La sculacciata in diretta e il senso della misura

La vicenda di Greta Beccaglia, inviata di Tv Toscana sculacciata in diretta da un tifoso della Fiorentina fuori dallo stadio dell’Empoli sabato 27 novembre, ha spaccato in due l’Italia. Da una parte quelli che «cosa vuoi che sia una pacca», «viviamo in un mondo in cui non si può più scherzare» e «una che si veste così non può aspettarsi altro!», anzi per la giornalista «s’è trattato di un colpo di fortuna». E questo perché grazie all’inattesa celebrità «sarà corteggiata da tutte le televisioni e magari otterrà un super contratto di lavoro». Dall’altra l’indignazione di chi non intende banalizzare il gesto del tifoso della Fiorentina, un ristoratore di Ancona, il quale nel frattempo ha chiesto scusa alla giornalista.
«Ero giù... in cinque minuti ci hanno fatto due goal» si è giustificato, dichiarando alla trasmissione radiofonica la Zanzara, che «è stata una goliardata». Poi ha chiesto alla giornalista di ritirare la denuncia perché quel gestaccio gli sta rovinando la vita e anche quella di sua figlia. Bontà sua. Greta Beccaglia non ha né ritirato la denuncia, né ha accettato le scuse dell’uomo. Ora il ristoratore di Ancona risponderà di molestie e violenza sessuale e rischia una pena molto severa. «Porto avanti la mia battaglia anche per tutte le ragazze che subiscono molestie ogni giorno a telecamere spente» - ha detto la ragazza.
Fa bene Greta Beccaglia a tirare dritto. Il master del bon ton non è un premio molto ambito nel mondo del calcio nonostante il recente successo del campionato femminile. Non solo tra le tifoserie: la terribile risposta dell’ex allenatore del Napoli Sarri a una giornalista sportiva, «Sei una donna, sei carina e non ti mando a fare in c**o per questi due motivi», venne presa con un sorriso da tutti.
Tirare una pacca sul lato B di una donna è un gesto ripugnante, che non ammette giustificazioni. Altrettanto ripugnante è stato il commento dell’anziano collega di Greta che seguiva la diretta dallo studio: «Non te la prendere» con tono da maestro all’allieva. Come dire: «Ormai lo sai, sono ragazzacci!». Chissà se avrebbe usato lo stesso tono conciliante se avesse visto sculacciare sua figlia da un tifoso addolorato perché «in cinque minuti ci hanno fatto due goal».
Il ristoratore è certamente un molestatore, uno zotico che ha commesso un gesto inqualificabile, punibile penalmente. Tuttavia non bisogna perdere il senso della misura: non è uno stupratore seriale. Deve pagare per ciò che ha fatto, non per tutti gli abusi della storia dell’umanità.
Sulla vicenda si sono scomodate le massime cariche italiane: dalla presidente del Senato al presidente della Camera, seguiti a valanga da altri politici di spicco. Nello stesso momento la commissione incaricata di indagare sulla morte di Giulio Regeni, lo studente italiano sequestrato e torturato per una settimana intera in Egitto - ha rassegnato il suo rapporto finale. Si è trattato di un omicidio organizzato dagli apparati della Sicurezza dello Stato egiziano. Chissà se gli stessi politici che si sono stracciati le vesti per l’inqualificabile gesto del tifoso urleranno con la medesima tenacia la loro indignazione contro i torturatori egiziani?