L'ipnosi placa le nostre paure

Ci sarà già successo di sicuro. Saltate in macchina per tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro, ma quando la posteggiate in garage vi sembra di non averla mai guidata, come se qualcuno altro avesse preso in mano il volante al posto vostro. Oppure quando leggete un libro talmente coinvolgente da farvi dimenticare il tempo che passa e, alzando all’improvviso lo sguardo, vi ritrovate nel buio della stanza, magari con la pancia che borbotta perché non avete ancora cenato. Ebbene, in ambedue i casi siete entrati, senza rendervene conto, in uno stato simile all’ipnosi. Una condizione naturale in cui la mente si focalizza su un’esperienza ben precisa e mette tutto il resto in secondo piano.
La forza della parola
Oggi questa capacità selettiva del cervello di «spegnere» il mondo che non gli interessa viene sfruttata anche in ambito medico per alleviare dolore, ansia e paura, persino in sala operatoria. La comunicazione ipnotica è uno strumento terapeutico approvato dalla comunità scientifica, che permette di far leva sulle potenzialità del paziente per migliorare il suo benessere. Un tono di voce calmo, parole rassicuranti e un ritmo di parlata tranquillo fanno uscire «il meglio» di chi si presenta in ospedale: paura e ansia spariscono, per lasciare il posto a sentimenti temporanei di benessere e serenità.
L’attenzione per la persona
«A dire il vero non inventiamo nulla, perché già gli Antichi Egizi utilizzavano parole e suoni per favorire uno stato di rilassamento nei pazienti che dovevano essere sottoposti a pratiche mediche dolorose» spiega Sara Gamberoni. Esperta clinica dell’Area Infermieristica dell’Ente Ospedaliero Cantonale, è stata lei la prima a promuovere l’idea di un’adozione strutturata di questa tecnica nell’EOC. «Proposi di introdurla in alcuni settori della nostra realtà perché ero rimasta colpita dal beneficio immediato che avevo notato non solo sui pazienti, ma anche su chi la praticava» racconta l’esperta nel suo ufficio di viale Officina 3 a Bellinzona.
L’Area infermieristica e dei Tecnici di Radiologia dell’EOC ha così deciso di sostenere e e diffondere questa tecnica, seguendo l’esempio di molti altri ospedali del resto della Svizzera, dove la comunicazione ipnotica è una realtà ben radicata. «A partire dallo scorso anno abbiamo promosso la formazione per centocinquanta operatori sanitari del settore e pianificando ulteriori quattro cicli per il 2026. Obiettivo: raddoppiare il numero di professionisti formati e la platea di potenziali pazienti che potranno beneficiare della tecnica».
I risultati sono più che incoraggianti «anzi, molti pazienti che prima avevano paura ad affrontare esami o terapie dolorose ed invasive ora riescono a superarli senza problemi, ad ulteriore riprova che per curare non servono solo macchinari e medicine, ma anche attenzione per la persona. Se tutti gli indicatori di benessere ed efficacia si confermeranno, continueremo anche in seguito in questa direzione» .
L’ipnosi non toglie la volontà, fa stare meglio
Ma cosa è e soprattutto, come funziona? «È più semplice spiegare cosa non è» spiega sorridendo l’esperta, facendo riferimento a ciò che spesso la parola ipnosi evoca nell’immaginario collettivo, ossia come un potere di manipolazione o peggio, di raggiro. A questo proposito la storia dell’investigatore di una compagnia assicurativa protagonista di un film di Woody Allen che, ipnotizzato, è costretto a compiere furti sui quali poi deve investigare, è esemplare. «Niente di tutto ciò! Le famose ipno-rapine sono fake new. Non si perde mai il controllo della propria volontà, anzi è proprio l’esatto contrario: l’ipnosi non è sonno, ma uno stato di coscienza vigile e attento; rimanere in uno stato ipnotico è una scelta, perché il benessere che si prova è talmente grande da far mettere da parte qualsiasi altra sensazione. L’ipnosi aiuta a focalizzare le nostre risorse, in un modo più immediato rispetto alla meditazione».
È fondamentale distinguere due strumenti: da una parte c’è la comunicazione ipnotica, che è un modo di usare il linguaggio per ridurre l’ansia; dall’altra l’ipnosi clinica, che è una procedura più strutturata che richiede il consenso del paziente e una formazione specifica.
Un balsamo contro la paura
Nella comunicazione ipnotica, tutto ruota attorno alla parola. Come si legge nel libro dei Proverbi dell’Antico Testamento: «C’è chi parla senza riflettere e trafigge come una spada; ma la lingua dei saggi è medicina».
Nei corsi di ipnosi dedicati alle ostetriche e ai tecnici di radiologia si insegna proprio l’arte di scegliere la parola giusta. In questo modo, gli operatori aiutano i pazienti a riscoprire le proprie risorse interiori e ad affrontare la cura con maggiore serenità.
Nessuno si reca in ospedale a cuor leggero: quando in gioco c’è la nostra salute, è umano mettersi sulle difensive. Perciò anche una semplice frase può fare la differenza. «Un esempio? Se un infermiere che deve effettuare un prelievo di sangue ci annuncia con voce perentoria «Ora pungo!», la nostra reazione sarà di paura. Ben diverso l’effetto se, con tono calmo, dice: «Mentre mi prendo cura di lei, provi a concentrarsi sul suo respiro». Improvvisamente le parole pronunciate con calma e senza allarmismi si trasformano in un balsamo contro le paure».
I cinque pilastri
Nei corsi dell’EOC non viene insegnato come svolgere una vera e propria seduta di ipnosi «perché è ciò che normalmente si fa nell’ambito della psicoterapia, che non è il nostro campo». Infermieri, tecnici e ostetriche imparano invece a gestire in poco tempo fobie e sensazioni molto comuni, come il terrore per l’ago, la claustrofobia nel momento in cui un paziente deve effettuare una risonanza, il dolore provocato da una procedura medica o dalle contrazioni del parto. «Stiamo utilizzando questa tecnica ad esempio per controllare la nausea di chi deve sottoporsi alla chemioterapia, e anche per la radioterapia si sta sta rivelando molto utile».
La comunicazione efficace si poggia su cinque pilastri: fare sentire il paziente ascoltato e capito; accogliere il suo punto di vista senza giudicarlo, anche solo momentaneamente per creare un clima di fiducia; valorizzare le sue esperienze positive; trasformare i suoi pensieri negativi in positivi; offrire nuove prospettive per il suo benessere. «Sa quale è la cosa bella? Una volta imparata - conclude Sara Gamberoni - questa tecnica la si può attivare da soli, a casa! Quando si sperimenta il suo effetto benefico, la vita prende una piega diversa, glielo assicuro».
