Il caso

Respinta la sedicente moglie quattordicenne

Un uomo voleva far arrivare in Ticino la sua presunta sposa minorenne
Andrea Stern
Andrea Stern
16.04.2023 12:01

Anche in Siria l’età legale per il matrimonio è fissata a 18 anni, tuttavia le ragazze possono sposarsi già dai 13 anni, se c’è il consenso dei genitori. Una prassi divenuta ancora più frequente da quando la guerra civile ha fatto precipitare il Paese nel caos. Il matrimonio, per molti genitori, viene visto come un modo per mettere al sicuro le proprie figlie adolescenti.

Un caso ha recentemente coinvolto anche l’Ufficio dello stato civile del canton Ticino, cui un rifugiato siriano si è rivolto per far registrare quello che lui sosteneva essere un matrimonio contratto in patria con una 14.enne. Nozze che però qui in Svizzera non sono state riconosciute, in base alla legge federale sulle misure contro i matrimoni forzati e di minori. Nel contempo la SEM si è rifiutata di dare seguito alla richiesta di ricongiungimento familiare presentata dal rifugiato siriano per farsi raggiungere dalla sedicente moglie minorenne.

Sedicente poiché nel racconto dell’uomo sono emerse parecchie incongruenze che fanno dubitare della sua autenticità.

Casa distrutta da una bomba

Lui, come si legge in una sentenza del Tribunale amministrativo federale (TAF), è arrivato in Svizzera nel 2019, insieme a tre fratelli e ai genitori, grazie a un programma di reinsediamento deciso dal Consiglio federale. A quel momento erano già trascorsi sei anni da quando, nel 2013, l’intera famiglia aveva dovuto espatriare a seguito dello scoppio di una bomba che ne aveva distrutto l’abitazione.

La loro precaria situazione aveva spinto l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati a riconoscere a tutti i membri della famiglia lo statuto di rifugiati e a proporli per un programma di reinsediamento. Così nel 2019 si sono involati per la Svizzera, dove hanno preso casa nel nostro cantone.

Tutti i figli si sono registrati come celibi. Ma due anni dopo, nel 2021, uno di loro ha presentato una domanda di ricongiungimento familiare chiedendo di concedere un permesso anche a colei che lui diceva fosse sua moglie. Una connazionale ancora oggi minorenne che, in base ad alcuni documenti di dubbia autenticità da lui presentati alle autorità, avrebbe sposato nel 2019, quando lei aveva 14 anni.

Di regola il coniuge di un rifugiato ha diritto di essere riconosciuto anche lui come rifugiato e di ottenere asilo in Svizzera. In questo caso però la domanda dell’uomo si è scontrata con una serie di ostacoli.

Troppe incongruenze

In primo luogo la SEM si è chiesta come mai al suo arrivo in Svizzera l’uomo abbia dichiarato di essere celibe e, a precisa domanda, abbia aggiunto di non essere nemmeno fidanzato e di non avere intenzione di sposarsi nel breve termine. Lui ha replicato dicendo di avere avuto paura che il matrimonio potesse inficiare le sue possibilità di ottenere asilo in Svizzera. Una giustificazione incomprensibile, visto che egli è arrivato nel nostro Paese con lo statuto di rifugiato già in tasca.

Secondariamente è stata messa in dubbio l’autenticità del matrimonio. L’uomo ha infatti lasciato definitivamente la Siria nel 2013, quando la sua sedicente moglie aveva solamente 8 anni. Da allora la ragazza è rimasta in patria, mentre lui non vi è più tornato. Come è possibile che i due si siano sposati e abbiano vissuto insieme, come lui ha provato a far intendere? E perché, se il matrimonio fosse vero, egli ha aspettato due anni prima di presentare una domanda di ricongiungimento familiare in Svizzera?

Alla prova dei fatti, la sua versione è crollata. Il Ministero pubblico lo ha condannato per conseguimento fraudolento di una falsa attestazione e la SEM si è rifiutata di concedere il ricongiungimento familiare con la sedicente moglie siriana, decisione confermata su ricorso dal TAF.

Ad ogni modo, anche se il matrimonio fosse stato effettivo, non avrebbe potuto essere riconosciuto in Svizzera, in base alla già citata legge federale sulle misure contro i matrimoni forzati e di minori.

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