Imprese

Meglio non aspettare domani

Il pensionamento dei titolari mette a rischio migliaia di aziende – I consigli per evitare brutte sorprese
© CdT/ Chiara Zocchetti
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
25.05.2025 16:16

L'obiettivo è quello di non arrivare tardi all’appuntamento con la successione aziendale, anche se non tutte le imprese centrano il bersaglio. Tanto che si parla di un passaggio molto delicato. Soprattutto in Ticino, dove, secondo uno studio compiuto sull’argomento dal Gruppo Multi nel 2022, sono 5.500 le imprese ticinesi che si trovano confrontate con il problema. Questo perché è l’89% delle 39 mila aziende attive in Ticino a essere costituito da piccole realtà che hanno meno di dieci dipendenti e in cui la figura del titolare ha spesso un ruolo determinante. Prima o poi insomma il tempo passa e prendere le decisioni giuste per il futuro non appare sempre scontato. Michele Vismara, che porta il cognome dell’impresa di famiglia fondata a Lugano a inizio ‘900, oggi attiva nella raccolta e nello smistamento rifiuti, rappresenta assieme al fratello Fabio la quarta generazione. «La nostra successione è ancora in corso», precisa subito, pensando al papà Umberto che piano piano sta lasciando l’attività.

Tra compromessi e buon senso

Michele Vismara è entrato in azienda 10 anni fa, poco dopo il fratello. «La cosa più difficile - dice - è riuscire a trovare una sintesi dei differenti modi di pensare e di fare presenti all’interno dell’impresa, perché i valori di base passano invece da padre a figlio. A volte si tratta di raggiungere un compromesso tra caratteri diversi». Feliciano Gialdi, titolare dell’omonima azienda vinicola di Mendrisio, è invece il padre che prima o poi passerà la mano, come successo del resto a lui nel 1984, quando ha ripreso l’attività dal papà Guglielmo. «Gestisco ancora tutto io - precisa - mia figlia Raffaella è però già in azienda e a poco a poco avverrà il passaggio di testimone. Un buon ricambio - chiarisce l’imprenditore del vino - è quando vengono coinvolti anche i collaboratori, che hanno il compito di proseguire sulla via tracciata».

Indugiare, prendere tempo, è perciò molto rischioso. Meglio anticipare, dunque. Anche se non è sempre facile per chi lascia. Soprattutto quando ad aver creato da zero l’azienda è colui che dovrebbe farsi da parte anche per limiti d’età. Società che hanno chiuso per non essere riuscite a compiere il passaggio ce ne sono state e continueranno a esserci. «Una percentuale tutt’altro che rilevante di imprese si ritrova purtroppo ancora con problematiche importanti relative all’identificazione di un successore», faceva notare il Gruppo Multi nel 2022.

L’associazione

Dieci anni fa per dare continuità (ma non solo) alle imprese familiari della Svizzera italiana è stata creata l’Associazione imprese familiari (AIF). Diego Baratti, segretario del sodalizio, si sofferma sui traguardi ottenuti in un decennio. «Dalla vittoria in occasione della riforma fiscale dell’anno scorso, di cui AIF è stata promotrice e sostenitrice attiva all’aver dato voce a temi delicati come la successione, il radicamento territoriale e il passaggio generazionale», fa presente, soffermandosi anche «sull’impegno dell’associazione nel normalizzare e sensibilizzare su temi spesso considerati tabù per molte famiglie imprenditoriali nelle sfide di governance e continuità generazionale». Argomenti e temi che toccano da vicino le oltre 8.400 imprese familiari presenti in Ticino che, secondo un recente studio dell’Osservatorio SUPSI-AIF generano un volume d’affari prossimo ai 19 miliardi di franchi e impiegano oltre 83.000 collaboratori.

Parola d’ordine: continuità

Feliciano Gialdi sa benissimo di trovarsi davanti a una sfida importante. Per lui sono due gli ingredienti di una buona successione: qualità e buon senso. «Serve buon senso in chi dirige ma anche in chi subentra», annota. Questo perché «gli eredi non hanno un diritto acquisito, non funziona così. Io parlerei più di una possibilità. Perché se chi subentra non ha qualità è molto facile che il personale valido primo o poi lascerà». La stessa qualità, Gialdi ne è sicuro, va inoltre preservata anche tra i dipendenti. «Nella mia azienda ho tre giovani i cui padri sono andati in pensione dopo aver lavorato quasi una vita con me - riprende - Dare la possibilità a un figlio di un dipendente valido di proseguire sulle orme paterne è molto importante, posto che anche il figlio sia valido come chi l’ha preceduto».

Continuare, proseguire sulla via tracciata non è però sempre facile. Soprattutto quando i tempi cambiano velocemente, come oggi. «Quando sono entrato, dieci anni fa, avevamo una trentina di dipendenti - spiega Viscamara -. Oggi sono una settantina. La sfida è stata quella di strutturarci maggiormente, acquisendo la capacità di gestione di nuove dinamiche». Alla Vismara & CO SA il passaggio di testimone è stato (ed è) facilitato da un consulente esterno.

Chi fa fatica

Ma non sempre va tutto liscio. Tra chi fa fatica c’è anche chi non trova un successore all’interno della famiglia e all’interno dell’azienda e per questo si guarda in giro, Ecco perché, secondo lo studio del Gruppo Multi, negli ultimi 10 anni sono aumentate in particolare le forme di proprietà da parte del management e quella da parte di una società esterna. Un dato che viene confermato da un’altra tendenza: solo il 45% delle aziende familiari vengono trasmesse internamente, a favore di un aumento di forme miste di proprietà, di operazioni di acquisto da parte di manager interni oppure di cessioni e fusioni.

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