Società

Quasi un anno dal «sì, lo voglio!»

In Ticino 93 matrimoni dello stesso sesso in 6 mesi: scopriamo di chi si tratta
©Chiara Zocchetti
Giorgia Cimma Sommaruga
02.04.2023 12:00

Mettiamo una giornata di sole, una zona panoramica vista lago Maggiore, sopra Locarno, un brunch veloce prima di andare a fare la seconda dose di vaccino, e una scatola di pop corn. Uno tira l’altro e compare una scatolina, occhi che si illuminano di gioia: «Mi vuoi sposare?». È così che Roxy ha chiesto a Cheyenne di sposarla. E poi ancora, Antonio e Simone che sono stati fidanzati per 18 anni, nel 2015 hanno firmato «l’unione domestica registrata» e appena hanno potuto hanno voluto ufficializzare il loro amore con il matrimonio. E poi il viaggio a sorpresa verso la Cappadocia di Romina e Samantha, tra le mongolfiere in volo e la vista mozzafiato Samantha ha chiesto alla sua fidanzata di diventare sua moglie. Con tanto di servizio fotografico organizzato. Queste sono solo tre delle storie d’amore portate a compimento in Ticino dal 1 luglio 2022, la data in cui è entrata in vigore la legge del matrimonio per tutti. Sono stati 27 i matrimoni celebrati che hanno visto unirsi 13 uomini e 14 donne senza essersi uniti precedentemente in una unione domestica registrata. Ma in tutta la Svizzera, secondo quanto ha comunicato l’Ufficio Federale di statistica (UST), «in soli sei mesi sono stati registrati ben 749 matrimoni omosessuali, 394 dei quali hanno visto convolare a nozze due uomini e 355 due donne». 

Un grande passo in avanti

Ma in totale, lo scorso anno, sempre secondo l’UST, «sono  2’234 le coppie che hanno convertito la loro unione domestica registrata in matrimonio. In quasi il 60% dei casi (1’337) si trattava di richieste inoltrate da coppie di uomini». Tra queste, «66 unioni domestiche registrate si sono convertite in matrimonio in Ticino», e dunque sommandosi ai 27 matrimoni per così «ex novo», sale a 93 il numero totale delle nozze. Questo, secondo Antonio e Simone che avevano registrato la loro unione domestica il 23 ottobre del 2015, «è davvero un passo avanti, e probabilmente all’interno della nostra coppia dal momento del matrimonio - nonostante stiamo assieme da 18 anni - è comunque cambiato qualcosa. Il fatto di sentirsi parte di una famiglia, dell’avere una zona di confort data anche dal riconoscimento dei nostri diritti come coppia, ci ha resi ancora più uniti». Tant’è che «da ottobre i nostri rispettivi nipoti ci chiamano «zio», non più per nome, tutta la nostra famiglia ci ha incoraggiati verso questo importante passo, sostenendoci sin dal primo momento». E poi, confida Simone: «sono molto legato alla famiglia di Antonio, ho perso i genitori quando ero giovane, e l’amore che mi hanno dato i suoi, è stato un faro per me, la sua mamma è anche un po’ la mia».

I genitori ti sorprendono

Roxy cercava casa nel locarnese e appena ha incontrato Cheyenne, operatrice immobiliare, è stato amore a prima vista. Tanto che dopo poco sono andate a vivere assieme nella stessa casa. «I miei genitori ne erano entusiasti, mi hanno sostenuto sempre, non ho mai dovuto nascondere la mia omosessualità», racconta Cheyenne, «nel mio caso invece è stato molto diverso - interviene Roxy -, non ho mai comunicato con i miei genitori i miei stati d’animo, le mie emozioni, e tantomeno li rendevo partecipi delle mie relazioni. Appena fidanzata con Cheyenne, l’ho presentata come una amica - continua, guardando sua moglie quasi volesse chiederle scusa con gli occhi - e abbiamo dormito in camere separate. Per fortuna Cheyenne mi ha fatto comprendere che non dovevamo nasconderci: non c’era nulla di male quindi perchè farlo? Una sera li abbiamo videochiamati e gliel’abbiamo detto. La notizia li ha spiazzati inizialmente - ridono  le sposine -, forse più perché era la prima volta che condividevo qualcosa di così intimo. Mi hanno sorpreso, non solo hanno accolto la notizia con entusiasmo, ma da quel momento anche la relazione genitori-figli è migliorata, c’è molto più confronto e comunicazione perché abbattute le mura del pudore, mi sento finalmente compresa».

Voglia di futuro

Sebbene non sia passato neanche un anno dal loro matrimonio celebratosi il 5 luglio 2022, Romina e Samantha strizzano l’occhio all’idea di allargare la famiglia. «Per il momento ci stiamo godendo ogni singolo momento della nostra nuova vita, ma in futuro - sorride dolcemente Samantha -, ci piacerebbe molto avere dei figli». Anche perché «mi sto ancora abituando a farmi chiamare con il nuovo cognome - scherza Romina che sposandosi ha scelto di prendere il cognome della moglie -, ricordo ancora che il giorno del matrimonio, al momento della firma, mi misi a ridere e dissi a mia moglie «E ora come firmo? Non mi sono esercitata!», che poi, alla fine «scegliere di prendere il cognome di mia moglie è stato - oltre che una dimostrazione di amore nei suoi confronti - anche un modo per essere riconoscente alla sua famiglia, loro mi hanno accolto con grande affetto, hanno da sempre una attitudine molto naïve, sono degli artisti, mi fa molto piacere essere entrata a far parte di questa grande famiglia». Anche Romina riscontra un grande cambiamento «nel rapporto con i miei genitori, soprattutto con mio padre, ora non manca occasione per ribadire quanto è orgoglioso di noi, in passato invece non era facile comunicare con lui. Talvolta anche qualche attrito... Ora è tutto così semplice…». Proprio così: semplice. Come le infinite forme che l’amore - quando è vero e leale - può assumere, e c’è da augurarsi possano essere sempre più incoraggiate e normalizzate.

«Ma c’è ancora molto da fare»

«Siamo felici di questa legge», confida subito Marco Coppola, responsabile di Gay Ticino, il progetto dell’associazione Zonaprotetta rivolto a gay e lesbiche che ha l’obiettivo di offrire informazioni e consulenza sui temi relativi all’omosessualità. «Dall’ accettazione di sé e coming out, prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili e salute sessuale, prevenzione al bullismo omofobico nelle scuole, ascolto e sostegno di gay e lesbiche e delle loro famiglie», precisa Coppola che rispetto alla legge tiene subito ad osservare: «Non è che la legge può stabilire se una coppia esiste oppure no, bensì si occupa di riconoscerne i diritti, e questa è una svolta fondamentale per il nostro Paese. Anche perché - continua il responsabile -, è vero che tra le persone vicine alla nostra associazione la volontà di diventare genitori non era la motivazione primaria per dire «sì lo voglio», tuttavia, nel nostro Paese, il matrimonio rimane una delle condizioni sine equa non per poter adottare il proprio figlio». E se per Coppola determinati «aspetti della legge rimangono ancora piuttosto antichi, dalla vedovanza, alle assicurazioni sociali, trovo molto importante il fatto di poter esprimere liberamente qualcosa di sé. E questo deve essere uguale per tutti per questo la legge ha fatto bene a equiparare con lo stesso nome quella stessa condizione, sia per un motivo sostanziale, che è la stessa cosa, e sia perché è nel diritto di una persona dire di se stesso «sono sposato» e con chi». 

Riflettere sulle proprie azioni

Tuttavia per combattere le ostili resistenze radicate nella società nei confronti di chi vuole liberamente vivere il proprio amore, o essere ciò che desidera di essere, «è necessario uno sforzo comune - interviene Marco Coppola -, e riguarda non solo il linguaggio, ma una vera e propria messa in discussione di sé stessi. Molti giovani che si rivolgono a noi ci dicono che non possono fare coming out perché non sarebbero accettati. Questo avviene perché le persone attorno a loro, talvolta involontariamente, hanno atteggiamenti discriminatori nei confronti dell’omosessualità, o utilizzano un linguaggio inadeguato che mette quindi queste persone nella condizione di paura di poter esprimere liberamente la propria identità sessuale». 

E allora, se le leggi, è vero, sono anche in grado di educare, «sarebbe auspicabile un cambio di marcia culturale, dal linguaggio, all’autoanalisi, alla comprensione dell’altro senza la prevaricazione, perché - continua Coppola - come diceva una grande filosofa (Anna Arendt): il male è sempre banale», soprattuto - aggiungiamo - quando veicolato dalla superficialità delle persone. 

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