La scuola riparte, ma i banchi vuoti aumentano
I pupazzetti seduti ai banchi delle scuole elementari di Bellinzona Nord hanno quello sguardo fisso di tanti allievi, indecifrabile ai docenti. Dove avranno la testa? Seguono davvero la lezione, o pensano alle vacanze appena finite?
Topolino, un coniglietto e il Diavolo della Tasmania sono stati posizionati dalla maestra sulle seggiole che accoglieranno, lunedì, gli allievi dopo la pausa estiva. Una decina di compagni-pupazzi occupano altrettanti posti vuoti nell’aula allestita settimana scorsa: sono il simbolo - non voluto - di un altro grande enigma scolastico.
Allievi in calo
In futuro, non si sa quanti studenti in carne e ossa occuperanno ancora i banchi delle scuole ticinesi -e quanti invece dovranno essere sostituiti da pupazzi «in memoriam» a tempo indeterminato. Negli ultimi anni l’allarme sulla carenza di docenti, in Ticino come altrove, ha oscurato un’altra carenza che preoccupa non poco gli addetti ai lavori e il Cantone: gli allievi sono sempre di meno.
Nella rituale conferenza stampa pre-rientro il DECS ha parlato di 55mila studenti (cifra arrotondata) che torneranno in classe per l’inizio dell’anno nelle scuole di «ogni ordine e grado». Consultando i dati degli anni passati, però, si scopre che sono già un migliaio in meno rispetto a otto anni fa. Se si guarda la sola scuola pubblica il calo è del 2,2 per cento (da 52.791 a 51.621) ed è ancor più marcato negli ordini inferiori.
I banchi si spostano
Alle elementari di Bellinzona Nord ne sanno qualcosa. Un dozzina di banchi, quest’anno, sono arrivati da un’altra scuola del Bellinzonese dove «avanzavano»: una classe è stata soppressa per mancanza di allievi. «Il nostro istituto per fortuna ha ancora una certa stabilità» spiega il direttore Mattia Sansossio. «Ma altrove non va così bene. Cerchiamo di ottimizzare le risorse».
È una catena. I banchi vuoti alle elementari sono conseguenza del minor numero di bambini nelle scuole dell’infanzia. E, alla lontana, delle culle vuote. All’origine di tutto c’è il calo progressivo delle nascite, che arriva nelle scuole «in differita».
I bambini nelle scuole d’infanzia pubbliche sono scesi da 8.562 a 7.570 (- 11 per cento) dal 2016. Stessa storia nelle scuole elementari pubbliche (da 15.945a 14.230 allievi, - 10 per cento). Alle scuole medie l’effetto non si vede ancora, ma è solo questione di tempo. «Quest’anno non abbiamo registrato una riduzione significativa del numero di allievi» spiega la caposezione dell’insegnamento medio Tiziana Zaninelli. «Abbiamo però dei segnali del fatto che dal prossimo anno scolastico anche le scuole medie saranno interessate da un calo delle sezioni».
Insegnanti in esubero
Il problema per il DECS è esistenziale ma anche organizzativo. Perché la transizione verso una scuola meno «affollata» sia indolore, i pensionamenti dei docenti dovrebbero aumentare di pari passo con il calo degli allievi: ma non è così. «Se guardiamo all’età media dei nostri insegnanti vediamo che una buona parte ha davanti a sé ancora dieci-quindici anni di attività lavorativa» sottolinea Zaninelli. Il rischio è che, in futuro, si ritrovino a fare lezione a classi decimate o inesistenti?
Già dall’anno prossimo per alcune materie (storia, italiano e inglese in particolare) le ore di lezione saranno «inferiori alle aspettative» e i rispettivi insegnanti (almeno quelli nominati) dovranno occuparle in altro modo. «Magari spostandosi su più sedi. Ci stiamo preparando, e in questo le direzioni scolastiche stanno facendo un lavoro egregio» conclude Zaninelli.
Nei licei cinque aule vuote
Le prospettive comunque non sono rosee. Di questo passo nei prossimi dieci anni - secondo le attuali proiezioni demografiche - potrebbero sparire decine di sezioni. Alle scuole superiori sta già succedendo: sono cinque le aule che rimarranno vuote già lunedì nei sei licei cantonali. Su 248 classi che sono andate in vacanze a giugno, a settembre ne rimangono 243.
Solo nel Liceo Lugano 1, a dirla tutta, sono sei le classi soppresse (da 34 a 28) ma il motivo è che molti studenti si sono spostati nella nuova sede di Viganello. Il provvisorio Liceo Lugano 3 per contro (che nel 2030 verrà trasferito ad Agno) è stato inaugurato a gennaio scorso e ha visto aumentare le sezioni da 24 a 32 con il nuovo anno scolastico. «Nei comprensioni del Luganese abbiamo ancora grosse variazioni» spiega la caposezione dell’insegnamento medio superiore Francesca Pedrazzini Pesce. Nel complesso si può parlare di una diminuzione che «riguarda solo i licei e non la Commercio di Bellinzona».
L’assenteismo in crescita
Ma non sempre dietro a un banco vuoto c’è uno zero demografico. A volte c’è semplicemente un’assenza (anche prolungata) o una partenza. Dopo la pandemia sono in aumento gli allievi (+3,2 per cento nel 2022 rispetto al 2020) che scelgono le scuole private e ai banchi tradizionali preferiscono, magari, fare lezione nei boschi.
C’è infine chi a lezione non ci va affatto. Gli assenti di lunga durata sono aumentati negli ultimi anni in Ticino, nel 2022-23 (ultimo dato) sono stati 352 nelle scuole medie, il 2,9 per cento del totale. È un altro vuoto da non sottovalutare. Spesso legato a un «mal di scuola» anch’esso in crescita dopo la crisi del Covid. «L’ansia scolastica è un problema diffuso che nasce da diversi fattori, e molti indicatori dicono che è in aumento» spiega Gabriele Barreca, responsabile dell’area psico-educativa del settore Corsi di Croce Rossa a Chiasso. «Il rifiuto dei ragazzi verso la scuola è un sintomo e un grido d’aiuto». Anche su questo fronte la scuola ticinese sta facendo il possibile, investendo più risorse nella formazione dei docenti e nell’educazione emotiva dei ragazzi. Che dopotutto non sono numeri da statistica. E nemmeno pupazzi, per fortuna.