L'unica vodka made in Ticino

Gino Zanetti, 30 anni e uno sguardo vispo, guarda l’argine del fiume Brenno, che scorre a qualche decina di metri dalla sua azienda agricola a Semione. Poco più in alto le cime delle montagne sono innevate. Da quelle pendici sgorga l’acqua che Zanetti usa per la sua vodka. Mentre è dagli argini del fiume Brenno che in qualche modo è partita, ormai 7 anni fa, la sua avventura nel mondo dei distillati. Perché quelle rive artificiali, che fanno ancora egregiamente il loro lavoro, sono state scavate dagli internati polacchi durante la Seconda guerra mondiale. Ed è proprio dai discendenti di quei lavoratori che Zanetti ha imparato ad affinare la varietà di vodka che propone e che è apprezzatissima dai principali hotel cinque stelle di Lugano e Andermatt. Sembra una storia da film e invece è tutto vero.
«Tutto è nato da uno scambio di esperienze e conoscenze organizzato in Ticino diversi anni fa tra agricoltori ticinesi e polacchi - racconta - alcuni di quegli agricoltori polacchi sono stati qui a Semione, nel luogo in cui i loro parenti erano stati impiegati, quando furono internati dal 1940 al 1945». Sull’argomento, per chi ha intenzione di approfondire, c’è anche un’interessante pubblicazione scritta da Zeno Ramelli e data alle stampe nel 2022 da Armando Dadò Editore, Campi di lavoro e lavoro nei campi, il titolo.
Per chi invece vuole sentire sulle papille gustative il sapore di quella storia può avvicinarsi all’unica vodka finora prodotta in Ticino, la Alpi Pure. Un distillato che Zanetti ha creato «rubando il mestiere» ai figli e ai nipoti degli internati polacchi che oggi fanno gli agricoltori e in patria producono un’ottima vodka. «Mi hanno svelato i loro segreti», spiega il 30.enne, fiero e orgoglioso.
A differenza loro, Zanetti usa il frumento, «al 100% svizzero, arriva dal Canton Argovia», e non le patate, come si è soliti invece fare in Polonia e in Russia. E sempre a differenza loro l’acqua non è (ovviamente) polacca, ma arriva direttamente dalle sorgenti della valle di Blenio. Nasce così un prodotto svizzero al 100%. Anche se la sua storia è intrecciata con la Storia con la esse maiuscola. E bevendolo si ha forse la percezione (anche se per un attimo) di fare un viaggio nel tempo e nello spazio


Gino il contadino
Ma Zanetti non si è accontentato. Dopo aver rilevato l’azienda agricola di famiglia nel 2014, ha rinunciato all’allevamento di capre che hanno reso celebre la sua famiglia in valle, - la feta prodotta a partire dal 1990 da sua mamma è un marchio di fabbrica ancora oggi - ha deciso di non riaprire l’agriturismo dopo il Covid e si è buttato anima e cuore nel mondo dei superalcolici, senza per questo abbandonare però completamente la produzione di formaggi e formagelle, miele, caramelle, confetture, farine e pasta. Tanto che oggi ha ancora un centinaio di galline, un piccolo mulino, dove macina il grano rosso del piano di Magadino, un caseificio, un laboratorio e un negozietto self servicenel quale è possibile rifocillarsi con prodotti buoni e genuini.
Talmente minerale da fare le bollicine quando si mette la bottiglia a testa giù, la vodka di Zanetti, la Alpi Pure, è approdata nei migliori cocktail-bar di Lugano anche per un altro motivo. Che ha sempre a che fare con la storia. Anche se più recente. «Quando è scoppiata la guerra in Ucraina - spiega - alcuni hotel hanno iniziato a guardare al mercato interno per l’approvvigionamento di quei prodotti che prima del conflitto erano soliti far arrivare dalla Russia». Guarda meglio, è capitato che qualcuno scoprisse proprio la vodka di Zanetti e ne rimanesse folgorato.
Da Gino al Gin
Ma le sorprese non finiscono qui. Perché Zanetti ci ha preso gusto e «con un nome come il mio» si è messo a fare anche il Gin. Ecco allora il Gin Moritz, nato due anni fa, il Gin Gotthard, lanciato lo scorso novembre e il Gin Alpinum. Tre Gin, tre prodotti con ognuno le proprie particolarità e caratteristiche. «Il Gin Moritz, ad esempio, è prodotto con acqua di fonte di Sankt Moritz, mentre il Gin Gotthard ha l’acqua del Passo del San Gottardo e della Nufenen», sottolinea con entusiasmo il 30.enne. Ancora diverso è l’Alpinum, il gin di qualità premium. Ascoltando le parole del giovane appassionato di Semione si ha davvero l’impressione che niente nel suo lavoro è stato lasciato al caso. Come i dettagli. Che a volte non sono tali. «L’etichetta del Gin Moritz è nera come nero è il ghiaccio di Sankt Moritz», puntualizza Zanetti. Che per tutti i suoi gin usa la base di partenza della sua vodka. A cui vengono ovviamente aggiunte le botaniche e gli immancabili ingredienti segreti.
«Ho sempre cercato di essere innovativo sul mercato», continua l’agricoltore che di formazione è anche casaro. «Ma la mia idea è sempre anche stata quella di collaborare, perché lo scambio, le collaborazioni sono un valore che occorre preservare». Nasce da questa consapevolezza il rivolgersi al territorio, al locale, per la preparazione e la produzione di tutti i prodotti dell’azienda agricola Il Mugnaio, questo il nome dell’azienda di Zanetti. «Dal vetro delle bottiglie, ai tappi, passando dalla carta dell’etichette, cerco di rivolgermi sempre alle aziende locali, riuscendoci».
L’amaro con le castagne
Una sorpresa continua. Una scoperta dopo l’altra. Perché nell’orizzonte di questo giovane amante dei distillati c’è anche un altro prodotto pronto a sbarcare sul mercato. Zanetti apre le porte del laboratorio e guarda due damigiane. «Si chiamerà Amaro Marroni», anticipa, soddisfatto. «Per ora è qui dentro», dice avvicinandosi ai contenitori. «L’idea mi è venuta facendo una vacanza all’isola d’Elba in Toscana e visitando alcune aziende agricole del posto. Al ritorno ho avuto l’illuminazione. Unire un amaro con le castagne». I suoi occhi brillano di nuovo. Come se all’improvviso gli fosse venuta in mente un’altra idea. Forse è proprio così. Ma per scoprirlo, questa volta, occorre aspettare.