Sentenza

La Svizzera condannata a Strasburgo: «Diritti dell'uomo violati»

In analisi una decisione presa nel 2017 da un'Autorità regionale di protezione (ARP) del Luganese su un minore – Una decisione definita «sproporzionata» dalla Corte europea
Contestata una decisione nell'ambito del diritto di famiglia. © Shutterstock
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
15.05.2022 11:29

Tre mesi fa la Svizzera è stato condannata (di nuovo) per violazione dei diritti dell’uomo dalla Corte europea di Strasburgo. L’ultimo ricorso accolto dall’istanza giudiziaria del Consiglio d’Europa (secondo humanrights.ch sono 16 i casi finora accertati) riguarda una decisione presa nel 2017 da un’Autorità regionale di protezione (ARP) del Luganese su un minore. Decisione definita «sproporzionata» dalla Corte europea.

I fatti

È il 2015. La madre di una bambina di 2 anni si sposa con un uomo che vive all’estero, che non è il padre della bimba. Nel 2016 la donna chiede di trasferirsi dal marito all’estero con la piccola. Un anno dopo l’ARP attribuisce la custodia alla madre (i genitori esercitano l’autorità parentale congiunta), autorizza il trasferimento della minore, disciplina le relazioni con il padre, dichiara la decisione immediatamente esecutiva e toglie l’effetto sospensivo a un eventuale reclamo. Due giorni dopo la madre parte e si trasferisce.

I ricorsi

Il padre non ci sta. Sei giorni dopo interpone reclamo alla Camera di protezione del Tribunale d’appello del Canton Ticino. Chiede in particolare la restituzione dell’effetto sospensivo. Il Tribunale dichiara il reclamo irricevibile per incompetenza territoriale. La minore risulta già residente all’estero.

È sempre il 2017. Il padre ricorre al Tribunale federale. Un anno dopo Losanna respinge il ricorso. Poichè giudicato inammissibile. Quando la figlia è stata trasferita, scrive il Tribunale, aveva l’autorizzazione esecutiva delll’ARP, visto che a un eventuale reclamo contro la decisione era stato tolto l’effetto sospensivo. Inoltre, non essendo il trasferimento considerato illecito, la competenza delle autorità svizzere viene meno in virtù della Convezione dell’Aia. Losanna però aggiunge: «Si ricorda alle autorità cantonali interessate che nei casi come quello in esame l’effetto sospensivo al reclamo deve essere tolto solo in casi eccezionali».

Il padre non si dà per vinto. E si rivolge a Strasburgo. La Corte riporta la giustificazione dell’ARP, secondo la quale il ritiro dell’effetto sospensivo è stato deciso per evitare l’impatto negativo di un eventuale ricorso sulla bimba. Strasburgo non è d’accordo. L’urgenza invocata, scrive la Corte, non era così grave per giustificare l’impossibilità per il padre di presentarsi davanti a un giudice prima dell’entrata in vigore del ritiro dell’effetto sospensivo. Tanto più nelle procedure del diritto di famiglia, aggiunge la Corte. Che possono avere conseguenze molto gravi e delicate.