L'analisi

Quei sabotatori reclutati da Vladimir Putin

L'ultimo allarme è di pochi giorni fa: le autorità tedesche hanno segnalato una situazione di pericolo alla base di Gelsenkirchen
© Alexander Kazakov
Guido Olimpio
Guido Olimpio
01.09.2024 06:00

Un allarme infinito sul rischio sabotaggi da parte dei russi. Con una serie di allarmi continui parte di un’attività «ibrida». Partiamo dalla coda. Appena pochi giorni fa le autorità tedesche hanno segnalato una situazione di pericolo per la base di Gelsenkirchen, nel nord ovest. Ospita gli aerei radar della NATO, gli Awacs, componente strategica per ricognizione, sorveglianza e sostegno ai caccia. Sono le sentinelle del cielo. Per questo sono state adottate misure di sicurezza, ripetendo quanto avvenuto in una installazione nei pressi di Colonia dopo la scoperta di un varco nella recinzione. Episodio che risale ad aprile ma è stato reso noto solo in seguito ipotizzando che qualcuno avesse intenzione di contaminare l’acqua potabile.

Ancora più grave la rivelazione a giugno su un progetto di attentato per uccidere Armin Papperger, numero uno della Rheinmetall, la compagnia tedesca che fornisce munizioni d’artiglieria e assistenza all’Ucraina. Uno dei perni della collaborazione. Storia intrecciata con l’arresto di due persone, con doppia nazionalità (locale e russa), che stavano per colpire il centro di Grafenwoehr dove gli ucraini si addestrano all’uso dei tank americani Abrams. E poi ancora sorvoli di misteriosi droni su zone industriali.

In precedenza, altri casi - non tutti sempre certi - in Gran Bretagna, Polonia e Francia, dove altri individui sono finiti in manette. Uno di questi aveva dell’esplosivo rudimentale, un altro aveva il compito di «marcare» con un attacco le Olimpiadi a Parigi. È una lotta dove è entrato, sulla sponda opposta, il giallo del gasdotto Nord Stream: la magistratura tedesca ha spiccato mandato di cattura per un ucraino e rivelazioni dei media USA hanno di nuovo chiamato in causa gli 007 di Kiev accusandoli dell’incursione subacquea. Tesi respinta da quanti credono ad una provocazione, con corollario di polemiche subito superate da altre sorprese.

A fine agosto sono stati i norvegesi a fornire spunti investigativi dopo la manomissione di cavi in tre «settori» sensibili: la base dell’aviazione di Evenes, verso l’Artico, dove sono ospitati gli F 35; i collegamenti delle linee con le isole Svalbard; un tratto ferroviario. E insieme a fatti sui quali gli inquirenti cercano di fare luce sono apparse analisi interessanti dei loro servizi segreti. Un alto funzionario ha confermato che il pericolo maggiore è rappresentato da piccoli criminali o di figure insospettabili reclutate dal GRU, l’intelligence militare di Mosca.

Sono pedine ingaggiate spesso da remoto con l’offerta di denaro. I loro referenti, senza rischiare nulla, promettono denaro in cambio di gesti dimostrativi ma anche di colpi profondi. In questo modo anche se l’operazione va male le ripercussioni per lo spionaggio del neo-zar sono irrilevanti. Infatti, questi uomini e donne sono stati ribattezzati gli «spendibili». Una tattica che è stata adottata anche dall’Iran per prendere di mira esuli e israeliani all’estero.

Il ricorso a complici prezzolati ha affiancato il continuo e prezioso lavoro degli «illegali», cittadini russi infiltrati da anni all’Ovest, addestrati a comportarsi e vivere come sudamericani, europei, americani. Con moglie e figli per aumentare la copertura. A loro la Russia non rinuncia e alcuni, catturati dagli occidentali, sono stati scambiati di recente con oppositori e un giornalista del Wall Street Journal. Quando sono rientrati, ai piedi dell’aereo, c’era Vladimir Putin in persona ad accoglierli tra abbracci e toni patriottici. Simboli di una sfida.

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