Perché i dipendenti del Cantone si ammalano il martedì

Una volta le assenze del personale erano piuttosto facili da decifrare. «Al lunedì erano spesso legate ad acciacchi riportati nella partita di calcio del giorno prima, al venerdì invece si dava malato chi voleva concedersi un weekend lungo», ricorda Domenico Basile, specialista nella gestione delle risorse umane.
Poi, complice forse anche il crescente coinvolgimento femminile nel mondo del lavoro remunerato, il picco delle assenze si è spostato al mercoledì, in concomitanza con la mezza giornata libera da scuola. «Capita che i genitori debbano accompagnarli dal dottore o anche solo a lezione di pianoforte e non sanno come altro organizzarsi, quindi restano a casa dal lavoro», disse Basile a La Domenica un paio di anni fa.
Ora, curiosamente, il giorno più nefasto è diventato il martedì, almeno nell’Amministrazione cantonale. In tutti e cinque i dipartimenti è di martedì che si registra la maggior frequenza di microassenze (come vengono chiamate le assenze della durata da uno a tre giorni). Sono il 50% in più che di venerdì, addirittura il 79% in più nel DFE, ciò che potrebbe lasciare intendere che l’ultimo giorno lavorativo della settimana non sia già più tale per molti collaboratori (o lo è, ma da casa) oppure non si sa. «Sinceramente non saprei spiegare questo primato del martedì», ammette Basile.
Tanti ma in diminuzione
Saranno stranezze statistiche, che possono mutare di anno in anno. Non muta, invece, il primato di assenteismo del settore pubblico rispetto al privato. L’anno scorso i collaboratori dell’Amministrazione cantonale sono stati assenti in media per 14,15 giorni, di cui poco meno di tre per infortunio, il resto per malattia o visita medica. Rispetto al passato è già un bel miglioramento, se si pensa che nel 2023 le malattie e gli infortuni avevano provocato una media di 16,34 giorni di assenza, l’anno prima di 16,79 giorni. In un paio di anni, per dire, sono stati guadagnati due giorni e mezzo di salute. Tuttavia, il tasso di assenteismo resta parecchio più elevato della media nazionale, che è di 8,5 giorni per salariato a tempo pieno.
«È difficile paragonare i dati delle assenze nel settore pubblico con quelli del privato - interviene Raniero Devaux, capo della Sezione delle risorse umane -. Le aziende private hanno un periodo di protezione dalla malattia relativamente breve, superato il quale il collaboratore assente può essere licenziato e subentra l’assicurazione perdita di guadagno. In questo modo, il collaboratore esce dalle statistiche. Invece nell’Amministrazione cantonale, come in quasi tutti gli altri Cantoni, il periodo di protezione è di 2 anni. Il collaboratore con una malattia di lunga durata continua a essere retribuito dal Cantone per questo periodo e quindi continua a figurare nelle statistiche».
Ecco svelato il motivo per il quale il tasso di assenteismo per malattia o infortunio risulta parecchio più elevato nel pubblico che nel privato, al netto di una certa innegabile tendenza ad assentarsi con maggiore facilità quando si sa di avere il posto fisso e assicurato rispetto a quando si deve sbracciare per restare a galla o a quando si fa parte di una piccola realtà in cui ogni assenza pesa. Non per niente, a livello nazionale, il più basso tasso di assenza si registra nelle imprese che hanno tra uno e nove dipendenti.
«L’assenza breve non è per forza un male»
«Io ho lavorato a lungo per lo Stato del Canton Ticino e devo dire di non aver mai incontrato dei lavativi - riprende Domenico Basile -. Poi probabilmente è vero che nello Stato ci si sente meno in colpa a restare a casa rispetto a una piccola azienda. Però l’assenza non è per forza un male. Al contrario, oggi nel privato vediamo tanti collaboratori che vanno a lavorare anche se sono ammalati, per paura di essere tacciati di inattività, per non sfigurare con i colleghi, per non perdere opportunità. Nel settore finanziario, in particolare, l’assenteismo è quasi scomparso. Però allo stesso tempo vediamo aumentare i casi di burnout, che non sono più assenze del fine settimana ma malattie di lunga durata che arrecano danni immensi, in primo luogo al lavoratore».
È forse meglio concedersi ogni tanto un qualche giorno di malattia non pienamente giustificato che tirare la corda al massimo e infine scoppiare, sostiene Basile, che sicuramente non ha tutti i torti. I casi di malattia che preoccupano, infatti, non sono quelle microassenze che stranamente l’anno scorso si sono concentrate di martedì, bensì quei disturbi a volte non facilmente definibili che mettono il collaboratore fuori uso a tempo indeterminato.
Un sistema di reinserimento
«Nell’Amministrazione cantonale esiste un sistema di case management, il cui obiettivo è cercare delle soluzioni per reintegrare i il collaboratore assente per malattia - spiega Raniero Devaux -. C’è un gruppo di lavoro composto da due medici, una psicologa e altre figure professionali multidisciplinari che prende a carico i collaboratori assenti per malattia e valuta le possibili soluzioni. Ci sono casi in cui con il telelavoro, un intervento ergonomico, un rientro graduale, una riduzione della percentuale lavorativa o un trasferimento interno si può favorire il reinserimento del collaboratore»
In questo senso la Città di Locarno ha introdotto poco meno di un anno fa la figura del care manager, una persona che ha il compito di monitorare lo stato di salute all’interno dell’Amministrazione comunale, con l’obiettivo di prevenire le assenze, accompagnare le persone nel percorso di guarigione, fungere da facilitatore per la ripresa dell’attività lavorativa e, non da ultimo, contrastare eventuali fenomeni di assenteismo(vedi articolo a fianco).
Una figura simile esiste anche a Bellinzona, dove è stato inoltre avviato un progetto di gestione delle assenze in collaborazione con la SUVA. Dopo una prima formazione pilota dei funzionari dirigenti, il concetto dovrebbe essere introdotto entro fine anno.
Il margine di miglioramento c’è. Tra i principali centri del cantone, Bellinzona detiene infatti il primato di assenze per malattia e infortunio, 16,5 giorni all’anno a testa, come emerso dalla risposta a un’interrogazione di Giovanna Pedroni (Centro). Il dato della capitale non è tuttavia direttamente paragonabile con quello degli altri centri dato che comprende pure i giorni di malattia nei fine settimana. Interpellato da La Domenica, il servizio delle risorse umane dice di non disporre del dato scomposto.
A Locarno infine è stato Giuseppe Abbatiello (Centro) a far svelare al Municipio che i collaboratori comunali sono malati o infortunati in media per 8,8 giorni all’anno. «Sono dati positivi, che ci confortano - commenta Abbatiello -. La salute e il benessere dei collaboratori sono, a mio modo di vedere, il polso di un’amministrazione sana».