L’unico svizzero di Filicudi

Dalla sua casa arroccata sulla montagna, Roland Zoss osserva gli yacht che si avvicinano all’isola. «Ho visto passare Mick Jagger e Robert De Niro - racconta -. D’estate qui arrivano tanti turisti, con imbarcazioni una più lussuosa dell’altra. Però non so fino a che punto riescono ad assaporare le bellezze di Filicudi. Questa è un’isola da vivere in silenzio. Io la amo per quello che non ha».
In effetti quando il cantautore e scrittore bernese ha messo per la prima volta piede a Filicudi, nel 1974, l’isola non aveva grandi comfort da offrire. «Non c’era ancora un porto - ricorda -, non c’erano strade, non c’era acqua corrente, non c’era elettricità e quindi non c’era neanche la televisione. I pochi abitanti non conoscevano né i Beatles né i Rolling Stones. Sono stato io a portare il primo giradischi dell’isola e a farglieli scoprire».
Sulle orme di Leonard Cohen
Gli abitanti di Filicudi guardavano lo svizzero come se fosse un alieno. Pensavano fosse uno di quei personaggi strambi che talvolta approdavano dal continente per poi ripartire alla stessa velocità con la quale erano arrivati. Invece Roland Zoss è rimasto. Ha sfidato i venti e ha messo radici sulle isole di Eolo.
«Ho lasciato la Svizzera - spiega - ispirandomi a Leonard Cohen, che si era trasferito sull’isola greca di Hydra. Anch’io cercavo un’isola dove comporre le mie canzoni. Dopo un primo passaggio in Corsica, sono arrivato a Filicudi. Era fine dicembre, nel periodo natalizio. Il tempo era bello e ho fatto il bagno nel mare. Mi sono subito detto che questa sarebbe stata la mia isola».
Roland Zoss aveva 23 anni. Parlava poco l’italiano. Tantomeno il dialetto siciliano. Ma sull’isola ha trovato una guida, nella persona di un marinaio tedesco. «Si trovava sull’isola da due anni - racconta - e viveva in una grotta, lontano dalla civilizzazione, pure oggi senza acqua né elettricità. Io, da giovane hippie, mi sono subito lasciato affascinare dal suo stile di vita. E lui mi ha portato in giro a piedi per l’isola, alla ricerca di un rudere nel quale potessi stabilirmi».
Il profumo di_Ticino
Gli edifici diroccati non mancavano. Negli anni ’70 l’isola di Filicudi era reduce da un lungo periodo di progressivo spopolamento. Dei quasi 2’500 abitanti di un tempo, ne restavano solo 180. E nessuno di loro aveva ancora immaginato che un giorno il turismo di massa avrebbe potuto lambire le coste dell’isola.
«Ho avuto un colpo di fulmine per una piccola casetta che cadeva a pezzi - racconta -, senza tetto, in mezzo a un oliveto abbandonato, a circa trecento metri di quota. Appena l’ho vista ho aperto le braccia. Mi sono sentito come se fossi tornato a casa».
C’è un odore, in particolare, che Roland Zoss associa a quel momento. «È il profumo dell’albero del carrube - spiega -. Prima di partire alla ricerca della mia isola, ero stato per diverse estati consecutive in Ticino, ad Arcegno. Da lì andavo spesso alla Isole di Brissago. Ed ero stato colpito da questa pianta. Quando ho ritrovato lo stesso profumo sull’isola di Filicudi, mi è stato subito familiare».
Quattromila franchi e tanto lavoro
Il giorno stesso Roland Zoss ha firmato il contratto. Ha investito i suoi risparmi e un contributo della madre - in totale 4.000 franchi - per acquistare quello che sarebbe diventato il suo paradiso terrestre. Una casa, due grotte e un grande giardino inselvatichito. «Ho impiegato vent’anni per mettere a posto la mia proprietà - spiega -. È stato un lavoro massacrante. All’inizio non c’erano mezzi a motore e ho dovuto trasportare tutte le travi del tetto sulle mie spalle. Poi non era sempre evidente trovare i materiali sull’isola. Qui è tutto limitato. Ho dovuto imparare l’arte dell’arrangiarsi».
Ne è valsa la pena. Oggi la casa del cantautore bernese ha un valore stimato attorno al milione e mezzo di euro. Perché quella che un tempo era un’isola sull’orlo del dimenticatoio, nel frattempo è diventata una meta privilegiata dal jet set internazionale.
Un’isola stravolta dall’elettricità
«È cambiato tutto nel 1988 - ricorda - con l’avvento dell’elettricità. Prima le persone trascorrevano il tempo insieme a cantare a chiacchierare. Poi si sono rinchiuse ognuna in casa propria a guardare la televisione. Ma soprattutto con l’elettricità sono arrivati anche i primi turisti benestanti. Sono arrivati i soldi. Alcuni abitanti dell’isola si sono lasciati prendere la mano. La vita sull’isola è stata stravolta».
Col senno di poi, Roland Zoss ha fatto bene a scegliersi una casa isolata, a trecento metri di quota, raggiungibile solo a piedi o a dorso di mulo. Ieri come oggi. «Qui posso ancora stare in silenzio nella natura, dormire sotto le stelle, guardare dall’alto gli yacht senza esserne veramente disturbato - osserva -. Questo è un posto dove il turista medio non arriverà mai».
L’ispirazione e i successi
Non che a Roland Zoss diano fastidio i contatti umani. «Tutt’altro - afferma -. Io non ho mai voluto essere un eremita. Mi sento di avere qualcosa da dire al mondo. Avevo solo bisogno di un posto tranquillo dove coltivare la mia ispirazione. Le idee migliori nascono quando sei in mezzo al nulla. Quando non hai nulla».
È in questa situazione di semplicità, di sobrietà, che il cantautore bernese ha composto i suoi più grandi successi. In particolare le canzoni per bambini che l’hanno reso celebre nel mondo germanofono. «Sono diventato padre piuttosto tardi, avevo 40 anni - racconta -. È grazie ai miei bambini che ho iniziato a scrivere canzoni per l’infanzia. Alla fine sono stati i miei più grandi successi, insieme al mio libro su Filicudi».
Il vero lusso
In quel periodo Roland Zoss ha spostato il baricentro della sua vita verso la Svizzera. «Alla madre dei miei figli - spiega - non piaceva vivere in un posto così isolato come Filicudi._Così per diversi anni ho lavorato come insegnante a Berna. Venivo sulla mia isola solo in estate._Ora che i figli sono cresciuti, sono tornato a trascorrere buona parte del mio tempo a Filicudi. Me ne vado solo tra gennaio e marzo, quando i venti freddi rendono particolarmente aspra la vita sull’isola».
Altrimenti Roland Zoss continua la sua vita di sempre. All’insegna della semplicità. «Il vero lusso non è avere una bella macchina e tante donne - conclude -. Il vero lusso è la natura. L’altro giorno, per esempio, ho scoperto nel mio giardino una colonia di una specie di ape molto rara, la nera sicula. Sono rimasto a lungo a guardarle ed ero felice. Molto più che se avessi avuto lo yacht di Mick Jagger o Robert De Niro».