Papa Urbano VIII consacra la basilica di San Pietro

Correva il 1626 e il 18 novembre il papa di allora – ossia Urbano VIII, al secolo Maffeo Vincenzo Barberini, nato nel 1568 a Firenze e morto a Roma nel 1644 – consacrò la basilica di San Pietro, simbolo della Chiesa cattolica nel mondo. O meglio, quella che vediamo ancora al giorno d’oggi, poiché una prima basilica, voluta dall’imperatore romano Costantino, sul Colle Vaticano venne consacrata nel 326 dopo Cristo, pur se la sua costruzione fu ultimata attorno al 349. La basilica di Costantino, durante il papato di Paolo V (1605-1621), venne però abbattuta, dopo di che papa Giulio II decise di farne erigere una seconda nello stesso luogo, affidando nel 1506 il progetto al pittore e architetto marchigiano Donato Bramante. Dopo la posa della prima pietra, i lavori di costruzione durarono quindi 120 anni, prima di arrivare alla consacrazione da parte di Urbano VIII. Al Bramante nel tempo succedettero altri grandi maestri dell’arte italiana nella direzione dei lavori e ognuno diede la sua impronta alla basilica, il cui aspetto fu continuamente arricchito ed elaborato rispetto a quello pensato dal marchigiano. Ecco quindi all’opera – dopo il Bramante – Raffaello, Michelangelo, Antonio da Sangallo, Carlo Maderno e Gian Lorenzo Bernini. La facciata della basilica di San Pietro, completata nel 1614, la dobbiamo al Maderno, nato nel 1556 a Capolago e formatosi a Roma presso lo zio materno Domenico Fontana, originario di Melide e primo architetto delle nostre terre a raggiungere grande fama nella Città Eterna.
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