Perché i pro-Pal non sfilano come i tifosi di hockey

Jean-Jacques Aeschlimann preferisce non prendere posizione ma il suo sguardo lascia intendere che - perché no? - il modello di gestione della sicurezza nello sport potrebbe anche fungere da ispirazione per chiamare alla cassa chi organizza manifestazioni di stampo politico. Per par condicio. «Noi versiamo al Cantone un contributo per la sicurezza di 1 franco per ogni spettatore presente alla pista - spiega il direttore operativo dell’Hockey Club Lugano -. È l’importo stabilito da una convenzione, che tra l’altro è scaduta ed è in fase di rinegoziazione».
Dall’altra parte del tavolo c’è il Dipartimento delle istituzioni, che vorrebbe rivedere gli importi al rialzo, in particolare per il calcio, che genera più costi rispetto all’hockey. «I danni all’interno della pista vengono coperti dalla società - dice Aeschlimann -. Il contributo cantonale serve a coprire i costi per la sicurezza all’esterno della pista. C’è da dire che nell’hockey i cortei sono molto più rari che nel calcio, forse uno o due all’anno. Per questo motivo anche i costi sono minori».
La sfilata dei tifosi di hockey
Uno di questi cortei ha avuto luogo l’altro sabato, 25 ottobre, in concomitanza con la manifestazione non autorizzata contro il fascismo. In quell’occasione tifosi e dirigenti del Rapperswil hanno sfilato dalla stazione FFS alla Cornèr Arena, senza che si siano registrati incidenti di sorta.
«È stato un corteo gestito in maniera coordinata tra loro e noi - riprende Aeschlimann -. Abbiamo chiesto che vi fosse un accompagnamento di sicurezza, ciò che del resto è anche previsto dalle normative del canton San Gallo. E abbiamo chiesto anche che ci fosse qualcuno che raccogliesse le bottiglie o gli oggetti pericolosi lasciati lungo il percorso».
Tutto è filato liscio, a dimostrazione che con un po’ di preparazione è possibile tenere sotto controllo anche i più esagitati tra i tifosi. Ci vuole però coordinazione, ciò che non è possibile se una delle parti si rifiuta di cooperare, come è stato il caso degli organizzatori della manifestazione antifascista, che non hanno nemmeno provato a chiedere un’autorizzazione.
Le risorse di polizia sono limitate
«Le risorse di polizia sono limitate, per cui è chiaro che ilCantone deve poter equilibrare le attività che richiedono una presenza di agenti - sostiene Luca Tenzi, esperto di sicurezza -. Le autorità devono garantire il diritto di manifestare ma devono anche poter garantire che questo diritto sia esercitato in sicurezza».
Il problema è che, molto spesso, gli organizzatori di un certo tipo di manifestazioni non collaborano. «In questi casi - riprende Tenzi - le autorità dovrebbero chiaramente sottolineare che si tratta di una manifestazione non autorizzata e che quindi tutti i partecipanti stanno commettendo un illecito».
Certo, un conto è dirlo, un altro è farlo rispettare. È comunque importante, secondo Tenzi, che le autorità ribadiscano il concetto in modo forte e chiaro. «Di recente, dopo la manifestazione degenerata a Berna, ho sentito alcuni attivisti ticinesi lamentarsi dell’intervento della polizia - afferma -. Ma il punto è semplice. Se partecipi a una manifestazione non autorizzata devi essere consapevole che puoi essere fermato».
Il principio è chiaro. Poi è impensabile che le forze dell’ordine si mettano a fermare oltre cinquemila persone, tanti erano i manifestanti a Berna. «Va detto innanzitutto che la stragrande maggioranza di queste persone è pacifica - precisa Tenzi -. L’errore degli organizzatori è quello di lasciarsi infiltrare da gruppuscoli più o meno conosciuti che di fatto distruggono la qualità dell’azione. Alla fine il messaggio che passa nella popolazione è che i manifestanti pro-Pal sono violenti, ciò che non è vero poiché sono solo alcuni gruppuscoli ad aver cercato lo scontro».
L’esempio positivo dei sindacati
Cercare il dialogo sarebbe quindi nell’interesse degli stessi organizzatori, secondo Tenzi. «Le manifestazioni sindacali non hanno la stessa immagine negativa delle manifestazioni pro-Pal - osserva - perché i sindacalisti si preoccupano loro stessi di evitare straripamenti, per esempio predisponendo delle persone che con l’ausilio di una corda mantengono il corteo all’interno di un certo perimetro».
Altri organizzatori invece si sentono investiti da una missione talmente elevata da consentire il travalicamento di qualsiasi regola di convivenza civile. «Le autorità devono riuscire a responsabilizzare gli organizzatori - afferma Tenzi -.Devono far capire quanto sia importante chiedere un’autorizzazione al fine di garantire la sicurezza dell’evento. Poi devono concedere questa autorizzazione, se le regole vengono rispettate. E devono andare dagli organizzatori di manifestazioni annunciate ma non autorizzate e dire loro che stanno per commettere un atto illecito e che dovranno pagarne le conseguenze».
Sfilare sì, ma all’interno di un quadro legale. Come avviene nello sport, un ambito che anche secondo Luca Tenzi andrebbe preso ad esempio per la regolamentazione delle manifestazioni politiche. «Le società sportive devono avere un loro apparato di sicurezza, devono pagare per l’intervento della polizia e devono rispondere per i danni dei tifosi - osserva -. Non vi è alcun motivo valido per cui lo stesso meccanismo non debba essere esteso a tutte le manifestazioni».
