Arte

L'artista e il falegname in cima alle Dolomiti

Giacomo Veragouth e Alex Dorici hanno portato l'arte ticinese sulle piste delle Olimpiadi invernali
Mauro Spignesi
23.11.2025 12:46

Un paesaggio quasi irreale, fiabesco, quello del cielo sopra Plan de Corones, in Alto Adige, dove a fine novembre si è affacciata l’aurora boreale racchiusa in immagini diventate virali. Da questa parte delle Dolomiti, a 2.275 metri sul livello del mare da sabato prossimo ripartirà la stagione sciistica. E saranno migliaia a vedere svettare una scultura - Geometria alpina - che sembra emergere direttamente dal terreno. L’opera porta la firma dell’artista Alex Dorici, che l’ha realizzata in stretta collaborazione con Veragouth e Xilema, falegnameria e carpenteria di Bedano, all’avanguardia nei lavori con il legno.

Un concorso per un sentiero alpino

Tutto nasce da un concorso del museo Lumen legato al progetto Via Artis, galleria a cielo aperto ad alta quota: ogni anno vengono invitati artisti da tutto il mondo per realizzare creazioni (dodici complessivamente) da inserire in un sentiero ad anello di sei chilometri. Quando Dorici ha ricevuto l’invito ha pensato di coinvolgere Giacomo Veragouth, che ha accettato con entusiasmo e sponsorizzato il progetto.

«Con Alex già dieci anni fa avevamo fatto un lavoro insieme», racconta Veragouth: «Ecco perché - prosegue - quando mi ha spiegato cosa voleva fare sulle Dolomiti, l’idea mi è piaciuta. Ho subito pensato che per la nostra azienda fosse una straordinaria occasione da cogliere. Anche perché realizzare un’opera a oltre 2.200 metri d’altezza è davvero una sfida impegnativa».

«Vedendo il paesaggio - racconta Alex Dorici - dove passerà la fiaccola delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina, ho pensato di realizzare un’opera capace di dialogare con la natura, che possiede linee più dolci rispetto a quelle urbane che incontro più spesso nel mio lavoro». Da una parte, per coerenza, Dorici non ha volevo tradire l’impronta geometrica che caratterizza il suo percorso e dall’altra ha voluto dare continuità al discorso che ha aperto alla Biennale Bregaglia nel 2020. «Ho così pensato - spiega - a una struttura capace di entrare in sintonia con le montagne, in un gioco di angoli visivi differenti, luci e ombre che si alternano con il movimento del sole. Per questo ho voluto uno scheletro bidirezionale, assi rosse, una scultura di 8 metri per 7 con una inclinazione di 60 gradi».

L’avventura degli stagisti

«Per seguire concretamente il progetto abbiamo coinvolto quattro ragazzi, tre ingegneri del legno diplomati a Bienne che fanno uno stage di quasi un anno da noi e un carpentiere (Raphael Bürgler, Lennart Sebastian Becker, Sébastien Eggenberger e Benedikt Martin Zimmermann)», spiega ancora Giacomo Veragouth: «Hanno realizzato materialmente l’opera di Dorici. Penso per loro sia stata una esperienza straordinaria. Questi ragazzi arrivano qui dalla HESB, l’alta scuola di architettura del legno di Bienne, l’unica in Svizzera (ne esistono solo altre quattro nel mondo), con tanta passione e vanno via con un bagaglio di esperienza e con una lingua in più, l’italiano. Quello che dispiace è che pochissimi studenti della Svizzera italiana frequentino questa università: secondo i calcoli ogni tre anni solo un ragazzo ticinese si iscrive ai corsi, nonostante dalle nostre parti siamo importanti certe figure professionali». Inizialmente l’opera doveva essere più grande e prevedeva una inclinazione di 35 gradi. Ma ai tecnici questa impostazione è apparsa subito audace. «Abbiamo dovuto fare i conti con una serie di variabili. Dalla forza del vento, alla neve e dunque alle possibili tempeste, alla reazione del legno a certe temperature», spiega l’ingegnere del legno Marius Pabst, che su incarico di Veragouth ha coordinato il progetto e seguito gli stagisti.

Una costruzione complicata

«Risolti i problemi tecnici, tutto è filato liscio nel rispetto dei valori di fondo del progetto, come la sostenibilità. Abbiamo - aggiunge Pabst - prima studiato bene il luogo facendo una serie di sopralluoghi, poi abbiamo calcolato i tempi e alla fine, grazie al lavoro preliminare, siamo riusciti a realizzare la struttura in nove ore circa. Non abbiamo usato cemento ma prodotti naturali, compresi enormi sassi dove abbiamo ancorato la scultura». Per la realizzazione e la posa dell’opera si è lavorato a chilometro zero, con aziende luogo: HolzELAN per la preparazione del legno, Rothoblass per la ferramenta, Thomas Reiter e il team del Kronplatz per il supporto sul posto durante l’allestimento.

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