La tela contesa di Leonardo in un caveau a Lugano: sporta denuncia

C’è una piccola opera, 35 centimetri per 55, attribuita a Leonardo da Vinci. Si chiama «Ritratto di donna in profilo» (o anche «Profilo di donna»), e tratteggia il viso di Lucrezia Crivelli, dama di compagnia della moglie di Ludovico Sforza, Beatrice d’Este. E da anni, da molti anni si trova nel caveau di una banca di Lugano, sotto la supervisione di un notaio ticinese. Questo perché è stata al centro di una lunga disputa giudiziaria sulla proprietà, una matassa difficile da sbrogliare con udienze in pretura, ricorsi, controricorsi e accordi poi rimessi in discussione.
Un valore milionario
Di chi è davvero quest’opera che sul mercato, secondo indicazioni ufficiose, si dice potrebbe valere fra i 150 e i 200 milioni di franchi? L’ultimo colpo di scena è racchiuso in un esposto in Italia, indirizzato al Comando dei Carabinieri tutela patrimonio culturale (con una segnalazione anche all’Ufficio federale della cultura di Berna). Lo ha presentato Maria Vittoria Colombo, nipote di Luigia (detta Luisa) Gaulli, proprietaria del dipinto dal 1946, quando lo acquistò in una galleria d’arte italiana. Gaulli era una nota antiquaria che aveva arredato le più belle ville del Lago di Como e non solo. Colombo, che oggi vive all’estero, ricorda molto bene il dipinto «che si trovava nella camera da letto della casa di Tradate di mia nonna» e chiede la restituzione del dipinto (su carta pergamena riportato sul legno) che sarebbe suo - sostiene - avendolo ereditato dopo la scomparsa di Gaulli, nel dicembre 1987 (l’accettazione formale dell’eredità è del 1989).
La società registrata a Panama
Ma come è finita l’opera attribuita a Leonardo (attraverso due perizie «una del 1933 di Adolfo Venturi e una seconda, giurata presso il Tribunale di Milano, del professor Ugo Ferrero») a Lugano? La prima traccia risale al 2006 quando un fiduciario ticinese residente a Montecarlo (anche lui nel frattempo scomparso) crea una società a Panama per procedere alla commercializzazione e salvaguardare l’anonimato del proprietario. Chi è? Un ex collaboratore di Luigia Gaulli che in questi anni ha sempre sostenuto che il quadro sia suo poiché lo ha acquistato a suo tempo e comunque - come ha dichiarato rispondendo a una richiesta formale di restituzione da parte di Colombo - lui è l’unico proprietario per effetto del brocardo possideo quia possideo. Versione contestata con decisione da Colombo, la quale sostiene che l’uomo aveva solo avuto l’opera dalla nonna attraverso «un rapporto fiduciario ma non ne è il proprietario».
Una vertenza giudiziaria
Il quadro nel frattempo è sempre nella cassetta di sicurezza, dove è finito dopo che il fiduciario e l’ex collaboratore di Gaulli avevano trovato una intesa a seguito di una vertenza giudiziaria. Ma è lì anche perché probabilmente nessuno è riuscito a vendere l’opera. Forse perché - come sostiene Colombo nella sua denuncia - mancano i documenti necessari. Documenti, anche nuovi, che Colombo sostiene di aver trovato e prodotto ai carabinieri. Tra l’altro la donna aveva registrato l’opera all’Art Loss register di Londra (il principale fornitore di servizi di diligence per il mercato dell’arte e gestisce il più grande database privato al mondo di opere d’arte) ma a seguito di un ricorso da parte dell’ex collaboratore della nonna ha dovuto chiedere la sospensione temporanea della registrazione che nel frattempo tuttavia è stata riattivata.
