L'Ambrì resta un'eccezione

La partita alla Gottardo Arena contro il Lugano, in cui i leventinesi conducevano per 4 a 0, non sarà facile da dimenticare. Resterà nei libri più neri della polverosa ma affascinante storia di questo club. Quella rimonta subìta fu l’inizio della fine. La sconfitta alla Corner Arena e poi le due partite contro il Bienne, verranno invece catalogate tra le prestazioni dignitose, ma nulla più.
In questi giorni si è dibattuto tanto sulla questione della mentalità, vincente o perdente, prendendo a esempio proprio il club leventinese. Il tema è complesso e difficile da sviscerare, anche perché di certezze assolute non ne esistono. A volte, però, cambiare il corso della storia, si può. Servono le persone giuste e possibilmente le potenzialità economiche: meglio se entrambe contemporaneamente. L’esempio, nel calcio, del Manchester City, è fin troppo scontato, per non dire facile. Tanti soldi, un grande allenatore come Guardiola e una società strutturata in maniera impeccabile. E inevitabilmente, al di là del passato non proprio glorioso, si diventa una squadra vincente. Un club che detta legge, destinato a restare ai vertici ancora a lungo.
L’Ambrì, diciamolo subito, difficilmente raggiungerà queste vette di eccellenza sportiva. Ma in fondo, non è quello che ci si attende da un club come quello presieduto dal presidente Lombardi. No, l’Ambrì resta una bella eccezione nel panorama sportivo svizzero: una medaglia di cui andare fieri, un esempio non semplice da replicare. Qualcuno, almeno fino a qualche anno fa, lo definiva addirittura un «miracolo».
Al di là di tutto ciò, ci sono però le legittime ambizioni sportive, dove oltre alla semplice partecipazione e all’orgoglio per la tenace sopravvivenza anche nei periodi più bui, a volte c’è bisogno di sentirsi protagonisti. Se è vero che è bello gioire per una singola vittoria o semplicemente per un exploit, piccolo o grande che sia, è innegabile che il successo di un club si misuri con la capacità di crescita a lungo termine. Passo per passo, stagione dopo stagione. L’Ambrì, dopo gli anni vissuti, in attesa della nuova pista, in una sorta di limbo, che per il presidente Lombardi devono essere sembrati più un inferno, adesso sembra aver definitivamente svoltato. La Gottardo Arena registra quasi sempre il pienone, l’entusiasmo è alle stelle e la vecchia Valascia, per quanto romantica potesse essere, è rimasta soltanto un bel ricordo. È il momento di guardare avanti, togliersi quell’etichetta di eterni soddisfatti, di simpatici ospiti che non sporcano per terra.
Si deve iniziare a sgomitare, a credere di più nelle proprie potenzialità. Soltanto vivendo gli insuccessi come delle vere e proprie delusioni, si può creare la tanto discussa mentalità vincente. Adesso tocca alla società, in primis al suo presidente, scegliere come agire. Perché è arrivato il momento di fare un altro passo avanti.