Il reportage

Le sentinelle di Sea Shepherd

Storia della capitana che solca i mari alla ricerca di predoni e inquinatori
© Shutterstock
Gloria Sala
23.07.2023 18:44

Siamo a bordo del Conrad, l’imbarcazione più piccola della flotta di Sea Shepherd nel Mediterraneo, invitati dalla comandante Roberta Pietrasanta, ma non in navigazione. Ancorati nell’Arsenale della Marina militare italiana di La Spezia, tra l’imponente nave Thaon di Revel, lunga 143 metri, e l’elegante veliero d’epoca Amerigo Vespucci, che ora funziona come nave scuola. È in corso «Seafuture», l’esposizione internazionale dell’ industria navale. La nota associazione - che ha sede anche in Svizzera, a Zurigo (nel consiglio d’amministrazione figura anche la ticinese Natalie Maspoli Taylor) - dalla iconica bandiera nera con il Jolly Roger, un tempo protagonista di azioni agguerrite contro la pesca illegale in alto mare, ha un gazebo sulla banchina, forte della sua collaborazione infaticabile con le autorità, la sua nuova filosofia.

L’attività illegale al mercato

La Guardia costiera e la Guardia di finanza si avvalgono infatti del presidio dei volontari di questa organizzazione no profit per pattugliare i mari. Sea Shepherd Italia è stata fondata nel 2010 e ha diversi progetti nel Tirreno e nello Ionio. «L’area in cui si concentra maggiormente il nostro intervento di contrasto per la protezione della fauna ittica è situata tra la Sicilia, la Calabria e la Sardegna», spiega la comandante, di origine sarda. I capelli schiariti dal sole e dalla salsedine, raccolti in una treccia e gli occhi azzurri che risaltano su un’abbronzatura da marinaio, racconta di come il mercato del pesce sia drogato dall’attività illegale. «Ora Sea Shepherd si ispira a una cultura più efficace di collaborazione sempre più integrata con le istituzioni», dice. «Lavoriamo anche con centri di ricerca che compiono indagini sullo stato del mare, come il CIMA, fondazione internazionale di monitoraggio ambientale in Liguria e la stazione zoologica  Dohrn di Napoli. Con il Woods Hole Institute del Massachussets compiamo invece ricerche più mirate per la protezione dei capodogli delle Eolie». La mission di Sea Shepherd è investigare, documentare e agire.

Impigliata nelle spadare

Al Museo del Mare di Milazzo, in Sicilia, si può ammirare lo scheletro di un capodoglio che nessuno riuscì a salvare dalla morte per la coda impigliata nelle spadare, lunghe reti derivanti fuorilegge da vent’anni. Il biologo marino Pietro Isgrò lo ha ricostruito integralmente per ricordare ai visitatori il danno causato dai pescherecci che usano ancora questi metodi considerati di «overfishing», deprivando i piccoli pescatori locali e mettendo a rischio i cetacei e le tartarughe che incrociano queste rotte. Andrea Morello ha lanciato la campagna «Siso», dal nome del capodoglio le cui immagini orrende del gigante dei mari spiaggiato sono rimaste nella memoria di tutti. Questa operazione è rivolta a ispezionare il Mediterraneo tra Sicilia e Calabria, un mare solcato da imbarcazioni di turisti internazionali, in azione contro i Fad illegali. «Il fishing aggregating device- racconta la comandante Pietrasanta - è un filo di polipropilene legato in superficie ad una tanica o una bottiglia di plastica, e all’ altro capo ad un blocco di cemento che viene calato fino a 2800 metri di profondità».

Creare una zona d’ombra

Quasi tre chilometri di plastica che a fine uso si trasforma in una matassa galleggiante gigantesca. I siciliani lo chiamano caponara, perché serve a pescare il pesce capone di largo consumo nell’isola, oppure cannizzo, dalle canne o foglie di palma, poi sostituite anch’esse dalla plastica dei teli frangivento. Servono per creare una zona d’ombra in superficie che attira il pesce nella colonna d’acqua sottostante. Questo poi viene catturato da reti in circuizione che accerchiano il Fad con la forma di un otto». Nelle Eolie è metodico, ma anche tra Palermo e lo Stretto di Messina, fino in Calabria e ad Ustica, «A circa otto miglia dalla costa, ogni mezzo miglio c’è un Fad, per 30 miglia nella direttrice nord-sud e per 100 miglia di lato», constata. È un attrezzo che non costa molto e lo possono usare altri, non solo il proprietario.

Sensibilizzazione nelle scuole

Ad Augusta è partita un’operazione «ghostnet», il ritiro di reti a strascico, con i subacquei della zona. «Sea Shepherd segnala le infrazioni alle autorità, spesso presidiando la notte in attesa che al mattino intervenga la nave della guardia costiera italiana a salpare le reti troppo pesanti per le nostre imbarcazioni», racconta la comandante. Insieme a Patrizia Maiorca, figlia del pioniere dell’apnea Enzo, di Siracusa, Sea Shepherd ha lanciato un progetto in difesa della Riserva marina protetta del Plemmirio, proprio in quell’area in cui piccoli bracconieri pescano nelle notti senza luna, spesso a luci spente.  I volontari hanno avviato in Sicilia una campagna di sensibilizzazione nelle scuole, per far capire ai giovani che il pesce catturato al di là delle quote depreda l’ecosistema, danneggiando l’economia del loro territorio e la sua sostenibilità nel futuro.

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