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Nuovo cinema Paradiso

Dalla Serie A sino alla Prima Lega Classic: le «visioni» di un allenatore, Giuseppe Sannino, e di un presidente, Antonio Caggiano, dallo sguardo bambino
© CdT / Chiara Zocchetti
Marco Ortelli
05.03.2023 12:28

La bellezza del calcio? «È negli occhi di un bambino che ha ancora la voglia di venir qui a dare due calci ad un pallone». Questo il pensiero all’unisono di Giuseppe Sannino e Antonio Caggiano, allenatore e presidente del FC Paradiso. Li abbiamo incontrati al Campo Sportivo Pian Scairolo.

Da «Napule è» a benvenuti al nord

Originario di Ottaviano, a 22 km dal capoluogo della Regione Campania, per Sannino, classe 1957, «Napoli è una città di scugnizzi, dove i ragazzi giocano a piedi nudi per le strade... Napoli… ti resta nel cuore, in questo momento poi, con la squadra di Luciano Spalletti, tra le più belle da vedere giocare in Italia e in Europa». In uno stadio che Sannino ha potuto vivere in due modi, da bambino, sugli spalti, con gli occhi sgranati e da allenatore, sulla panchina del Siena, nella stagione 2011-12. «Partita di ritorno della semifinale di Coppa Italia. Il Napoli di Lavezzi, Cavani, degli svizzeri Dzemaili e Inler. San Paolo esaurito. Un sogno, tremava tutto».

A dieci anni, nel 1967, in piena ondata emigratoria Sud-Nord, la famiglia Sannino si trasferisce a Torino. «Mio padre aveva trovato lavoro alla FIAT, eravamo cinque figli, vivevamo in un appartamento di due stanze. Soli in una città fredda abbiamo vissuto in modo molto unito, in una famiglia che ci ha trasmesso dei valori, come il sacrificio». Malgrado il freddo, «andavo a scuola con le ciabatte». Da lì il soprannome di «ciabattino». «Quando poi giocavo all’oratorio o sui marciapiedi, le toglievo per fare i pali della porta. Una volta le scuole calcio erano la strada e l’oratorio». Finché un giorno «un signore, vedendomi giocare per strada mi chiese se volessi fare un provino per il Madonna di Campagna, una delle squadre di quartiere più in voga per i settori giovanili. Sì, se vengono anche i miei compagni. Ci presentammo, presero solo me».

Ancelotti, Domenghini, Sacchi e Conte

«Dicevano che avessi grandi qualità tecniche, mi divertivo coi colpi di tacco e i tunnel, ma correre non è mai stato il mio forte». La sua carriera si sviluppa tra Serie C e Serie D. Il «fantasista» rievoca la stagione 1977-78 in Serie C1. «Una categoria che comprendeva società come il Vicenza e il Parma, giocatori che sarebbero diventati campioni, penso a Carlo Ancelotti al Parma, e calciatori sul viale del tramonto, come Angelo Domenghini, allora 38.enne, vice campione del mondo e campione d’Europa, con cui ho avuto la fortuna di giocare nel Trento». Dopo 13 anni, a 31 anni, le scarpe al chiodo. «Attiravo come una calamita i grandi picchiatori. Ho preferito smettere».

Inizia a lavorare in una ASL di Voghera e ad allenare le giovanili della Vogherese dapprima, di Pavia e Monza poi. La sua filosofia di gioco, «mi sono accorto che il calcio era cambiato quando da giocatore incontrai il Milan di Arrigo Sacchi in amichevole. Abituato all’1 contro 1, vidi che ovunque mi muovessi trovavo qualcuno ad aspettarmi». Da qui, l’apprendimento. «Il mattino studiavo gli allenamenti del Milan, il pomeriggio andavo ad allenare i ragazzi». Una carriera oggi ultratrentennale, con incursioni nei campionati esteri inglese, ungherese, greco e libico. Detto «sergente di ferro», per Sannino il momento più bello vissuto «dopo quelli a Varese (2008-2011), dove dalla C2 quasi arrivammo alla Serie A, è stato succedere ad Antonio Conte - passato alla Juve - sulla panchina del Siena».

«Paradiso dove?»

Nell’ottobre 2022, liberatosi dalla Nocerina, «dopo 20 giorni ho compreso che tra il dire della Società e il fare i conti non tornavano», e con il desiderio di rivivere un’esperienza all’estero, in Svizzera, ecco giungere l’opportunità. «A dire il vero non sapevo cosa fosse il Paradiso, poi ho incontrato il presidente Caggiano. Ci siamo piaciuti, il suo entusiasmo mi ha contagiato». L’esperto «mister» osserva una partita della squadra, respira l’atmosfera del Pian Scairolo e sì, «mi sono detto che qui sarebbe stato come tornare alle origini, dove tutto è passione». Un FC Paradiso che oggi sta assumendo il carattere del suo nuovo condottiero. «Alla base ci sta l’attaccamento al territorio e al club per cui si gioca».

Tutti «insema» appassionatamente

Antonio Caggiano, imprenditore, municipale del Comune di Paradiso, da 20 anni tiene le redini della locale squadra di calcio. Per definizione «vulcanico», oggi, marzo 2023, si ritiene più «sereno grazie al mister, vedo che lavora bene, fa i cambi quando deve…». Il suo sguardo si illumina quando snocciola i numeri del Raggruppamento Insema, nato anche dal suo impulso nel maggio 2011, «cinque società - Carona, Collina d’Oro, Melide, Paradiso, Ceresio - 302 allievi, 40 allenatori, 14 squadre e 1 responsabile tecnico - Giano Bernasconi - che trasmette una passione incredibile a tutto il raggruppamento» che ha quale scopo «dare a tutti i giovani della regione, tra 6 e 20 anni, la possibilità di praticare il calcio e raggiungere il massimo del loro potenziale», come si evince dal sito insema.football.

Lo sbocco per tutti questi ragazzi? «Ce lo siamo sempre chiesto. Oggi il raggruppamento permette ai ragazzi di confluire in Prima Lega Classic, in Seconda Lega Interregionale e Regionale e in Terza Lega. Hanno davvero la possibilità di restare nella nostra orbita». A livello cantonale, Caggiano ammette di non conoscere a fondo il Team Ticino, «sono convinto che vi siano buoni giocatori, ma dove potranno giocare? Certo, se sei davvero forte puoi arrivare in Super League e in Challenge League. Casi rari. Così molti ragazzi si perdono per strada». Date queste premesse ecco allora il Sogno Paradiso, la visione che il presidente Caggiano vorrebbe si materializzasse nell’arco di 2-3 anni. «L’obiettivo è portare 6-7 squadre nel Gruppo 3 di Prima Lega Classic. Per l’ambiente, lo vediamo quando disputiamo i derby contro il Taverne o il Lugano II, con punte fino a 700 spettatori. Per gli sponsor e per tutti i giovani». Una «visione» realistica, ci tiene a precisare Caggiano. «Mendrisio, Collina d’Oro e Locarno hanno tradizione sportiva, infrastrutture e ambizione per raggiungere la categoria». Però... «Sarei bugiardo se dicessi che non puntiamo alla Prima Lega Promotion».

Il campo darà il suo responso. Nel frattempo, il presidente dalla scarpa non si toglie il classico sassolino, bensì un macigno. Il riferimento è alla nota vicenda della tribuna da 300 posti con piccolo ristorante annesso che la società vorrebbe costruire al Pian Scairolo. Credito di 650 mila franchi già approvato dal consiglio comunale di Paradiso, domanda di costruzione eseguita a regola d’arte. «Da oltre 7 mesi la domanda giace sui banchi del Municipio di Collina d’Oro e non vi sono prospettive che possa venire accolta. Collina d’Oro non potrà comunque esimersi dall’esporre la domanda all’albo. In caso di opposizione faremo ricorso. Toccherà quindi al Consiglio di Stato decidere». Un’ostruzione spiacevole. «Soprattutto per i ragazzi, sarebbe un peccato infrangere i loro sogni».

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