Il caso

Quando il rigore non VAR...

Il «capo» degli arbitri svizzeri Sascha Kever fa il punto sulla stagione e torna sugli errori di Lugano-Servette – «Ma non ci saranno sanzioni»
©PETER SCHNEIDER
Marco Ortelli
09.06.2024 15:15

Già arbitro di livello nazionale e internazionale, poi assistente al VAR, da luglio 2023 Sascha Kever presiede la Commissione degli arbitri ASF. Con il rappresentante dei 4.500 arbitri attivi in Svizzera abbiamo tratteggiato un breve bilancio della stagione 2023-24 a livello organizzativo e di prestazioni arbitrali. Prestandosi anche ad alcune domande di tifosi bianconeri ancora arrabbiati per quel rigore non concesso nella finale di Coppa.

Sascha Kever ha concluso la sua prima stagione quale presidente della Commissione degli arbitri ASF. Coadiuvato dagli altri tre membri, Claudio Bernold (vicepresidente e responsabile del dipartimento amatoriale e dello sviluppo), il ticinese Luca Gut (responsabile del dipartimento «speranze») e Dani Wermelinger (responsabile del dipartimento degli arbitri d’élite) in questi mesi si è occupato della parte strategica della Commissione.

Quali obiettivi vi siete fissati per i tre dipartimenti sopra evocati?
«Claudio Bernold è il responsabile delle 13 regioni svizzere e le rispettive federazioni che lavorano in autonomia forti della loro conoscenza del territorio. A loro forniamo un supporto a livello di formazione degli arbitri. Il lavoro di Luca Gut funge da collegamento tra le regioni e i campionati di Super e Challenge League. L’obiettivo è cercare di identificare nei campionati di Seconda interregionale, Prima lega e Promotion League i futuri talenti. Solo 2-3-4 arbitri faranno il salto in Challenge League, per gli altri, è comunque importante che tengano alta formazione e motivazione per poter essere magari coinvolti nelle leghe superiori con altri compiti. La strategia del dipartimento di Dani Wermelinger è raggiungere il massimo successo possibile per gli arbitri svizzeri a livello internazionale, sia tra gli uomini, sia tra le donne».

A chi frequenta gli stadi non passa inosservata la figura degli «osservatori» degli arbitri. Visti come severi «ispettori scolastici». In Ticino è nota la figura di Francesco Bianchi, già capoarbitri.
«Non li chiamiamo più ispettori, ma «coach», proprio perché stiamo provando a cambiare filosofia. In tal senso abbiamo composto un team con a capo l’ex arbitro Alain Bieri, Francesco Bianchi e l’altro ex arbitro Andreas Schluchter che ha l’obiettivo di completare l’offerta dei coach per gli arbitri. Per un arbitro una partita diventa come una lezione formativa individuale, dove l’arbitro mostra quello che sa fare sul campo, e il coach se necessario lo corregge o gli offre spunti. Certo, la valutazione rimane ma è secondaria. L’obiettivo non è tanto ottenere un bel voto ma crescere imparando dalla comprensione degli errori».

Veniamo ai bilanci di stagione 2023-24 per la Super League. Sugli arbitri.
«Per noi è un bilancio sicuramente positivo. Le prestazioni dei nostri arbitri sono rimaste costanti, addirittura sono migliorate».

Sul VAR (video assistant referee).
«Abbiamo corretto un po’ il tiro sulle modalità d’intervento. Ci siamo resi conto che al VAR si agiva un po’ troppo alla «Sherlock Holmes», cercando con la lente ogni minimo dettaglio. Quindi, sì, intervenire negli errori chiari ed evidenti, no, quando c’è un dubbio o quando le situazioni non sono chiare. Ora si tratta di mantenere questa linea e proseguire nella formazione dei varisti. Qui abbiamo la fortuna di avere in Fedayi San il nostro uomo VAR di spicco, regolarmente convocato nelle competizioni europee. A livello di interventi ce ne sono stati tantissimi, anche a seguito dell’introduzione della linea di fuorigioco; più del 95% degli episodi è stato giudicato correttamente».

L’arbitro Dudic e i varisti Wolfensberger e Horisberger a Volketswil verranno sanzionati?
«Non verranno sanzionati perché non riteniamo che fermare gli arbitri sia sensato. Le promozioni e le retrocessioni degli arbitri avvengono guardando le stagioni nel complesso e non il singolo episodio».

È ipotizzabile la presenza in sala VAR di ex giocatori con esperienza in SL e internazionale?
«È un’idea molto interessante, ma il protocollo VAR non lo permette. Bisognerebbe porre la domanda alla FIFA e all’UEFA. Sono però favorevole a un avvicinamento del calcio giocato agli arbitri. Un’idea embrionale che ho già discusso con Patrick Bruggmann, direttore dello sviluppo del calcio ASF, ad esempio portando negli abituali campi d’allenamento degli arbitri anche allenatori e giocatori per comprendere le diverse interpretazioni del gioco».

Perché non introdurre il «coach challenge»?
«Domanda legittima. Non lo si fa per la logica del VAR. Come noto, il VAR ha quattro aree di intervento: rete/non rete/, cartellino rosso sì/no, rigore/non rigore e scambio di giocatore. Ognuna di queste quattro aree viene controllata automaticamente e finisce sovente con un silent check. La FIFA sta tuttavia provando (ad esempio al Blue Stars Youth Cup di Zurigo) il progetto che prevede videocamere intorno al campo e una postazione VAR a bordo campo con gli allenatori che in caso di dubbio - nelle quattro aree - richiama l’arbitro per una verifica. Un progetto che potrebbe poi venire impiegato in quei campionati in cui la tecnologia VAR non è possibile».

L’episodio di domenica costituisce un fallimento della classe arbitrale e si spiega come volontà di ledere gli interessi di un club.
«Capisco il tifoso e la sua arrabbiatura, gli arbitri vanno in campo per fare il meglio e quando sbagliano sono i primi a non essere soddisfatti. Assolutamente non parlerei di fallimento, ma di uno spiacevole errore».

Se al VAR non erano sicuri al 100%, perché la decisione è avvenuta così in fretta?
«Ritengo sia stata presa in un lasso di tempo normale. Bisogna sapere che il materiale da visionare si è basato su due sole videocamere, una dietro la porta e l’altra centrale alta, più materiale non c’era».

Infine, non sarebbe stato meglio tacere invece di ammettere, l’indomani, l’errore?
«A richiesta esplicita si dà una risposta esplicita. Prima di tutto bisogna essere onesti e io non mi sottrarrò mai alla responsabilità».

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