Si può essere verdi e liberali?

Una piccola caduta (-0,25%) ha provocato grossi danni (-6 seggi) in casa verde liberale. Le elezioni federali hanno tarpato le ali a un partito che volava ad alta quota ma che ora si ritrova a interrogarsi sul proprio ruolo nell’arena politica. È davvero possibile essere allo stesso tempo verdi e liberali? Non c’è il rischio di non essere considerati né l’uno né l’altro?
«È vero che forse il nome non aiuta ad affermare la nostra identità - riconosce Stefano Dias, presidente della sezione ticinese dei Verdi Liberali -. Magari ci si confonde da una parte verso i Verdi, dall’altra verso il PLR. Dobbiamo trovare una nuova soluzione a livello comunicativo. Non dico di cambiare il nome ma dobbiamo riuscire a spiegarci meglio agli elettori senza perderci in tecnicismi».
Ambientalisti con i piedi per terra
Una sfida. «Non è semplice essere ambientalisti con i piedi per terra - afferma Franco Marinotti, fondatore e già presidente della sezione ticinese dei Verdi Liberali, che ha lasciato nel 2019 -. Bisogna saper digerire e maturare il principio del liberalismo applicato all’ambiente, in modo da estenderlo ai temi dell’economia e della società».
Una politica di centro, volta alla ricerca di soluzioni concrete. «Una politica moderata, equilibrata e pragmatica - afferma Evelyne Battaglia-Richi, candidata verde liberale alle ultime elezioni federali dopo una vita nel Centro -. Il nostro partito riempie un vuoto sullo scacchiere politico, perché da una parte ci sono i Verdi che si crogiolano nell’idealismo, dall’altra il PLR che, nella sua maggioranza, antepone le necessità dell’economia a quelle dell’ambiente. Noi Verdi Liberali invece mettiamo il focus sulla ricerca di soluzioni pragmatiche e percorribili».
Esattamente ciò che Gianfranco Poli cercava di fare negli anni ‘80 con il suo Movimento ecologista ticinese. «Effettivamente sì, eravamo molto simili ai verdi liberali di oggi - afferma Poli -. Io sono sempre stato di sinistra sui temi in cui bisogna essere di sinistra, di destra quando bisogna essere di destra. Per esempio, io sono per la difesa della natura, ma penso anche che se il lupo ti mangia 30 capretti sia giusto eliminarlo. In politica ci vogliono la sinistra, la destra e il centro. Bisogna essere equilibrati, non difendere solo sé stessi, ma cercare di capire le situazioni. Ecco, non conosco bene i Verdi Liberali ma mi sembra che abbiano questo spirito».
Figli di una stessa causa
Ed è con questo stesso spirito pragmatico che i Verdi Liberali stanno valutando le congiunzioni in vista delle elezioni comunali del 14 aprile 2024. In certi comuni correranno da soli, in altri con il Centro, in altri ancora con il PLR, a dipendenza delle opportunità e dei rapporti personali. Spicca, almeno per ora, l’assenza di congiunzioni con i «fratelli maggiori» dei Verdi.
«A me piacerebbe vedere un riavvicinamento tra partiti ecologisti - interviene Domenico Zucchetti, membro di comitato dei Verdi con un breve passato nei Verdi Liberali -. Siamo due partiti che portano avanti temi comuni, credo che sarebbe positivo per tutti se potessimo farlo assieme».
In barba a chi pensa che i Verdi siano nemici delle libertà. «Io sono imprenditore - riprende Zucchetti - e mi rendo conto che l’ecologia non è una scelta. L’economia circolare oggi è diventata un’esigenza. Chi riesce a riciclare di più ha un vantaggio competitivo, può fare prezzi migliori e vendere di più. Oggi tutte le aziende più efficienti sono allineate con l’ideologia verde, non perché gliel’hanno detto i verdi, ma perché conviene».