Le nuove frontiere dell'arte di Skira

Tornare in Svizzera per lei è un fatto speciale, perché è un po’ come riscoprire le radici, vuol dire srotolare idealmente una storia straordinaria che attraversa l’arte e la cultura nel Novecento e oggi guarda oltre l’Europa, verso i Paesi arabi o l’Asia. «Noi siamo nati qui», dice Catherine Castillon, direttrice generale di Skira, la prestigiosa casa editrice di cataloghi, biografie e libri d’arte, con sede principale a Milano e uffici a Parigi e Ginevra. Skira è nata appunto nella Confederazione, l’ha fondata nel 1928 Alberto Schira, originario di Loco, straordinario collezionista e promotore culturale scomparso nel 1973 a Dully. Castillon è arrivata a Lugano in occasione dell’inaugurazione, al Museo delle culture (Musec), della mostra «A R’abbit’s Tale», la prima grande personale in Europa dell’artista cinese Chen Xi, una delle più interessanti della scena contemporanea. Quella in Ticino è una delle tappe di una nuova strategia editoriale partita due anni fa, quando la manager si è insediata e ha rivoluzionato i programmi di Skira.
Come sta cambiando la Cina
«Il nostro Dna – spiega la direttrice italo-francese - da sempre è profondamente europeo, racchiuso nel triangolo Milano-Svizzera-Parigi. Consapevoli di questo oggi come editori dobbiamo tuttavia uscire dai confini intellettuali europei e guardare oltre. Perché con i nostri libri e grazie all’arte che accende emozioni capaci di far indebolire i pregiudizi, possiamo aprire finestre su nuovi orizzonti, creare punti di vista differenti su realtà lontane, costruire ponti culturali per far conoscere idee, modi di vivere, sensibilità diverse».
Un concetto, quest’ultimo, che è alla base della collaborazione tra il Musec, diretto da Paolo Campione, e Skira. «La collaborazione è nata perché noi collaboriamo con Lü Peng, celebre critico e storico dell’arte cinese. Il Musec da tempo esplora culture diverse, come quella asiatica. Ed ecco così è nata la mostra su Chen Xi, una mostra bellissima perché racconta il percorso di questa artista che ha iniziato a disegnare a 18 anni (oggi ne ha 57), sviluppando una poliedricità che si esprime dalle sculture in materiali diversi, come legno e metallo, alle incisioni e in tanta pittura realizzata con tecniche svariate. Opere che, come fa notare nel catalogo proprio Lü Peng, raccontano la Cina in profondità».
Opere che fanno affiorare, in un passaggio tra il personale e il collettivo, in una riflessione psicologica sulla condizione dell’individuo davanti allo scorrere della storia, i cambiamenti dall’interno di questo gigantesco Paese. E che si possono osservare nelle sette sezioni tematiche che occupano due piani di Villa Malpensata.
Una dimensione internazionale
Da Milano a Lugano e poi alla Cina, dunque. Un taglio internazionale che ha subito una accelerazione quando Skira due anni fa è stata acquistata da Chargeurs Museum Studio, leader internazionale nell’ingegneria e nella produzione culturale. «Noi – spiega Castillon - partiamo dal libro, che è l’elemento centrale della nostra azienda, ed è per me un magico contenitore di contenuti, oltre che essere un bell’oggetto, deve essere intelligente perché è cultura allo stato puro capace di farti emozionare. E dunque il cliente, che sia un museo, una fondazione, un celebre marchio o un singolo artista, sa che, come editori, abbiamo standard di qualità davvero alti. Questo lo abbiamo sempre fatto. Da quando sono arrivata ho voluto una linea editoriale più chiara e moderna, e quindi cerchiamo di creare attorno al libro una sorta di ecosistema che permette di amplificare il massaggio. E questo attraverso mostre, promozioni, presentazioni, dibattiti con esperti nelle nostre librerie-boutique, nei bookshop, negli eventi in collaborazioni magari con le università. Poi c’è la dimensione internazionale, appunto. Ed è per questo che ci stiamo espandendo in nuovi mercati come l’Asia. Poi abbiamo una product manager per l’Arabia qui a Milano. Ci stiamo sviluppando anche in Corea del sud dove stanno nascendo fondazioni interessanti per l’arte e ovviamente osserviamo con interesse quando accade negli Stati Uniti, cercando di capire che riflessi potrà avere nella cultura questo cambio di politica».
Una diffusa struttura organizzativa
La forza di Skira, dunque, sta anche nel fatto che oggi fa parte di un gruppo internazionale e sfruttando la sua diffusa struttura dall’Europa può portare messaggi in tutto il mondo. Come casa editrice pubblica più di 300 titoli all’anno in inglese, italiano, spagnolo, portoghese, arabo, giapponese, coreano e cinese. Questa capacità produttiva attira clienti stranieri. «Oggi in tanti vogliono espandersi e farsi conoscere in altri mercati e noi li accompagniamo assistendoli in questa operazione. Ad esempio, due grossi musei italiani vogliono portare le loro collezioni in Asia e noi li aiutiamo. Certo, ci vogliono conoscenze, esperienze, professionalità differenti».
E la Svizzera, come si colloca in questo scenario? «La Svizzera – spiega ancora Catherine Castillon – ha un grande retroterra artistico, ci vivono grandi collezionisti, ci sono musei e strutture culturali importanti. E poi in Svizzera c’è Art Basel che è diventata un marchio presente in tutto il mondo, ha compiuto un percorso un po’ simile al nostro, una crescita parallela, anche se non facciamo lo stesso mestiere. Poi la Svizzera è una fonte infinita di incontri inimmaginabili, come quello che abbiamo avuto con un collezionista che è appassionato di arte islamica, non sono tanti, anzi».
E poi la sede centrale di Skira è a Milano, accanto alla libreria Hoepli, fondata nel 1872 da Ulrico Hoepli, editore originario del Canton Turgovia. Sarà un caso, ma tutto torna e riporta alla Svizzera.