L'analisi

Le strategie di Kiev per contrastare un'avanzata di Mosca

Dalla politica alle armi, ecco le carte che gli ucraini si stanno giocando
©Mads Claus Rasmussen
Guido Olimpio
Guido Olimpio
25.02.2024 06:00

In attesa di capire il futuro - che non dipende solo da Kiev - il presidente Volodymyr Zelensky deve pensare al presente e in fretta perché c’è il rischio di un’avanzata estesa del nemico. Gli esperti di strategia - a un anno dall’invasione hanno indicato alcune mosse indispensabili.

Il primo passo è quello di costituire una difesa di profondità, al fine di evitare la guerra d’attrito ed esporre gli uomini a sacrifici inutili. Servono trincee protette, postazioni, campi minati, strutture in grado di sopportare il bombardamento degli invasori. Che continuano ad avere un grande vantaggio in termini di potenza di fuoco. Al fronte dispongono di un gran numero di pezzi d’artiglieria, tra cannoni e carri armati (anche quelli più anziani) trasformati in «batterie» per il tiro indiretto. Devastanti poi le bombe plananti, molto potenti e lanciabili da aerei: molte sono realizzate applicando speciali kit a ordigni tradizionali.

Quando sono apparsi i vecchi tank T 64 e persino T 55 o semoventi non più modernissimi qualche osservatore si è lasciato andare a giudizi sarcastici. Uno sbaglio grossolano. Perché questi mezzi sparano comunque e gli ucraini sono costretti ad affrontarli non importa quanto siano moderni. Inoltre, la produzione russa, smentendo previsioni negative, offre ai generali buone scorte. Un recente rapporto sostiene che il Cremlino, pescando nei depositi e usando quanto esce dalle fabbriche, può alimentare lo sforzo bellico per almeno un paio d’anni, se non di più. E a tutto questo si aggiunge l’aiuto fondamentale di Iran e Nord Corea, fonti importanti di droni, munizioni, missili a raggio.

L’Ucraina ha una duplice missione: proteggere le proprie officine e sfornare più pezzi. Per offrire materiale ai soldati, riparare carri e blindati, creare nuovi sistemi. Obiettivi ostacolati in alcuni casi dalla babele di modelli. Ecco perché è rilevante la collaborazione con i paesi Nato: ci sono accordi in questo senso ed altri sono stati promessi. È sempre la filiera atlantica a dover integrare il settore vitale dei proiettili per artiglieria. Stime di analisti ritengono che ne servano 75-90 mila al mese in chiave difensiva, almeno il doppio nel caso si voglia andare all’attacco. Esistono diversi programmi per alimentare il flusso, però sappiamo che i piani sulla carta sono attesi alla prova dei fatti e le industrie occidentali hanno incontrato numerosi problemi nel garantire il supporto. Insieme ai «colpi» c’è un’alta domanda di droni. Da ricognizione e per l’attacco, apparati letali e meno costosi rispetto ad altri equipaggiamenti.

Kiev aspetta carri armati, corazzati, mezzi per la logistica, i caccia F16 (pronti forse in primavera) e missili di lungo raggio, compresi quelli con una gittata di 300 chilometri. La Casa Bianca che si è sempre opposta alla consegna ora sembra aver cambiato idea. Il vero nodo però sono i militari, i fanti, la forza che deve tenere il territorio. Non è un mistero che le unità ucraine hanno un’età media alta (40-45 anni), sono incomplete e provate da mesi estenuanti. Anche qui il target è doppio: trovare i rimpiazzi e addestrarli in modo adeguato per ottenere la rotazione dei reparti.

Tutto questo con una gerarchia scossa dal cambio di comando, con l’investitura del generale Oleksandr Syrsky (poco amato) alla testa dell’intero schieramento, gli errori e la crisi di fiducia. I russi, invece, sono in grado di mobilitare riserve enormi, hanno reclutato altri mercenari all’estero (si riparla di cubani e di migliaia di tibetani), non si preoccupano affatto delle perdite. L’Armata ha dimostrato doti di adattamento, ha reso possenti i propri bunker in modo da frenare le iniziative dell’avversario ed ha usato tattiche costose, con ondate successive di piccole unità, che però alla fine hanno avuto la meglio. La supremazia aerea e l’impatto della «quantità» hanno contribuito ai successi recenti. Dove invece il Cremlino ha subito rovesci a ripetizione è stato il Mar Nero, con la Flotta messa in crisi dalle incursioni missilistiche e dei droni marittimi. La prova di come flessibilità, intelligence e innovazione mostrate dall’Ucraina abbiano portato a risultati sorprendenti che incideranno sulle scelte di molte Marine.

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