Società

L'evoluzione di San Nicolao

Ecco come un vescovo greco è diventato l'uomo più amato dai bimbi
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Andrea Stern
Andrea Stern
04.12.2022 07:00

No, quell’uomo barbuto vestito di rosso che il 6 dicembre distribuisce doni ai bambini non ha nulla a che vedere con San Nicolao della Flüe. Viene chiamato San Nicolao ma in realtà riporta a San Nicola, vescovo greco di Myra, località turca dove visse tra il 270 e il 343 dopo Cristo.

«Questo vescovo viene ricordato per una serie di miracoli che gli procurarono una fama di persona buona e generosa, in particolare nei confronti dei bambini - spiega monsignor Pier GiacomoGrampa, vescovo emerito di Lugano -. Per esempio si narra che avesse provveduto a donare ad alcune fanciulle indigenti la dote necessaria per il matrimonio e quindi per evitare di finire in schiavitù. O ancora che avesse liberato tre ragazzi del coro che un oste cattivo aveva messo in barili di salamoia per essere mangiati».

Niente doni materiali a Natale

Insomma, un benefattore cui ben presto si decise di assegnare l’incarico di dispensare doni ai bambini, anche grazie al fatto che il giorno della sua morte, il 6 dicembre, cadeva sufficientemente prima del Natale. «Ai tempi nessuno avrebbe tollerato che si offrissero beni consumistici nel giorno del grande dono dal Cielo» osserva Grampa.

Dopo che i crociati trasferirono le reliquie del vescovo buono da Myra a Bari, per sottrarle agli invasori islamici, la tradizione di affidare a San Nicola il compito di preparare i bambini all’avvicinamento del Natale si diffuse in tutta Europa ed evolvette in vari modi.

Solitamente veniva rappresentato in modo abbastanza aderente alle immagini del vescovo di Myra, magro, con mitra e bastone pastorale, vestito non di rosso bensì di bianco. «Nei paesi nordici girava con due sacchi - spiega Grampa -, uno contenente dolci per premiare i bambini buoni, l’altro carbone per chi non si era comportato bene». Col tempo si svilupparono inoltre dei personaggi aggiuntivi. Nei Paesi Bassi ad esempio gli fu affiancata la figura di un aiutante nero, Zwarte Piet, che minacciava di portarsi via i bambini cattivi.

Lo sbarco in America

Furono proprio i coloni olandesi a portare la tradizione di San Nicola oltre Oceano, a New York, che allora si chiamava Nuova Amsterdam.Il dispensatore di doni sbarcò in America con il nome di Sinterklaas, da cui ebbe origine il Santa Claus che è poi tornato in Europa sotto le spoglie diBabbo Natale.

«Mi pare che la trasformazione fosse avvenuta su spinta della Coca-Cola, che si appropriò di questo personaggio della tradizione e lo vestì con un abito rosso e un cappuccio ornato di bianco - ricorda Grampa -. Da lì è nata la tradizione di Babbo Natale, che è sicuramente meno genuina e autentica rispetto a quella di San Nicola. E soprattutto perde ogni valenza di riferimento al vero dono del Natale, che è la venuta di Gesù Cristo».

Tuttavia monsignor Grampa non è tra coloro che tendono a demonizzare Babbo Natale, riconoscendogli pur sempre una funzione di richiamo «a una serena e pacifica esaltazione del santo dono dell’infanzia».

Il legame del nome

In tutta questa evoluzione non trova invece posto, a dispetto del nome, il patrono della Svizzera, San Nicolao della Flüe. «L’unico collegamento che si può trovare - afferma Kathrin Benz Morisoli, discendente di San Nicolao della Flüe e autrice di una sua completa biografia - è legato al nome.San Nicolao fu chiamato così perché nacque accanto a una chiesa dedicata a SanNicola di Myra».

Un nome, Nicola, che nel mondo germanofono divenne Nicolao, colui che ancora oggi ogni 6 dicembre distribuisce piccoli doni ai bambini per prepararli all’avvicinamento al Natale.

Per il resto il mistico patrono della Svizzera condusse un’esistenza ben diversa da quella del generoso vescovo greco. «Non mangiava - osserva Benz Morisoli - quindi non avrebbe potuto distribuire nemmeno una spagnoletta».