Sotto la lente

Se la giustizia è una lumaca

Il Tribunale d’appello contava alla fine dell’anno scorso 2.473 ricorsi inevasi, di cui 244 da più di due anni e 269 da addirittura più di cinque anni
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Andrea Stern
Andrea Stern
04.09.2022 16:00

Da quattro anni non può più permettersi di andare in vacanza. Deve contare bene i soldi prima di eventualmente concedersi una cena al ristorante. Deve pagare il dentista a rate. Ha dovuto indebitarsi. E questo sebbene durante la sua carriera professionale fosse riuscito a mettere da parte una discreta somma di denaro. Ma i risparmi del dottor Alessandro von Wyttenbach, sono bloccati da quando nell’agosto 2018 la magistratura fece arrestare Paolo Clemente Wicht con l’accusa di una serie di reati patrimoniali.

Reati poi rivelatisi inesistenti. Nel settembre 2021 Wicht fu scagionato dal grosso delle accuse. Il procuratore pubblico Daniele Galliano, che aveva ripreso l’inchiesta dal dimissionario Andrea Minesso, emise nei suoi confronti soltanto un decreto d’accusa, per alcuni reati amministrativi minori.

In teoria la vicenda avrebbe dovuto chiudersi lì. Ma la ex moglie di Wicht, che con la sua denuncia aveva provocato l’avvio dell’inchiesta, ha interposto reclamo contro il decreto d’abbandono firmato dal procuratore Galliano. Un reclamo tuttora inevaso, come conferma il Ministero pubblico.

Era meglio essere veggenti

E così, a oltre quattro anni dall’apertura dell’inchiesta, Wicht non può ancora tornare in possesso dei suoi soldi. Tantomeno von Wyttenbach, che nell’inchiesta è sempre stato solo parte lesa. Il suo unico errore, se così lo si può definire, è stato di affidare i propri risparmi a una persona di fiducia, senza riuscire a prevedere che un giorno avrebbe anche potuto essere arrestata ingiustamente.

Fatto sta che l’età avanza, il dottor von Wyttenbach va per gli 89 anni e continua a essere costretto a vivere in condizioni finanziarie molto precarie. A causa di quella che lui ritiene essere una giustizia troppo lenta.

«La giustizia è lenta - conferma l’ex procuratore pubblico Paolo Bernasconi -, io ci lavoro da cinquant’anni ed è sempre stata lenta. Le autorità sono molto veloci quando si tratta di ordinare misure provvisionali, in poche ore possono ottenere sequestri anche di valori importanti. Ma poi i procedimenti innestano la marcia di crociera, che è oggettivamente lenta».

Il diritto di ricorrere

Un male necessario. «La giustizia è immancabilmente lenta, in Ticino come negli altri cantoni e negli altri Paesi civili – aggiunge l’avvocato Bernasconi -, perché prevede una serie di garanzie a favore del rispetto dei diritti di tutti i partecipanti al procedimento. Queste garanzie significano che ognuno ha possibilità di ricorso, solitamente a due istanze giudiziarie. E sappiamo che i tribunali sono notoriamente sovraccarichi di ricorsi».

Il Tribunale d’appello contava alla fine dell’anno scorso 2.473 ricorsi inevasi, di cui 244 da più di due anni e 269 da addirittura più di cinque anni. Una situazione «molto preoccupante », per il Consiglio della magistratura. Solo per evadere tutte le pendenze servirebbero un anno e cinque mesi di lavoro. Ma ogni giorno arrivano sul tavolo nuovi dossier e quindi diventa difficile risalire la china.

«I franchi utilizzati per la giustizia non sono una spesa bensì un investimento - sostiene Pierluigi Pasi, ex procuratore capo dell’antenna luganese del Ministero pubblico della Confederazione e già giudice cantonale -. Tra i fattori che rendono attrattivo un territorio non ci sono solo il paesaggio e la fiscalità. L’erogazione della giustizia in tempi rapidi favorisce l’insediamento di nuove attività. Un imprenditore va dove in caso di litigi può ottenere giustizia velocemente, non dove i tribunali lasciano marcire o distruggono le prove prima dei giudizi come accade nei Paesi meno sviluppati».

E per garantire la velocità servono i mezzi. La politica ne è cosciente, anche se poi spesso fatica a concretizzare gli auspici, come nell’attuale caso della nomina di un nuovo procuratore pubblico, che rasenta la tragicommedia. Von Wyttenbach non vuole lanciare accuse né entrare nel merito delle diatribe politiche. Vorrebbe solo poter disporre dei suoi soldi. Lui come tante altre persone trovatesi invischiate in procedimenti che sembrano non finire mai.

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