Ma il bus è mezzo pieno o mezzo vuoto?

I trasporti pubblici sono quella cosa che si paga con il biglietto o l’abbonamento ma poi anche con le tasse. Soprattutto con le tasse. Perché sebbene ci sia ancora chi ritiene che le tariffe dei trasporti pubblici siano troppo elevate, in realtà coprono appena il 34,4% dei costi del traffico regionale e urbano in Ticino. La parte restante (221 milioni di franchi l’anno scorso) viene garantita dai contribuenti attraverso Confederazione, Cantone e Comuni.
È giusto così, dato che si tratta di un servizio pubblico di fondamentale importanza per il territorio. Anche la scuola - per dire - viene finanziata pure da chi non ha figli. Tuttavia, è legittimo chiedersi fino a che punto debba spingersi il servizio pubblico e se una corsa che trasporta una sola persona non sia più adatta a essere considerata un servizio privato pagato dalla collettività.
La peggiore e la meno peggiore
Il collegamento regionale di maggiore successo in Ticino è la RE80 di TILO tra Locarno, Lugano, Chiasso e Milano, che in settimana trasporta in media 19’722 viaggiatori al giorno. Numeri eccezionali. Ciononostante, il grado di autofinanziamento della linea si ferma al 63,7%. Il resto ce lo devono mettere i contribuenti.
Come per tutte le altre linee TILO, che registrano passeggeri e introiti in crescita ma restano ampiamente deficitarie. La peggiore, finanziariamente, è la S30 per Luino, dove il contributo dei viaggiatori raggiunge appena il 23%.
La linea in assoluto più deficitaria del Cantone è invece la Airolo-Nante, nove minuti di viaggio coperti da Autopostale cinque volte al giorno. Gli introiti di biglietti e abbonamenti coprono appena il 3,08% dei costi di esercizio. Più o meno come la linea di bus tra Peccia e Piano di Peccia, anch’essa assicurata da Autopostale, che si autofinanzia per il 3,3%.
Molto basso è anche il grado di copertura dei costi di una linea introdotta nel 2021, nell’ambito del potenziamento dei trasporti pubblici che ha coinciso con l’apertura della nuova galleria di base del Monte Ceneri. La linea di Autopostale tra Bioggio Molinazzo, Cimo, Vernate e Agno - voluta per collegare la frazione di Gaggio che in precedenza era esclusa dalla rete dei trasporti pubblici - si finanzia solo per il 4,5%.
Certi rami secchi si tagliano
O almeno, si finanziava per il 4,5% nel 2024, ultimo anno per il quale l’Ufficio dei trasporti pubblici è in grado di divulgare i dati. Quest’anno il grado di copertura è verosimilmente cambiato, anche perché la linea è stata tagliata. I collegamenti non sono più 9 ma 8 al giorno e il capolinea è stato anticipato a Cimo. Una riduzione del servizio che rientra nel costante lavoro di ridefinizione dell’offerta condotto dall’Ufficio dei trasporti pubblici.
Alla fine dello scorso anno ben 110 collegamenti giornalieri erano stati soppressi, nell’ambito di quella che è stata finora la più incisiva revisione dell’offerta dal potenziamento del 2021. Nel Mendrisiotto era stata addirittura soppressa un’intera linea, la 518 tra il Serfontana e Stabio, considerata un doppione con altre linee. L’intero distretto aveva manifestato disappunto, ciò che non era bastato a far cambiare idea al Consiglio di Stato.
La soppressione della poco utilizzata linea 518, spiegava il governo, consentiva un risparmio di mezzo milione all’anno. Con gli altri tagli, il risparmio era di 2,5 milioni. Comunque poco, sugli oltre 133 milioni di franchi messi sul piatto da Cantone e Comune, e difatti i collegamenti tagliati erano appena l’1,7% del totale.
Qualche novità da dicembre
Quest’anno il nuovo orario, che entrerà in vigore il 14 dicembre, prevede invece solo ritocchi minimi. Tra le novità si evidenzia il prolungamento dei collegamenti TILO sistematicamente fino a Como e il prolungamento della linea 120 Osogna-Airolo fino al nuovo capolinea in prossimità del Caseificio del Gottardo e della stazione di partenza degli impianti di risalita di Pesciüm, in modo da migliorarne l’accesso.
L’impegno finanziario complessivo del Cantone per il traffico regionale e urbano resta invariato attorno ai 90 milioni di franchi, un importo decisamente più importante rispetto al periodo pre-potenziamento. Nel 2020, ultimo anno prima dell’apertura della galleria di base del Ceneri, erano stati spesi 60 milioni.
Meno abitanti, più contributi
La buona notizia per il Ticino è che l’evoluzione demografica meno positiva che nel resto della Svizzera ha comportato un aumento della quota parte versata dalla Confederazione, che nel 2025 è cresciuta dal 57 al 58%. La percentuale viene calcolata in base a diversi fattori tra cui la densità della popolazione, di modo che i vasti e poco abitati Grigioni sono il Cantone che riceve la quota parte maggiore (80%), mentre l’urbana Basilea Città deve accontentarsi del 27%.
La Confederazione limita inoltre il suo finanziamento alle linee che si autofinanziano almeno sopra una deter minata soglia, che nella maggior parte delle situazioni è del 10%. Tutte le linee che non arrivano a questa soglia - e in Ticino sono tante - devono essere finanziate interamente da Cantone e Comuni.
Sei linee superano la soglia
Anche qui c’è una buona notizia per il Ticino, perché grazie all’aumento dell’utenza quest’anno sei linee hanno superato la soglia e quindi inizieranno a essere finanziate anche dalla Confederazione. Si tratta della linea 231 per Robasacco, della linea 322 per Medoscio, della linea 323 Tenero-Contra, della linea 429 Ponte Tresa-Luino, della linea 445 per Lamone e della linea 517 tra Mendrisio e Chiasso via Novazzano.
«L’andamento in genere è positivo grazie all’evoluzione della domanda e pertanto anche degli introiti - spiega Roman Zai, capo dell’Ufficio dei trasporti pubblici -. Ciò permette di principio, in un contesto stabile per quanto concerne le prestazioni ordinate e i costi di produzione presso le imprese – un generale miglioramento della situazione finanziaria delle linee e puntualmente anche di (ri)acquisire il cofinanziamento federale per singole linee regionali».
Tariffe inferiori al resto della Svizzera
Non viene considerato, invece, un possibile aumento del contributo degli utenti, ovvero un rialzo dei prezzi di biglietti e abbonamenti. L’ultimo ritocco è avvenuto nel 2023, in concomitanza con l’aumento nazionale, e all’orizzonte non ve ne sono altri. La volontà politica è quella di garantire un servizio di qualità e nel contempo mantenere tariffe accessibili. Ciò che in Ticino è il caso più che altrove. «A parità di distanza, con Arcobaleno si paga meno che nel resto della Svizzera», assicura Zai.
