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Mia cara agenzia postale, addio

Da Barbengo a Chironico, i gestori rinunciano alle filiali in partenariato – «Più la spesa che l'impresa»
© KEYSTONE/Christian Beutler
Andrea Stern
Andrea Stern
28.01.2024 09:00

Ogni anno il 6% delle agenzie postali cessa l’attività. Per vari motivi. Ma soprattutto perché «il santo non vale la candela», dicono alcuni dei diretti interessati. Troppe le esigenze, troppo le condizioni da rispettare, troppo l’impegno per una remunerazione che generalmente oscilla attorno ai 1.000 franchi al mese, a volte più, a volte meno, a dipendenza dell’ubicazione e della cifra d’affari.

«Ci abbiamo provato, ma dopo poco più di un anno abbiamo deciso di rinunciare -, dicono dalla Fondazione Claudia Lombardi per il teatro, che ha gestito l’agenzia postale all’ex ostello della gioventù di Figino -. Il movimento era poco e noi dovevamo comunque garantire la presenza di personale. L’idea avrebbe anche potuto essere buona ma alla fine abbiamo preferito lasciar perdere».

Oggi nel quartiere luganese di Barbengo non c’è più alcuna presenza fisica della Posta, fatte salve le cinque buche delle lettere che vengono svuotate ogni giorno ad ora antelucana (dalle 7.15 del mattino, per la precisione) e il postino che garantisce il servizio a domicilio.

«Più la spesa che l’impresa»

Allo stesso destino è andata incontro anche l’agenzia postale di Chironico, travolta dalla chiusura dell’unico negozio di alimentari del paese. «Vogliamo vendere la casa e trasferirci in Finlandia -, spiegano Jean e Veronica Agustoni -. La nostra decisione di lasciare non è legata all’agenzia però è vero che garantire i servizi postali richiedeva un certo impegno. La remunerazione non era male però bisognava rispettare le loro regole, garantire un minimo di orari di apertura e se andavamo in vacanza dovevamo assicurarci che in negozio ci fosse qualcuno capace di inviare una raccomandata, fare i pagamenti o spedire un pacco all’estero. Perché se sbagli, le conseguenze possono essere importanti. Insomma, era più la spesa che l’impresa».

A volte c’è il sostituto, a volte no

A Bironico è andata meglio solo perché dopo il disimpegno della Farmacia Bernasconi, nell’estate scorsa, è subentrata la stazione di servizio Tamoil. Invece a fine dicembre a Genestrerio la chiusura dell’agenzia postale è stata definitiva, visto che il gigante giallo non è riuscito a trovare nessuno che fosse disposto a raccogliere il testimone dalla Bit Informatica.

«Avevamo accolto l’agenzia postale nei nostri locali perché ci sembrava un modo per fornire un servizio alla comunità - afferma il titolare Daniele Raffa -. Era più che altro per non privare dei servizi postali il quartiere di Genestrerio. Ma ora abbiamo deciso di trasferirci in un’ubicazione più consona alle nostre attività e quindi abbiamo dovuto interrompere la collaborazione con la Posta».

Dove nessuno si fa avanti

A Manno invece l’agenzia postale non ha mai nemmeno visto la luce, sebbene la Commissione federale delle poste (PostCom) avesse condizionato la chiusura dell’ufficio postale all’apertura di una filiale in partenariato. «C’è un solo privato che ha mostrato interesse - spiega il sindaco Giorgio Rossi - ma una volta che ha visto bene tutte le condizioni non se ne è fatto più niente».

Così il Comune di Manno - forte di oltre 1.200 abitanti e 6.500 posti di lavoro - ha dovuto accontentarsi del servizio a domicilio, come un paesino di montagna qualunque. «Noi ci eravamo fermamente opposti alla chiusura dell’ufficio postale - ricorda -. Ci sembrava completamente fuori luogo smantellarlo, visti anche i progetti di sviluppo futuro che riguardano il nostro comune. Ma più che ritardare i tempi della chiusura non ci è stato possibile fare».

Agenzia chiusa per ferie

Ad altri Comuni è andata meglio ma ciò non significa che oggi sia tutto rose e fiori. «Qui a Isone abbiamo un’agenzia postale ma attualmente è chiusa per vacanze - afferma Pierluigi Zanelli, segretario comunale -. Ogni inverno il Ristorante Vedeggio chiude per qualche settimana e allora per i servizi postali noi dobbiamo andare giù a Rivera».

Croce e delizia di una soluzione, l’agenzia postale, che nella quasi totalità dei casi è stata una scelta obbligata dopo il disimpegno della Posta. Nel 2000 ancora non si sapeva cosa fosse l’agenzia postale ma in compenso in Svizzera c’erano circa 3.400 uffici postali. Nel frattempo sono spuntate circa 1.250 agenzie postali, ma il numero di uffici gestiti direttamente dalla Posta è crollato a 770.

Un destino incerto

Il buralista postale ha lasciato spazio al panettiere che, tra un lunghino e una baguette, convalida bollettini di versamento e spedisce raccomandate. Un’attività che in molti casi gli permette di far quadrare i conti. Ma che a volte si rivela troppo impegnativa. Tanto più - denunciano alcuni dei diretti interessati - a inizio anno la Posta ha nuovamente rivisto le condizioni per le agenzie postali al fine di adeguarle alle più moderne esigenze.

Qualcuno cede, preferisce lasciar perdere. E se nei prossimi anni il volume di invii e pagamenti continuerà a calare, si può solo scommettere che sempre più commercianti ed esercenti decideranno di dare all’agenzia postale la stessa fine che ha già fatto l’ufficio postale.

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