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Quando le truffe del leasing corrono lungo il confine

Auto acquisite con contratti regolari da malintenzionati i quali, pagato l’anticipo e le prime rate, fanno sparire il veicolo all’estero, dove contano di non essere perseguiti e rivendere facilmente il maltolto o, perché no, goderselo impunemente
© CdT/Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
05.02.2023 09:01

Ha firmato un leasing con tutti i crismi. Assicurazione, tasse, targhe rilasciate da Camorino. Una Maserati in comode rate: contento lui, la banca e il garagista. C’è solo un problema ma verrà fuori troppo tardi: che l’auto è rubata. Arrivata in Ticino seguendo un tortuoso percorso truffaldino, dalla Lombardia passando per Zurigo, di mano in mano fino a quelle - ignare, pulite - dell’attuale proprietario o teoricamente tale. Il quale per ora continua a correre le strade ticinesi sul bolide ricettato suo malgrado, a sua insaputa, e a pagare rate e tassi d’interesse da bravo cittadino.  

Lo strano caso denunciato di recente al Ministero Pubblico ticinese è un esempio dei cortocircuiti a cui possono portare le truffe del leasing perpretrate a cavallo del confine italo-svizzero. Auto - spesso di lusso - acquisite con contratti regolari da malintenzionati i quali, pagato l’anticipo e le prime rate, fanno sparire il veicolo all’estero, dove contano di non essere perseguiti e rivendere facilmente il maltolto o, perché no, goderselo impunemente. 

Dalla Svizzera all’Italia e viceversa

Le rotte partono dalla Svizzera e portano un po’ ovunque, ma non per forza lontano. Lo dicono le richieste di assistenza interinazionale diffuse dalle polizie nella banca dati Sis (Sistema d’informazione Schengen) della Fedpol e in quella dell’Interpol. Mete predilette: Balcani, Serbia, Montenegro, Grecia, le regioni del sud Italia. Esiste anche una correlazione tra i diversi mercati neri e particolari modelli o marche:  paese che vai gusti che trovi. Le Mercedes sono contrabbandate soprattutto in Albania, le Range Rover nel nord Africa passando da Francia e Spagna. E non manca un flusso contrario dall’estero verso la Svizzera, come dimostra il viaggio della Maserati luganese. 

Il fenomeno è più ampio di quanto si possa immaginare. «Dietro ai furti possono esserci singoli individui, ma più spesso si tratta di vere e proprie organizzazioni criminali che si muovono agilmente tra un confine e l’altro, tra un sistema giudiziario-legislativo e l’altro, riuscendo facilmente a far perdere le proprie tracce» spiega Antonello Andreoni della Caledonia Sagl, società di sicurezza con sedi a Milano e Chiasso specializzata nelle frodi automobilistiche. «È emerso da indagini oltre confine, ad esempio, che le auto di lusso rubate spesso rimangono nella disponibilità di reti criminali, che le utilizzano in vari modi. È capitato che venissero rintracciate dopo molto tempo, per dire, in occasione di matrimoni di camorristi o mafiosi del Sud Italia» racconta l’esperto con una punta d’ironia. «Chi si sognerebbe mai di sequestrare l’auto di una sposa?». 

La Svizzera è un terreno di «caccia» prediletto dai trafficanti. Il ricco mercato delle auto di lusso, assieme a una soglia d’allerta relativamente bassa da parte di concessionari e rivenditori, ne fanno il terreno ideale per i truffatori di professione secondo Andreoni. «Basta un colpo d’occhio per accorgersene. In altri paesi prima di poter toccare una Porsche bisogna attraversare cancelli e porte blindate. Sulle strade svizzere Ferrari e Lamborghini vengono parcheggiate all’aperto dai concessionari, incustodite anche di notte. È sintomatico». 

Le società di leasing mettono in campo delle verifiche prima di concedere il finanziamento. Ma si tratta di cautele che talvolta possono comunque venire aggirate dagli autori
Arnaldo Alberio, commissario capo della Sezione reati contro il patrimonio della Polizia cantonale

Controlli aggirati 

La maggior parte dei furti non viene messa a segno con piede di porco e grimaldello. Lo scasso è un aggravante, i ladri di professione lo sanno e si sono specializzati nel raggiro: non a caso, il numero delle auto rubate in Ticino è in calo  da anni, nel 2021 sono state 14 secondo il rapporto annuale di polizia (9 nel 2020, 25 nel 2019). Le denunce di auto ticinese rubate all’estero, invece, sono state oltre il doppio: 36 veicoli spariti per la maggior parte in Italia ma anche in Francia e Spagna. Si tratta quasi sempre di auto acquistate in leasing, «in particolare le vetture di alto standing» spiega Arnaldo Alberio, commissario capo della Sezione reati contro il patrimonio della Polizia cantonale. Intestarsi un finanziamento, pagare l’acconto e magari anche qualche rata non è un problema per i malintenzionati. «Le società di leasing mettono in campo delle verifiche prima di concedere il finanziamento. Ma si tratta di cautele che talvolta possono comunque venire aggirate dagli autori». Una volta portata l’auto all’estero e denunciato il furto, la palla passa alla polizia:  le indagini «a distanza» non sono mai facili, anche con la collaborazione delle polizie straniere. 

«In particolar modo è importante capire se si tratta di un furto, di una truffa o di appropriazione indebita» spiega Alberio. In alcuni casi sotto la lente della giustizia finiscono semplici cittadini stranieri che, arrivati alla pensione o terminato un periodo di lavoro in Svizzera, tornano al paese d’origine con il «macchinone» taragato Ch. Simulano un furto, vendono l’auto o semplicemente smettono di pagare le rate. «Gli accertamenti si complicano quando invece dietro al furto c’è un’organizzazione truffaldina vera e propria, che si avvale di prestanome ed è in grado di immatricolare il veicolo in diversi paesi» spiega Andreoni. «Più sono i passaggi di proprietà, più aumenta la probabilità che l’acquirente finale sia in buona fede e diminuisce quella, per il proprietario originale vittima della truffa, di recuperare il maltolto».

Sequestri in quattro cantoni

Nel caso della Maserati le cose sono ancora più complesse. Tutto è iniziato a ottobre con sette auto di lusso, di cui cinque Maserati, concesse in leasing a tre società di comodo sparse tra Como e Milano e riconducibili a un unico soggetto. Nel mese di ottobre le rate cessano di essere pagate, le auto spariscono. I veicoli - si è scoperto tramite un’indagine dei Carabinieri di Milano - erano stati rivenduti in Svizzera da un importatore d’alta gamma con sede a Zurigo. Le Procure di San Gallo, Zurigo, Svitto e Zugo hanno disposto in tutto sei sequestri di altrettanti veicoli (tutti di valore superiore ai 60mila franchi). La settima e ultima auto si trova a Lugano, ma dopo averla rintracciata gli inquirenti sono rimasti con i sigilli in mano. La Maserati è stata rivenduta tramite un leasing, ironia della sorte, e l’acquirente non ha intenzione di rinunciarvi considerandosi - a ragione - vittima a sua volta del raggiro.  Seguirà causa legale e (si spera) un accordo tra le parti.

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