Città

Tiro al piccione

Il Cantone si affida al falco pellegrino per ripulire le aree urbane dall'odiato pennuto
L'idea è di creare nidi artificiali per i falchi.
Andrea Stern
Andrea Stern
15.05.2022 06:00

Il falco pellegrino è il più veloce tra gli uccelli. Quando si lancia in picchiata, può raggiungere velocità superiori ai 250 chilometri orari. In Europa ha rischiato di estinguersi nel periodo in cui si faceva largo uso di DDT. Dopo la messa al bando del pesticida, ha ripreso a diffondersi. E oggi potrebbe costituire l’arma decisiva nella logorante lotta tra le città e i piccioni.

«L’idea è di creare dei nidi artificiali per il falco pellegrino sui tetti dei palazzi più alti delle città ticinesi, in modo da facilitare la riproduzione di questo predatore e la sua diffusione in ambito urbano - spiega Roberto Lardelli, presidente dell’Associazione Ficedula -. È una tecnica che viene dall’Inghilterra e che è già stata implementata in altre città svizzere ed europee. Ora, insieme all’Ufficio della natura e del paesaggio (UNP) e alle Amministrazioni comunali, la stiamo introducendo anche in Ticino».

L’esempio del Pirellone

L’UNP ha il ruolo di promuovere la biodiversità urbana. Nel caso concreto, la diffusione di specie prioritarie per la conservazione, come il falco pellegrino, può contribuire a contenere l’espansione del piccione, volatile amato da taluni ma odiato da altri per la sua incredibile capacità di spargere sterco ovunque e, spesso, di propagare malattie.

Per attirare il falco pellegrino basta acquistare una scatola, posarla sul tetto di un palazzo e aspettare che il rapace ne faccia casa sua. Più il palazzo è alto, meglio è. Come dimostra l’esempio di Milano, dove da alcuni anni una coppia di falchi pellegrini ha scelto di andare ad abitare sul Pirellone, a 125 metri di altezza. «Non è raro vedere i due uccelli fiondarsi in piazza - spiega Lardelli - e acchiappare qualche piccione».

A maggior ragione adesso che la famiglia si è ingrandita. Nell’aprile scorso, in diretta grazie alla webcam rivolta sul nido, migliaia di persone hanno potuto assistere alla schiusa delle uova che ha regalato quattro piccoli falchetti ai genitori, chiamati Giò e Giulia.

Un ritorno naturale

«Il ritorno del falco pellegrino avviene in maniera naturale - prosegue Lardelli -. Noi cerchiamo di facilitarlo offrendogli dei punti di riproduzione aggiuntivi oltre alle nicchie che già può trovare su certe pareti naturali».

Spetta poi al predatore scegliere dove andare ad abitare. «Oggi abbiamo una coppia nei pressi della città di Lugano, un paio attorno a Mendrisio, un paio nel Bellinzonese, un’altra coppia che già nidifica in maniera naturale aLocarno - spiega Lardelli -. Ci vorrà tempo, ma c’è sicuramente spazio per un’ulteriore diffusione di questo rapace nelle città ticinesi».

A scapito dei piccioni, prede predilette dal falco pellegrino poiché piuttosto grandi rispetto agli altri volatili presenti in ambito urbano. «I piccioni vengono portati al nido e consumati dai giovani falchetti - precisa Lardelli -. Non ne resta più traccia».

Altre misure inefficaci

È la legge della natura, capace di garantire un equilibrio tra le specie molto meglio di qualsiasi intervento umano. «Tutte le strategie adottate finora hanno mostrato i loro limiti - osserva Lardelli -. La misura più efficace sarebbe quella di proibire il foraggiamento dei piccioni in città. Ma è un divieto quasi impossibile da far rispettare. Le autorità non possono stare dietro a tutti coloro che, pensando di fare del bene, offrono ai volatili briciole di pane o altro».

Non è nemmeno possibile sparare ai piccioni o avvelenarli. Mentre gli spuntoni presentano delle controindicazioni. «Purtroppo questi aculei sono un elemento negativo per tante altre specie che, al contrario dei piccioni, avrebbero bisogno di essere salvaguardate. Penso ai balestrucci o ai rondoni, che a volte si trovano infilzati sugli spuntoni».

C’è anche la taccola

Meglio quindi affidarsi al rimedio naturale dei falchi pellegrini. O di altri uccelli che possono insediare il monopolio cittadino dei piccioni. «A Lugano vogliamo anche favorire la diffusione della taccola - conclude Lardelli -. È un corvide che ricorda un po’ la cornacchia grigia, ma è più piccolo. Ha un verso molto simpatico e non sporca. Ed è un ottimo controllore dell’espansione dei piccioni. Perché va matto per le sue uova».