Cibo&Vino

Un ticinese in Sardegna, e tre ettari di uva

Francesco Welti, giornalista locarnese, nel 2013 ha mollato (quasi) tutto per rifarsi una vita tra mare e vigneti
Francesco Welti nella sua vigna ticinese. © Ti-Press
Mauro Spignesi
16.04.2023 06:00

Lavoro, passioni, strade della vita. Francesco Welti si è sempre dovuto sdoppiare. È nato a Bellinzona ma è cresciuto a Kreuzlingen, osservando la Germania sull’altra sponda del lago di Costanza; è svizzero da parte di padre e italiano da parte di madre; dalla sua casa in Ticino vede un pezzo d’Italia; dalla sua cantina in Sardegna scorge le coste imponenti della Corsica; e insieme alla professione di giornalista e traduttore combina l’avventura (ormai diventata anche questa una professione) di vignaiolo. «Il mio - racconta - non è un dualismo, nel senso che alla fine riesco sempre a conciliare tutto, sia psicologicamente che nella pratica quotidiana».

Il grande salto nel 2013

Francesco Welti ha lavorato per diversi giornali, spesso con incarichi di rilievo: è stato caporedattore di testate come «ONZ Obwalden und Nidwalden Zeitung» e poi «Tessiner Zeitung», e ha scritto saggi e biografie come quella di Max Emden, collezionista d’arte e proprietario delle Isole di Brissago. Poi, la svolta. Nel 2003, insieme alla compagna Regula Graf, ha cominciato a lavorare un piccolo vigneto a Minusio e a produrre merlot. Nel settembre 2013 ha compiuto il grande salto: ha acquistato tre ettari di terreno nel nord della Sardegna e ha creato prima un B&B e poi una cantina, la Sughera, in omaggio agli alberi secolari che caratterizzano questa terra.

«Quando dirigevo il settimanale «Tessiner Zeitung» - racconta Francesco Welti - ho cominciato a collaborare con un viticoltore. Sono rimasto affascinato dal mondo della vite e della produzione del vino. Così ho preso un piccolo vigneto e creato una mia piccola cantina a Minusio». Qui Welti e la compagna Regula hanno collaudato e preparato un progetto più vasto. «Volevamo concretizzare la nostra esperienza. Avevamo diverse ipotesi - prosegue il giornalista e vignaiolo - e a Regula piaceva molto anche la Corsica. Ma la Sardegna, dove andavo in vacanza sin da ragazzino, è sempre stata la mia seconda terra. Così con i risparmi ho comprato questi tre ettari di terreno dove non c’era nulla, a parte una casa di vacanza da ristrutturare. Il vantaggio è che il terreno si trova in una zona dove si fa viticoltura da millenni. E qui abbiamo piantato le prime barbatelle, dopo aver arato e ripulito da erbe e pietre».

La patria del Vermentino

Da allora Francesco Welti ha cominciato a fare avanti e indietro fra Ticino e Sardegna. La sua azienda è nel territorio di Aglientu, un paese nel nord dell’isola, nella zona storica che si chiama Gallura, la patria del Vermentino, il bianco più conosciuto. «Inizialmente non è stato facile. C’era un progetto, ma non abbiamo potuto realizzarlo se non a tappe. Ho creato tutto dalla A alla Z. Abbiamo dovuto superare una marea di problemi, a cominciare da quelli burocratici che hanno fatto slittare la produzione di due anni e bloccato la costruzione della cantina che è operativa dal 2019». Nel frattempo è andata avanti la struttura del Bed & Breakfast. «Il nostro progetto punta su due cardini: il vino e le vacanze. Chi viene da noi sta in mezzo alle vigne, nella campagna poco distante dal mare di Vignola. Un paradiso», aggiunge Welti. Rispetto al Ticino lo scenario cambia parecchio. «Qui clima, suolo, tipi di vite, lavorazione, è tutto diverso. Ma la magia è racchiusa in questa incertezza, nel fatto che non sai mai che vino produrrai: ogni annata è diversa e si porta dietro i suoi gusti, i sapori e gli odori, ogni annata ti regala una nuova esperienza».

A 480 metri sul livello del mare

Oggi il riscaldamento climatico è sicuramente un problema. «Ho acquistato questo terreno a 480 metri sul livello del mare proprio per evitare il troppo caldo e avere una zona piuttosto ventilata. Facciamo sei tipi di vino e l’anno scorso siamo stati ammessi nell’associazione VinNatur. Sin dall’inizio abbiamo gestito il vigneto secondo linee guida più severe rispetto ai normali modelli biologici». Welti ama andare alla ricerca di vecchie varietà rare. «Ad esempio io ho impiantato barbatelle di Caricagiola (significa «che carica molto», che ogni pianta porta molti grappoli), è un vitigno autoctono presente anche in Corsica, qui quasi non si trovava. Oppure ho piantato un vitigno unico dalla biodiversità della Sardegna, come Arvesiniadu, a bacca bianca».

Anche se, vista la zona, il primo vino della Sughera è l’Ino, Vermentino in purezza. Poi c’è Iadu, prodotto con uve appunto Arvesiniadu, una parte di Vermentino e una piccola aggiunta di Moscato. Per i rossi c’è Iola, Caricagiola e Monica. E, ancora, il Vale, con un con Bovale sardo (altra varietà piuttosto rara), una parte di Cannonau, e una di Merlot per dare una nota di eleganza. Ancora: il Lari, con Cagnulari, e il Cannonau. L’ultimo arrivato è il rosato, il Vale, con uvaggio di Bovale sardo, Cannonau e Monica.

Le difficoltà della vendita

Si dice poi sempre che produrre il vino non basta, un buon vignaiolo deve anche saperlo vendere. Francesco Welti ha cominciato a proporre i suoi prodotti a piccole enoteche e ristoranti, anche in Ticino. «Purtroppo i problemi burocratici - confessa - che ci hanno bruciato due anni di produzione ci hanno inizialmente frenato. Ora abbiamo cominciato a lavorare con aziende che distribuiscono a livello nazionale in Italia e in Svizzera. Oltre che con la vendita online nel nostro sito». L’obiettivo è arrivare a 10mila bottiglie per vendemmia. «Molto comunque dipende dalla qualità, l’anno scorso, ad esempio, è venuta giù una forte grandinata che ha in parte rovinato il raccolto. Sono imprevisti che possono capitare».

Ma si riesce a vivere con tre ettari di vigna? «Sì, ma serve tanta pazienza e tanto lavoro. Oltre che passione. In questa attività non bisogna mai fermarsi, c’è il lavoro nella vigna, c’è quello in cantina, c’è la promozione, c’è la distribuzione, bisogna tenere in piedi i conti e il fatturato. Noi per questo sin dall’inizio abbiamo integrato la parte turistica, perché con questa formula, vino e vacanze, il progetto della Sughera riesce a restare in equilibrio. Quando siamo partiti abbiamo creato le «azioni del vino». E molti privati hanno aderito acquistandole, si sono così assicurati dieci ceppi e un certo numero di bottiglie, la possibilità di venire a soggiornare qui da noi e vedere le diverse fasi della produzione, la possibilità, ancora, di partecipare alla vendemmia e alle degustazioni. Sono i nostri ambasciatori. Io poi continuo e non voglio rinunciare neppure all’attività giornalistica e di traduttore».

I rapporti tra colleghi

Come sono i rapporti tra colleghi? «In Ticino conclude Welti - ho riscontrato molta collaborazione tra piccoli produttori. In Sardegna si creano amicizie, si discute, ci sono scambi di vedute e di esperienze. Soprattutto tra piccoli viticoltori artigianali con particolare attenzione per l’ambiente. La produzione sta cambiando, stanno cambiando i tempi di fermentazione, i gusti dei consumatori che cercano sempre più prodotti naturali. C’è molta attenzione e curiosità per il vino. E tanti investono in questo settore. Io ho un vicino che ha acquistato 120 ettari e arriva in vigna in elicottero».