La domenica

La sanità pubblica perde pezzi

In alcuni casi medici e chirurghi se ne vanno dall’Ente ospedaliero cantonale o stanno valutando di andarsene per lavorare in una struttura privata
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27.02.2022 06:00

La sanità pubblica perde pezzi. Niente di allarmante, ma qua e là medici e chirurghi se ne vanno dall’Ente ospedaliero cantonale (Eoc), o stanno valutando di andarsene, per andare a lavorare in una struttura privata. Meno stress, maggiore indipendenza, salari quasi spesso più alti, più soddisfazioni. Inoltre, complice la pandemia, il carico di lavoro in alcuni ospedali è diventato insopportabile. E allora si parte. Si va via. E senza spostarsi più di tanto, c’è il privato che in Ticino è distribuito in maniera capillare e un posto vacante c’è quasi sempre. Nel Locarnese, ad esempio, da qualche tempo s’è rafforzata la Clinica Luganese Moncucco che ha ripreso la clinica Santa Chiara e che, dicono i bene informati, starebbe facendo l’occhiolino a medici e chirurghi dell’Eoc. «Abbiamo alcune trattative in corso - ammette Christian Camponovo, direttore della Moncucco -, ma non facciamo nulla di proattivo. C’è però un trend più marcato a lasciare il pubblico per il privato».

Tutte le strutture dell’Ente
In questa sorta di mini emorragia sono coinvolte un po’ tutte le strutture dell’Ente. Da Mendrisio a Bellinzona, da Lugano a Locarno. E proprio qui, alla Carità di Locarno, la tendenza sarebbe più evidente. Data anche la vicinanza con la Santa Chiara, ora Moncucco, dove sarebbero approdati almeno un paio di chirurghi non tanto tempo fa. Stando a voci di corridoio, le restrizioni per alcuni interventi (sempre a causa della pandemia) sarebbero state la classica goccia. Nessuna conferma dai vertici dell’Ente ospedaliero. Il presidente, Paolo Sanvido, si limita a dire che in una struttura come l’Eoc, che impiega seimila dipendenti, è evidene vi sia un turn over fisiologico. Il che consente all’azienda margini di elasticità e al lavoratore la ricerca di opportunità in linea con le proprie esigenze. Spesso però il motivo è puramente economico: nel privato un medico guadagna di più. «Noi non possiamo offrire certi salari, giustamente direi», osserva Sanvido.

Un privato agguerrito
Una sanità privata ha volumi importanti in Ticino, con il 45% dei letti acuti. Da tempo l’Associazione per la difesa del servizio pubblico (Asp) -che definisce agguerrita la concorrenza delle cliniche - non nasconde la propria preoccupazione, ribadita con forza l’indomani dell’acquisizione della Clinica Santa Chiara da parte della Luganese Moncucco. Anche la prossima pianificazione ospedaliera inquieta l’Asp, secondo cui il pubblico è da proteggere e da potenziare. Sia per quanto riguarda le strutture, che nell’ambito dell’attività ambulatoriale. Privato forte anche grazie agli oltre 120 milioni di franchi annui pubblici che riceve come rimborso per le prestazioni.

Concorrenza positiva
Eppure, la pandemia ha fatto andare a braccetto pubblico e privato, e con ottimi risultati. Senza dire che la concorrenza è positiva, in ogni ambito. A guadagnarci il cliente, in questo caso il paziente. Ma si sa che una busta paga più gonfia può facilmente fare la differenza e spingere a lasciare un posto di lavoro per un altro meglio remunerato. Da anni si discute dei redditi dei medici, soprattutto ogni autunno quando i premi della cassa malati aumentano. A generare malcontento soprattutto i salari molto alti, in alcuni casi anche un milione di franchi l’anno. Emblematica è stata la polemica dei chirurghi della mano di Ginevra di qualche anno fa. Ricordate? Per protestare contro la diminuzione del rimborso delle operazioni ambulatoriali (un calo del 40 per cento) avevano deciso di sospendere gli interventi non urgenti, soprattutto quelli del tunnel carpale. Operazione molto frequente che si risolve in venti-trenta minuti, visto che si tratta semplicemente di sbloccare un nervo compresso, all’origine di formicolii nelle dita. Le nuove tariffe erano passate da 177 a 105 franchi. Una riduzione che ha riguardato anche altre categorie di medici, come ortopedici, ginecologi e urologi che si sono uniti alla protesta dei chirurghi della mano per denunciare le nuove condizioni di rimborso. C’è stata pure la reazione del ministro della sanità, Alain Berset, che definì inaccettabili alcuni salari:_«Alcuni medici guadagnano fino a 80mila-90mila franchi al mese pagati dai premi assicurativi», disse. Inutile ricordare che l’Ordine dei chirurghi ginevrini si disse sorpreso dalle parole di Berset, definendole scandalose.

Nello stesso periodo della protesta dei medici ginevrini un servizio di Rundschau ( SRF) rilevò che la maggior parte dei mille primari dei principali ospedali svizzeri guadagnava tra 350mila e 1,5 milioni di franchi all’anno. Il loro salario medio era di un milione e uno su quattro guadagnava quasi 2,5 milioni. I più pagati, radiologi, cardiologi e gastroenterologi.

Il turn over
Un turn over fisiologico, dicevamo, riferendoci all’Ente ospedaliero, una struttura di seimila dipendenti. Ogni anno la ‘rotazione’ si assesta attorno al 9 per cento, dato in linea con la tendenza registrata nei nosocomi a livello nazionale.

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