Lugano

L'affittacamere di lusso denunciato per la colf «irregolare»

La «luna di miele» degli Airbnb sul Ceresio non è tutta rose e fiori - Una struttura del centro città è stata segnalata dal Cantone al Ministero Pubblico di Losanna - «Non ha pagato nemmeno le fotografie che si vedono su internet»
©Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
14.12.2025 06:00

Le stanze non sono piene, nemmeno per Natale. Si può prenotare in saldo: tre notti per la «modica» cifra di 3.058 franchi (anziché 3.598). Circa dieci volte il prezzo medio di Lugano. Il costo di un attico di lusso sulla 5th Avenue a Manhattan, negli stessi giorni.

Solo che qui siamo in zona Usi, dalle finestre non si vede il lago, la donna delle pulizie non ha ricevuto lo stipendio e si è licenziata. Nemmeno le belle fotografie delle camere, visibili online, sono state pagate.

Nel Ticino degli affitti brevi, sempre più numerosi e non si sa quanto occupati, succede anche questo. Nei primi sei mesi di quest’anno il numero delle strutture – stanze, appartamenti o case di vacanza – che si sono annunciate sulla piattaforma cantonale per gli alloggi a scopo turistico è salito da 4.486 (a fine 2024) a 5.380, con un incremento del 19,9 per cento. Solo a Lugano in quattro anni gli affittacamere sono quasi triplicati, passando dai 266 del 2022 agli 889 dell’anno scorso, secondo i dati forniti alla Domenica da Lugano Region.

Boom e polemiche

Non sono troppi? La domanda è rimbalzata negli ultimi mesi in diverse interrogazioni (al Comune di Lugano, al Consiglio di Stato) e la risposta dipende dai punti di vista. Potrebbe essere affermativa, se si confrontano i dati dei pernottamenti con quelli delle strutture a disposizione (vedi l’infografica qui sotto) perlomeno sul Ceresio. Il caso di un grosso affittacamere finito al centro addirittura di un’inchiesta penale sembra confermare questa ipotesi, ma si tratta appunto di un’ipotesi.

Le foto degli appartamenti - quindici in tutto, all’interno della stessa palazzina - sono ancora su internet assieme a quelle di Interlaken, Montreux ed altre località «glamour» svizzere proposte dalla medesima società con sede oltre Gottardo. Mostrano arredi moderni e comfort a caro prezzo: ma chi paga per le fotografie?

Fotografia di un fenomeno

«Ho girato la Svizzera fotografando decine di apppartamenti» racconta Gabriel, fotografo di Lugano che ha collaborato per un certo periodo con la società in questione e poi, nell’autunno di quest’anno, si è rivolto a un avvocato dopo l’ennesima promessa di pagamento non mantenuta. «Sembrava tutto bello, tutto alla moda e lussuoso. Il problema è che non ho visto un soldo».

Il precetto esecutivo che il fotografo ha emesso nei confronti della società - intestata a un cittadino straniero residente fuori cantone - figura desolatamente all’ultimo posto nella lunga lista dei creditori. Al 4 dicembre l’estratto dell’Ufficio Esecuzioni del Canton Vaud mostra 24 iscrizioni per oltre 500mila franchi, e le ingiunzioni di pagamento sono molte di più.

Contattata, la società nega che a Lugano vi siano particolari problemi e per ulteriori precisazioni invita a rivolgersi al proprio avvocato. Secondo un ex dirigente - che a sua volta rivendica una parte di remunerazione non versata - il problema è che sul Ceresio «a differenza di altre destinazioni più gettonate dal turismo internazionale, gli arrivi sono decisamente insufficienti a ripagare i costi, almeno nel nostro caso».

Intere palazzine trasformate

Il tema è dibattuto. A lamentarsi della proliferazione degli affitti brevi in città negli ultimi anni non sono soltanto gli albergatori tradizionali, che nel «sovraffollamento» individuano la causa di un calo generale degli introiti e parlano, spesso apertamente, di concorrenza sleale. Anche i rappresentanti degli inquilini e alcuni esperti sono preoccupati.

Via Vegezzi, via Ceresio, via Emilio Rava, via al Lido, la Roggia, al Chioso, del Tiglio. Gli stabili convertiti in blocco negli ultimi anni ad affitti a breve termine sono decine e hanno spesso attirato polemiche. «I rischi per i luganesi che cercano un alloggio primario sono elevati e la Città non può fare finta di nulla» scriveva ad esempio il gruppo consiliare della Sinistra in un’interrogazione presentata a marzo al Municipio. Il rischio - secondo i consiglieri- è che le zone più centrali della città si svuotino di abitanti come successo in altre grandi mete turistiche europee: con la differenza che Lugano non è Barcellona, e nemmeno Amsterdam.

Una collaboratrice per 15 appartamenti

In quel periodo Raffaella aveva appena iniziato a lavorare come donna delle pulizie nello stabile vicino all’università. Era l’unica dipendente (contratto a ore) perché, come di norma nei «palazzi di Airbnb», tutto il resto è automatizzato: dal self check-in al self check-out.

«Nella stagione invernale e primaverile le cose andavano abbastanza bene, nel senso che essendo bassa stagione riuscivo a gestire da sola il numero di turisti» racconta la 60.enne, in disoccupazione, che ha trovato l’impiego tramite passaparola.

«Sono passati mesi senza che ricevessi un contratto, ma sulle prime la cosa non mi insospettiva - racconta -. Avevo bisogno di lavorare».

Con l’arrivo dell’estate il lavoro effettivamente aumenta, ma Raffaella rimane da sola a occuparsi della pulizia delle stanze e dell’assistenza agli ospiti. Una donna a ore per 15 camere, pagata il minimo salariale (20 franchi l’ora) e non regolarmente. Nel mese di agosto accumula 322 ore e se ne vede retribuire solo 180.

«A quel punto ho fatto due più due» racconta. Si è rivolta al sindacato e alla cassa disoccupazione: saltano fuori trattenute irregolari e contributi non versati. La Cassa cantonale di disoccupazione ha sporto denuncia nei giorni scorsi al Ministero Pubblico del canton Vaud (dove ha sede la società affittacamere).

«Nessun problema»

Siamo a novembre. A fine mese il Consiglio di Stato risponde a un’interrogazione di Giuseppe Conti (il Centro) sul tema dell’esplosione degli affittacamere, rassicurando il Parlamento: «Per il momento non si ritiene che in Ticino gli alloggi turistici stiano producendo effetti strutturati sull’accessibilità abitativa». E rende noto che nelle casse cantonali nel 2024 i «bnb» hanno portato tasse di soggiorno per 3,2 milioni di franchi.

Raffaella è frustrata. È senza entrate da ottobre, perché la disoccupazione nel frattempo le è stata sospesa. La società vodese - va detto per correttezza - ha affrontato in Pretura altri due ex dipendenti che reclamavano stipendi arretrati, e in entrambi i casi il giudice ha riconosciuto che i licenziamenti erano legittimi. «Non abbiamo un problema sistematico con il personale, parlerei piuttosto di casi puntuali» spiega l’avvocato Christopher Jackson, che segue la società. Nei confronti dei due ex dipendenti la società ha anzi sporto al Ministero Pubblico altrettante denunce penali, una già sfociata in un decreto d’accusa (per l’altra l’inchiesta è in corso).

Insomma, altro che luna di miele. L’inverno degli affittacamere sul Ceresio passa anche dai tribunali e dagli Uffici di esecuzione e fallimenti. È un indotto anche questo, ma quei pochi che come Raffaella e Gabriel ci hanno creduto e lavorato meritavano forse, almeno per Natale, una conclusione diversa.

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