In positivo

Senza gambe, Dilorom è ancora in piedi

La storia di una donna uzbeka colpita da un incidente agricolo, e di come si è reinventata sarta diventando un "caso"
Dilorom Yuldasheva
Prisca Dindo
14.09.2025 06:00

L'istante in cui il cotone grezzo della gonna si impigliò nella mietitrebbia, fu un lampo di terrore. Poi, per lei, il mondo si fece solo buio e fragore. Dilorom Yuldasheva stava correndo a casa per preparare il pranzo ai figli quando le lame d’acciaio dell’infernale macchinario le tranciarono le gambe. Non è facile essere una disabile a Denov, nella regione rurale di Surkhandarya, in Uzbekistan. Qui le donne sono costrette a lavorare duramente nei campi: badare alla famiglia e guadagnarsi da vivere è un esercizio difficile. Figurarsi quando si perdono entrambe le gambe.

Dilorom era troppo povera per acquistare una sedia a rotelle. Aveva bisogno di quella elettrica, perché le strade attorno a Denov sono fangose. Tuttavia, quando le autorità uzbeke vennero a conoscenza della sua storia, gliene fornirono una. Per lei, era come riavere le sue gambe. La felicità durò poco: la sedia a rotelle consegnatale in pompa magna dalle autorità uzbeke, si rivelò essere stata presa in prestito da un’anziana di un altro quartiere, perciò le fu tolta.

Di fronte a tale ingiustizia, lo sconforto assalì Dilorom. Si sentì talmente inutile da suggerire a suo marito di sposarsi con un’altra, perché ormai lei in quelle condizioni non poteva più adempiere ai compiti di una moglie. Lui, contrariamente a ciò che impongono le tradizioni non scritte uzbeke, rifiutò la proposta: voleva un gran bene a Dilorom e non poteva certo abbandonarla. Non fu l’unico incredibile sostegno che la fece rinascere.

A Denov scattò una gara di solidarietà. I vicini le offrirono i loro risparmi, la moglie di suo cognato la aiutò nelle faccende domestiche. Un anno dopo l’incidente, i parenti riuscirono a raccogliere i fondi necessari per acquistarle due protesi nuove di zecca. Nel frattempo Dilorom, che è mamma di tre figli, non è rimasta con le mani in mano. Ha combattuto la disperazione che ogni tanto l’assaliva pensando di realizzare un sogno che aveva fin da giovanissima: garantire alle donne contadine uzbeke un’alternativa al sole cocente dei campi. Acquisendo nuove competenze, avrebbero potuto raggiungere l’indipendenza finanziaria. Siccome adorava il cucito fin da piccola, cominciò ad accarezzare l’idea di aprire una piccola sartoria. In un primo momento esitò, perché vivendo in una casa condivisa temeva che il ronzio delle macchine da cucire potesse disturbare i vicini. Ma poi si lanciò nella sua attività imprenditoriale puntando soltanto su personale femminile. Una scommessa vincente.

Oggi la sartoria di Dilorom ha il vento in poppa. Le sue dipendenti, una quarantina di giovani di età compresa tra i 15 e i 45 anni, cuciono principalmente uniformi scolastiche, abiti da lavoro e biancheria per gli asili. Ma è con gli abiti da sposa che fanno i grandi incassi.

«Grazie al cucito, sono finanziariamente indipendente. Non chiedo nemmeno soldi a mio marito, e così le mie impiegate, che hanno lasciato da tempo i campi. Ora sto pensando di promuovere altre attività imprenditoriali», ha dichiarato al «Times of central Asia», il sito che ha raccontato la sua storia. Nel 2024 la BBC ha pubblicato la lista delle cento donne influenti e stimolanti dell’anno. Accanto ai nomi di grandi attrici come Sharon Stone e di premi Nobel per la pace come Nadia Murad, c’è pure il suo. Dilorom Yuldasheva, la piccola imprenditrice dell’Uzbekistan, riuscita a dimostrare che nulla è impossibile.

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