Per ascoltare il santone c'è chi ha pagato 900 franchi
Sembra di essere in India. Il flauto bansuri in sottofondo, il palco e il divano coperti di seta bianca bordata d’oro, donne indiane vestite con salwar kameez che girano, alcune a piedi nudi.
Invece non siamo in un tempio di Varanasi ma all’ultimo piano del Palacinema, a Locarno, dove ci sono più di 300 spettatori - un piccolo evento ci dicono «Gurudev è abituato ad avere migliaia di persone» - arrivati da più di 35 Paesi secondo gli organizzatori. Si sente per lo più parlare in inglese. La Masterclass si terrà in inglese, ma sarà tradotta simultaneamente in italiano, tedesco, russo e polacco.
Dopo una visita a San Moritz, al Health & Longevity Forum, dove ha organizzato la conferenza principale e ricevuto un premio, prima di tornare in India, Sri Sri Ravi Shankar ha fatto tappa in Ticino nel weekend scorso, la sua prima volta nella Svizzera italiana.
Un’armata di volontari si attivano in tutte le direzioni per orientare la gente e regolare dettagli logistici dell’ultimo minuto. In un angolo ci sono bancarelle con i CD di meditazione di Gurudev - cioè letteralmente «Dio come guru», come lo chiamano tutti, con rispetto -, i suoi libri in diversi lingue, e le sue linee di supplementi alimentari e cosmetici ayurvedici.
Tutti belli con il viso raggiante
Stasera, tutti sono belli e felici, con il viso raggiante. Per la Masterclass di due ore, la gente qua ha sborsato 900 franchi (nell’avviso si parlava di euro) per un posto d’oro, in prima o seconda fila, 580 euro per l’argento o 495 per il bronzo, per una sedia là dietro. Va detto - tra parentesi - che nell’induismo, fare soldi non è un peccato, anzi.
C’è un po’ di commozione. Attenzione! Arriva, arriva! Si liberano grida, fischi, applausi. Vestito con una tunica e uno scialle bianchissimi - immacolati quanto il suo sorrisone -, Sri Sri Ravi Shankar entra tranquillo nella sala con un piccolo seguito. Le mani giunte davanti al cuore, distribuisce i namaste (i saluti) alla folla, abbraccia qualche fortunello nella sezione oro prima di andare a sedersi a gambe incrociate nel divano piazzato sul palco.
Nato il 13 maggio 1956 a Papanasam, nel Tamil Nadu, al sud dell’India, Sri Sri Ravi Shankar era stato indicato dalla rivista Forbes come il quinto indiano più influente. Si dice che a quattro anni recitasse già passaggi del testo sacro induista Bhagavad Gita. Ha conseguito una laurea in scienze all’Università di Bangalore (nello stato indiano meridionale di Karnataka) e poi, dalla metà degli anni Settanta ha studiato sotto la guida di Maharishi Mahesh Yogi, fondatore della meditazione trascendentale. Nel 1981 ha creato la sua fondazione, The Art of Living.
Negli anni Ottanta, poi, ha avviato una serie di corsi di spiritualità basati su esercizi respiratori e meditazioni. Il leader spirituale racconta che la sua pratica di respirazione ritmica, battezzata Sudarshan Kriya, che è il cuore del suo insegnamento e gli è apparsa nel 1982, «come una poesia, un’ispirazione», dopo un ritiro di 10 giorni in silenzio sulle rive del fiume Bhadra, nello Stato del Karnataka. L’ha imparata e ha iniziato a insegnarla.
L’audience si alza
Al Palacinema, Sri Sri fa alzare l’audience, la fa scuotersi, per rilasciare l’energia negativa, le fa fare lunghi «Om». Poi per una mezz’oretta, diffonde un po’ di saggezza. Gli applausi puntualizzano ogni sua «perla». Ricorda che i pensieri e le emozioni sono energia; quello che pensiamo ha un impatto sui nostri geni. «Sono più di quarant’anni che lo dico, lo sapevo già per esperienza, però è bello che oggi la scienza lo confermi», sorride. Si rammarica che a scuola non si impari nulla sul potere del pensiero e la meditazione.
Dopo un po’ si ferma, gli occhi luccicanti. «Meditiamo?». «Sììì», è la risposta. Poi, il silenzio assoluto. Trecento persone sono sotto l’effetto delle onde alfa. Volano 40 minuti in un batter d’occhio. Sri Sri passa quindi alle domande. La prima: «Gurudev, è possibile nutrirsi di energia, senza consumare cibo?». Risposta: «Alcune persone non mangiano da 30 anni, ma lo sconsiglio, non provarlo!» Ancora: «Gurudev, quali pratiche spirituali posso esercitare per allenare la mia memoria?». E lui: «Il pranayama e la meditazione». Di nuovo: «Gurudev, qual è la chiave della felicità eterna?». Risposta scontata: «Quello che offro io!»
Dicono che Sri Sri Ravi Shankar abbia fatto un gran bene all’umanità. Nel video che elenca le sue realizzazione, presentato prima del suo arrivo, si dice che le sue iniziative abbiano raggiunto 400 milioni di persone in 180 Paesi. Grazie ai suoi programmi di respirazione, ha aiutato sia soldati tornati dalla guerra, vittime di catastrofe ambientali, prigionieri...
La fondazione ha aiutato 400 milioni di persone
Inoltre, la sua fondazione ha creato scuole, ha aiutato villaggi rurali, rivitalizzato bacini di acqua. Sri Sri promuove anche il dialogo interculturale. E stato mediatore nella risoluzione di diversi conflitti; tra il governo colombiano e i guerriglieri delle FARC, tra musulmani e induisti in India. Crede nella grande famiglia umana con lo scopo di creare un mondo libero da stress e violenza. E assicura che i suoi programmi di meditazioni offrono strumenti pratici per raggiungere questo obiettivo.