Ticino

«Siamo sempre alla ricerca di posti di accoglienza per richiedenti l’asilo»

La direttrice di Croce Rossa Ticino, Debora Banchini Fersini su un'emergenza che non fa più notizia nonostante il continuo aumento degli arrivi
La direttrice di Croce Rossa Ticino, Debora Banchini Fersini. © CdT / Gabriele Putzu
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
26.05.2024 17:00

Un’emergenza che non fa più (quasi) notizia. Perché il numero di richiedenti l’asilo continua ad aumentare e si ingrosserà ancora di più con l’estate. Eppure in Ticino scarseggiano i posti di accoglienza .Tanto che la direttrice di Croce Rossa Ticino, Debora Banchini Fersini specifica: «Siamo sempre alla ricerca di nuove strutture idonee dove ospitarli».

Per il 2024 la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) prevede ancora una volta, quale scenario più probabile, circa 30mila nuove domande d’asilo. Quanti sono oggi i richiedenti l’asilo presenti nelle vostre strutture?
«Nei centri di accoglienza in Ticino della Croce Rossa, che si compongono di foyer per minorenni non accompagnati e centri per adulti e famiglie (alloggi collettivi o pensioni/motel) oggi sono ospitati e gestiti dalla nostra organizzazione circa 900 richiedenti l’asilo».

Quanti sono i vostri centri? Dove sono dislocati?
«I foyer per minorenni non accompagnati sono a Castione, Paradiso, Riazzino, Claro e temperaneamente anche a Biasca. I centri per adulti sono in tutto il Ticino, a Paradiso, Cadro, Giornico e Biasca. Le pensioni si trovano invece a Vezia, Coglio, Locarno, (tre sedi, di cui una aperta soltanto un mese fa), Bellinzona, Losone, Giubiasco, Cavigliano, Agarone e Tenero».

A suo giudizio qual è idealmente la soluzione migliore. Ospitare i richiedenti nelle pensioni o nei centri?
«Ovviamente i centri sono la soluzione migliore. Anche perché le persone possono usare la cucina e prepararsi da mangiare in autonomia. Può non sembrare rilevante, eppure la tavola non è importante solo nella nostra cultura ma in tutte, quindi anche in quelle delle persone che fuggono da altri Paesi e arrivano in Svizzera. A Cadro e in altri centri ad esempio sono a disposizione alloggi per famiglie che hanno cucine proprie. In questo modo ogni famiglia o gruppo può contare su un proprio fornello, ma anche su una propria dispensa. Detto questo, le pensioni in questi anni di grandi afflussi sono state molto importanti e positive».

Al di là delle cucine, centri e pensioni sono gestiti da voi allo stesso modo?
«Certamente, siamo noi a occuparci dell’accoglienza, della presa a carico sociale, dei bambini che vengono subito scolarizzati, dell’assistenza sanitaria, degli psicologi e di tutto il processo di integrazione, che prevede corsi di italiano e l’inserimento professionale, dagli stages a interventi di utilità pubblica. Un percorso di integrazione a 360 gradi. Nel caso delle pensioni sono presenti altri attori che sono i gestori, che hanno però come unico compito quello di fornire vitto e alloggio, hôtellerie per intenderci. Ruoli diversi e separati. La presa a carico di richiedenti asilo e rifugiati è di competenza di Croce Rossa, che in diversi luoghi è presente 24 ore su 24».

Come è formulato il mandato cantonale a Croce Rossa?
«Il nostro modello prevede una presa a carico completa, quindi socio educativa e assistenziale che comprende l’educazione, la scolarizzazione, la formazione, il sostegno psicologico, l’assistenza sanitaria, l’accompagnamento sociale e l’integrazione. Tutto questo disponendo di un team multidisciplinare specialistico, che va dal case manager al job coach, dai formatori agli educatori, dagli operatori sociali agli psicologi, passando per il personale sanitario, i mediatori interculturali, e i volontari».

Anche il nostro settore ha subito un taglio causato dalla non felice situazione della finanze cantonali. Se fino al termine del 2022 avevamo la possibilità di mettere a disposizione un operatore ogni 37 richiedenti l’asilo, oggi siamo passati a un operatore per 59 richiedenti l’asilo

Davvero un gran numero di specialisti, quanti sono?
«Sono un centinaio di persone. Non tante in realtà se si considera che devono seguire, come detto poc’anzi, circa 900 richiedenti l’asilo. Ecco perché siamo sempre alla ricerca di spazi ma anche di personale specializzato»

Parlando di presa a carico viene spontaneo chiedersi com’è formulato il sostegno cantonale.
«Anche il nostro settore ha subito un taglio causato dalla non felice situazione della finanze cantonali. Se fino al termine del 2022 avevamo la possibilità di mettere a disposizione un operatore ogni 37 richiedenti l’asilo, oggi siamo passati a un operatore per 59 richiedenti l’asilo. Anche per la presa a carico dei minori non accompagnati ci sono stati dei tagli. Non assolutamente una situazione facile vedendo il numero di minorenni non accompagnati che è salito davvero verso l’alto. Solo a Paradiso, per fare un esempio, abbiamo 96 minori non accompagnati con un’età media di 16 anni, minori che provengono per la maggior parte dall’Afghanistan».

Poco fa ha detto che servono sempre nuovi spazi per i richiedenti l’asilo. Eppure non è sempre così facile trovare Comuni favorevoli.
«Quando si parla di migrazione spesso il tema viene strumentalizzato e purtroppo non solo sul tema della ricerca alloggi. Spesso si gioca sulla paura per far passare appunto messaggi di timore. Ma i richiedenti l’asilo sono come noi, sono persone, uomini, donne, bambini, giovani, solo che sono nati in posti del mondo che non permettono una vita sicura e rispettosa. Se io fossi nata in Afghanistan probabilmente oggi sarei io stessa una migrante o starei facendo partire mio figlio minorenne da solo, con tutte le paure e le angosce che una madre può avere a fronte di un viaggio come quello che viene compiuto, nella speranza di giungere in un luogo che restituisca il diritto di vivere. Dove nasciamo è dato alla fatalità della vita, non va dimenticato. Ma devo dire anche un’altra cosa».

Prego.
«Quando facciamo conoscere quello che facciamo, incontriamo invece dialogo, voglia di conoscenza e grande apertura da parte della popolazione ticinese».

Nonostante ciò, quando si parla di richiedenti l’asilo sembra che nessuno li voglia sul proprio territorio.
«Gestire i richiedenti l’asilo significa lavorare in stretta collaborazione con il territorio. Non creiamo delle «isole felici», come ho letto di recente, separate dalla realtà ticinese. Anche se ognuno tende a pensare al proprio pezzettino, bisogna comprendere che il Ticino è una realtà unica. Occorre ancora superare certi pregiudizi».

Migliorare si può sempre. Noi cerchiamo di farlo sempre a partire dalle persone che accogliamo. Gli ospiti dei nostri centri danno dei feedback che cerchiamo di accogliere

Come si può migliorare, se si può, il sistema della gestione dei profughi in Ticino?
«Migliorare si può sempre. Noi cerchiamo di farlo sempre a partire dalle persone che accogliamo. Gli ospiti dei nostri centri danno dei feedback che cerchiamo di accogliere. È chiaro che le risorse sono quelle che sono e facciamo il nostro meglio, e anche di più, con le risorse che abbiamo. Poi si può fare sempre di più. Anche se ad esempio nell’integrazione abbiamo fatto davvero molto negli ultimi anni».

Può spiegarsi meglio?
«Negli anni c’è stata una grande evoluzione e ciò è un bene perché il percorso di integrazione è fondamentale ed è capace anche di alleviare situazioni di estrema fragilità date dai traumi del viaggio, che inevitabilmente sono presenti. Bisogna investire sull’integrazione, assolutamente sempre».

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