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Risparmio? No, rialzo delle pigioni

Tra i rincari energetici e il costo della vita che sale, gli inquilini iniziano a temere il peggio
© CdT/Chiara Zocchetti
Giorgia Cimma Sommaruga
28.05.2023 11:45

Tra il rincaro energetico, e gli stabili non sempre di ultima generazione, molti ticinesi si domandano se le pigioni aumenteranno. E settimana prossima si attende un ritocco verso l’alto del tasso ipotecario - che per tre anni è rimasto stabile al 1,25% - e i proprietari delle unità abitative avranno ora diritto ad aumentare le pigioni.  Tuttavia, a sentire lo studio recentemente pubblicato da HelloSafe («Il peso dell’affitto nei bilanci delle famiglie svizzere è diminuito del 9% in 3 anni»), nel 2023 gli svizzeri spenderanno in media il 9% in meno del loro reddito netto mensile per l’affitto rispetto al 2019. Dunque non ci sarebbe nulla da temere. Ma i dati di partenza sono delle medie di un campione parziale. Lo studio si basa infatti su medie nazionali e cantonali incrociate, ma quelle cantonali sono basate su un campione di soli 16.000 clienti del partner di HelloSafe Multicredit e sono parziali, poiché si riferiscono solo a 7 cantoni svizzeri su 26. Inoltre, il Ticino non è incluso come approfondimento nello studio e viene trattato come l’effetto di una media. Ma allora qual è la reale situazione ticinese degli immobili in affitto? 

Dati fuorvianti

Secondo Manuel Gamper, direttore di Multi RE SA, ed esperto del settore immobiliare, la situazione ticinese è ben diversa da quella prospettata nello studio. «Nessuna riduzione media del 9% che viene fatta tra sette cantoni svizzeri di dimensioni molto diverse tra loro», spiega. Inoltre, il campione potrebbe non essere rappresentativo e viene fatta una media non ponderata tra le varie percentuali. «Dunque questo 9% viene tolto dalla spesa media della media del 21% circa», dice Gamper. «Alla fine parliamo di circa un 2%». Inoltre secondo lo studio di HelloSafe il Ticino ha registrato un aumento degli affitti dell’1.58% in due anni. Tuttavia, a ben vedere, «se fosse vero che si spende quasi il 2% in meno degli affitti, ma c’è quasi il 2% in più di costo, per avere una riduzione effettiva della spesa sarebbe necessario un aumento medio dei redditi», afferma. E questo non è verosimile poiché i redditi non sono aumentati in questi anni.

Si pagherà meno per gli affitti? 

Sarà davvero così? Le famiglie ticinesi pagheranno meno le pigioni? Improbabile. Secondo lo studio «i nuclei famigliari ticinesi pagano un affitto inferiore del 12% rispetto alla media nazionale», tuttavia l’esperto mette questo dato in prospettiva: «A fronte di pigioni inferiori di circa il 10% rispetto alla media nazionale, in Ticino abbiamo anche stipendi mediani più bassi di oltre il 20% rispetto al resto della Svizzera». Di conseguenza, l’incidenza dell’affitto per un ticinese è sicuramente più marcata rispetto al resto dei confederati. E, tra le altre cose, lo studio afferma anche che Lugano è l’ottava città più cara in Svizzera per affittare una casa. Tuttavia, anche in questo il dato è parziale perché vengono presi in considerazione solo gli appartamenti con 3-4 locali fra sole 10 città scelte a campione. 

«Sono molto preoccupata», interviene Teresa Momtaz della Gemtrust SA, fiduciaria attiva nei servizi immobiliari. «Noi ci occupiamo prevalentemente di amministrare stabili per conto dei proprietari e nell’ultimo anno non le nego che ci siamo confrontati spesso con i nostri clienti sull’aumento delle bollette: dall’energia al gas». Secondo Momtaz il problema in Ticino è particolarmente sentito a causa della vicinanza con l’Italia «dove la vita costa molto meno, in realtà penso sia così un po’ per tutte le zone di frontiera, vale lo stesso per Ginevra o Basilea, e alla fine chi ne paga le conseguenze siamo noi svizzeri che viviamo e lavoriamo qui». 

E i rincari dove sono?

Infatti dal 2019 ad oggi la situazione «spese accessorie» è drasticamente cambiata. «Prima - interviene l’esperto - c’erano i tassi bassi, il costo dell’energia era inferiore. Era tutto vantaggioso: una situazione ideale per chi operava nel settore immobiliare». Oggi invece la situazione è cambiata: c’è un aumento dei tassi di interesse e dei costi dell’energia e una diminuzione della produzione di nuove unità abitative. E, in prospettiva, quali diminuzioni? «Tutti gli indicatori suggeriscono maggiori costi e minori entrate per la maggior parte dell’economie domestiche, altro che risparmio», conclude Gamper. 

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