrebbero trascorrere «serene» giornate sportive senza temere di essere confrontati con lacrimogeni, pestaggi, barricate e via picchiandosi.

Nel mondo «reale» svizzero attuale, invece, è notizia della scorsa settimana dell’ennesimo tentativo di introdurre uno strumento «anti violenza» in più, quello messo in atto dalla Conferenza delle direttrici e dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia (CDDGP) con il progetto volto a introdurre i biglietti nominali negli stadi, progetto che potrà essere implementato previa revisione del concordato anti-hooligan.

Sarà la volta buona, se si considera che già nel dicembre 2021 i responsabili della sicurezza cantonali e municipali ne avevano rilanciato l’introduzione poi rimasta in un cassetto?

Una distinzione necessaria

Cosa pensa Pippo Russo, sociologo dello sport all’Università degli Studi di Firenze, saggista e giornalista che studia questi fenomeni, della possibile introduzione in Svizzera dei biglietti nominali? «Di per sé non è una cosa negativa, può trattarsi di una novità per la Svizzera auspicabile, anche se chiaramente questo strumento va in qualche modo a collidere con le esigenze di protezione dei dati». Il sociologo pone quindi un distinguo. «Occorre considerare se questa non sia però la premessa per introdurre uno strumento di controllo più stringente, qualcosa di simile a quella che era stata in Italia la tessera del tifoso, che non era solo uno strumento di controllo, ma anche di fidelizzazione del tifoso, come se il tifoso - fedele per definizione - avesse bisogno di essere reso fedele, una contraddizione in termini e un tentativo per introdurre un elemento di clientificazione. Terrei pertanto a distinguere bene fra la nominalità dei biglietti, che ci può stare, e l’introduzione di uno strumento simile alla tessera del tifoso che invece trovo assolutamente deprecabile». Tessera del tifoso poi abolita in Italia - e in Portogallo dopo soli tre mesi dalla sua introduzione - a seguito dell’emorragia di tifosi dagli stadi, che dovevano seguire una procedura burocratica scoraggiante.

«Agnelli» dentro, fuori «lupi»

L’effetto, già in corso, di una maggiore sorveglianza all’interno degli stadi è il trasferimento della violenza al suo esterno, come avvenuto anche recentemente in occasione della partita di calcio a Ginevra tra Servette e Zurigo, e di hockey a Losanna, tra i vodesi e il Friburgo, con scontri al di fuori degli impianti sportivi. «È una costante che ha cominciato a registrarsi in Inghilterra - osserva Russo - dove vantano di aver rimosso la violenza negli stadi, quando invece l’hanno spostata al di fuori, perché gli scontri fra opposte tifoserie ormai avvengono lontano dagli stadi». Per l’osservatore dei fenomeni sportivi vi è anche un’altra costante. «Il trasferimento dello scontro, che passa da quello tra opposte tifoserie alla contrapposizione tra la singola tifoseria e le forze dell’ordine. Queste, interponendosi fra le fazioni opposte, rischiano di diventare l’obiettivo di entrambe. Temo che questo fenomeno andrà a crescere».

Emergenza europea

Secondo le ricerche di Sébastien Louis, dottore in Storia contemporanea ed esperto del tifo radicale «il primo caso di violenza e incidenti in una partita di calcio risale al 1904, quindi a prescindere dal tifo organizzato», come inquadra Pippo Russo il problema in termini generali? «In Italia, per questa stagione, finora non ci sono stati episodi eclatanti, nemmeno negli altri principali campionati, a parte in Francia, dove si stanno verificando molti episodi di violenza proprio all’interno dello stadio. Il caso francese sta diventando un caso di emergenza europea, e le autorità non sono riuscite a trovare delle adeguate contromisure, non sono riuscite a reprimere il fenomeno».

Certezza della pena

Quali contromisure auspicherebbe? «Le manifestazioni sportive, soprattutto quelle fra squadre, sono dei naturali fattori di rinfocolamento delle identità delle rivalità, che in un tempo più recente sono state declinate in modo radicale. Bisognerebbe avere condizioni di certezza della pena, essere inflessibili nei confronti di chi compie dei reati da stadio o comunque legati al mondo dello sport. Proporre delle sanzioni particolarmente severe e applicarle. Sembra scontato, ma non sempre è così», conclude Pippo Russo.

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