«Le leggi si adeguano ma più lentamente di quanto necessario»

Silvio Guggiari è il consulente specializzato ingaggiato nel 2020 dal Cantone con lo scopo di mappare gli alpeggi ticinesi che ospitano bestiame ovino e caprino. In aprile ha consegnato il suo rapporto, dal quale si evince che la maggioranza degli alpeggi ticinesi non è proteggibile dai grandi predatori.
Signor Guggiari, addirittura il 94% degli alpeggi ticinesi non è proteggibile durante il giorno. Come mai una percentuale così alta?
«Tale percentuale è così alta se si considerano sia gli alpeggi che non sono proteggibili né di giorno né di notte, sia quelli che possono proteggersi solo di notte (con recinti o stabulazione notturna) ma non di giorno. La morfologia dei nostri alpeggi non consente difatti di gestire il pascolo diurno degli animali con i recinti, in particolare quando gli animali sono già stati confinati durante la notte senza aver avuto la possibilità di nutrirsi con foraggio all’aperto».
Perché è più facile proteggersi di notte?
«Perché l’impiego di recinti notturni è più praticabile, seppur spesso con grossi sforzi da parte del personale dell’alpeggio».


La Confederazione finanzia i recinti elettrificati. Quali sono gli vantaggi e gli svantaggi di questa misura?
«L’impiego di recinzioni elettrificate è una misura di protezione riconosciuta dall’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM). Laddove tali recinzioni sono correttamente installate, gli animali sono considerati protetti e dunque, in caso di predazione, possono essere sia risarciti sia conteggiabili per gli abbattimenti ».
Dunque gli animali possono essere predati anche all’interno delle recinzioni?
«Si sono già verificate delle predazioni all’interno di recinzioni correttamente installate secondo i criteri posti dall’UFAM, ma si tratta di pochi casi eccezionali».
Dal suo rapporto emerge che i cani da protezione sono poco diffusi. Come mai?
«Gli alpeggi con cani da protezione in Ticino sono quattro, due con pecore e due con capre munte (nel rapporto risulta anche un alpeggio con capre non munte, ma si tratta di pochi capi che pascolano assieme a un grosso gregge di pecore, protetto dai cani). Il motivo per cui sono pochi è che l’impiego e la detenzione (specialmente invernale) di cani da protezione non sono sempre privi di difficoltà. Le principali sono legate ai conflitti che possono sorgere con gli escursionisti e con i ‘vicini di casa’ nelle aziende di base. Inoltre, l’impiego di cani da protezione non è possibile sugli alpeggi dove non è presente personale, dunque in molte realtà ticinesi ».
L’impiego di pastori è cresciuto?
«Sì, l’impiego è cresciuto. La ragione è che la presenza di un pastore è fondamentale per poter applicare misure di protezione. I contributi stanziati negli ultimi anni dalla Confederazione hanno consentito a diversi alpeggi di assumere personale, cosa che prima non era economicamente sostenibile».


Ci sarebbero altre misure di protezione che non finora non sono state prese in considerazione ma che potrebbero essere adottate?
«Ad oggi non sono note misure di protezione efficaci quanto recinti e cani da protezione. Non è però da escludere che in futuro, grazie anche alle nuove tecnologie, si possano trovare ulteriori misure approvate dall’UFAM».
Lei ritiene che finora la Confederazione abbia agito in maniera efficace a tutela delle greggi?
«Per quanto concerne il nostro Cantone, con un territorio geograficamente difficile e degli alpeggi medio-piccoli, il graduale processo di adattamento della legislazione federale a seguito dell’aumento del numero di branchi e di lupi sta andando più lentamente di quanto necessario per l’adozione di misure sufficienti e sufficientemente efficaci per permettere il raggiungimento di una convivenza sostenibile».
Il lupo può rappresentare un pericolo anche per altre specie, oltre a capre e pecore?
«Se per “rappresentare un pericolo” si intende la possibilità di predazione, già oggi il lupo non preda solo capre e pecore. Altre specie di animali da reddito sono già state predate, anche se in pochi casi. Si parla di bovini, equini e camelidi del nuovo mondo. A queste specie si aggiunge anche la selvaggina, preda naturale dei lupi».
Ritiene che il fenomeno dell’abbandono degli alpeggi proseguirà? Con quali conseguenze?
«L’abbandono degli alpeggi è un trend in vigore da parecchi anni, iniziato già da prima che il lupo fosse maggiormente presente in Ticino, che va di pari passo anche con la diminuzione degli animali e delle aziende agricole. L’attuale presenza stabile del lupo si aggiunge ad altri fattori che influiscono sul fenomeno. Vi saranno conseguenze a livello economico, sia per gli agricoltori che per le regioni discoste, nonché di cura del territorio dato che i pascoli alpestri saranno occupati da arbusti e bosco».