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Un'infanzia calzante per piccoli e grandi

Da quasi 30 anni si occupa di pediatria dello sviluppo, una branca interna della pediatria: incontriamo Andreas Wechsler nel suo studio di Pregassona per parlare della recente pubblicazione del suo libro
© CdT/Chiara Zocchetti
Marco Ortelli
19.03.2023 06:00

Da quasi 30 anni si occupa di pediatria dello sviluppo, una branca interna della pediatria. Incontriamo Andreas Wechsler nel suo studio di Pregassona per parlare della recente pubblicazione del suo libro Infanzie calzanti per piccoli e grandi. Istruzioni per l’uso dai 3 anni all’adolescenza per le Edizioni Casagrande. 

Appassionato dai tempi del Liceo 2 di Lugano di «matematica, biologia, soprattutto del divenire, della crescita, ho sempre trovato il piccolo più interessante del grande», compiuti gli studi in medicina la svolta avviene nel 1996, quando era il ‘piccolissimo’ a far parte della sua vita professionale. «All’epoca a Zurigo mi stavo occupando di immunologia pediatrica, biologia molecolare, di analisi di provette». Quindi il colpo di fulmine. «Quando al Kinderspital ho seguito il corso di Pediatria dello sviluppo tenuto dal professor Remo Largo, il padre europeo della sviluppologia. Ne sono stato travolto, così ho detto ciao all’immunologia e all’analisi in provetta e mi sono indirizzato allo studio dell’individuo intero». Bambine e bambini piccolissimi, piccoli e poi adolescenti, con uno sguardo rivolto naturalmente anche a chi giovanissimo lo è stato, i genitori, «i primi con cui bisogna instaurare una relazione per cercare di capire il funzionamento delle giovani creature», osserva il pediatra dello sviluppo. 

«Uno strumento per essere felici»

Mentre una videocamera appesa al soffitto non ci sta registrando, almeno credo, «il pediatra vede le foto dello sviluppo - osserva Wechsler - noi vediamo il film e la videocamera è lo stetoscopio dello sviluppologo», con il libro in mano inizio con una curiosità. Nella quarta di copertina, viene definito un pediatra, oltre che «amatissimo», anche «energico». In che senso? «Si potrebbe anche tradurre con esaltato - da qui si si spiega forse anche l’amatissimo di cui sopra e il modo divertito con cui il nostro interlocutore racconta le cose -. Giungo alle persone con un certo impeto, che può essere frainteso. In realtà sono solo molto motivato e convinto di quello che dico e che faccio, con il rischio di schiantarmi». 

Veniamo al libro vero e proprio. Quale l’obiettivo? «Negli anni ho visto troppi genitori non poi così contenti di esserlo. Da questo «malcontento» comune è nata la spinta del primo e del secondo libro, il cui unico intento è fornire ai genitori - e ai figli - uno strumento per essere felici». Un manuale comprendente pezzi narrativi, testimonianze dirette di genitori e figli, scritto in modo colloquiale. «Chi mi conosce dice che è come se fossi in casa con loro», commenta divertito l’autore. 

Un libro agile e di facile lettura. «Sì, ma da leggere con attenzione». La stessa attenzione che il pediatra per sei anni - il tempo intercorso dalla pubblicazione del primo libro a oggi - ha focalizzato sulle dinamiche tra genitori e figli. «Solo dopo aver parlato con migliaia di genitori e verificato sul campo le mie idee che circolavano da tempo ho potuto fissarle in un libro ad uso pratico». 

«Tre bisogni irrinunciabili dei figli»

«3-6 anni. Bambini felici di genitori separati. 7-11 anni. La guerra dei sessi nei primi dieci anni di vita. 12-16 anni. Mio figlio ha perso l’interesse per la scuola». Tre capitoli suddivisi per fascia d’età. Il libro ne argomenta molti altri, per così dire archetipici, che ogni lettore-genitore-figlio può incontrare e grazie ai quali acquisire una maggiore consapevolezza della propria situazione. 

Andreas Wechsler, lungo il percorso di 138 pagine espone per poi ribadire un concetto ripreso da illustri pediatri, «i tre bisogni irrinunciabili dei figli da soddisfare». «Cari genitori - dice l’autore, - potete fare come vi pare, ma se i tre bisogni sono soddisfatti, tutto andrà bene». Ad esempio, «nei casi difficili che l’esistenza riserva, chi ha la batteria dei bisogni carica è capace di voltar pagina facendo buon uso della resilienza». E se i tre bisogni non vengono soddisfatti? «Succede quello che in termine tecnico si chiama deprivazione emotiva. La traiettoria dello sviluppo si appiattisce toccando il linguaggio, l’aspetto cognitivo e quello motorio. Il sistema relazionale comincia a fare acqua, se è vero come è vero che il motore del nostro vivere è la relazione». 

I tre bisogni irrinunciabili dei figli da soddisfare? «1. I figli devono sentirsi protetti e accuditi. 2. I figli devono sentirsi approvati. 3. I figli devono avere opportunità di sviluppo». Il mantra che scaturisce per «fare andare tutto bene» allora comprende le parole chiave protezione, accudimento, approvazione e sviluppo. Aggiungendovi magari l’antica regola secondo cui «la virtù sta nel mezzo».

Salvate il genitore «Ryan»

E anche le genitrici, naturalmente. Le dinamiche famigliari possono trasformarsi in battaglie manifeste o invisibili. Pensiamo ad esempio alle turbolenze adolescenziali. «Anche quando l’adolescente dà i numeri col genitore, sotto sotto questo vuol dire che va tutto bene». Spiegazione. «La vita procede anche per tappe violente - osserva lo sviluppologo - penso al parto, dopo il quale a volte mi chiedo come facciano ad esserci ancora due persone vive. Poi ci sono i capricci, il delirio di onnipotenza, l’adolescenza scontrosa. Ritengo che queste tappe da scontro e da schianto siano positive. Poi certo, è facile da dire, meno da fare». 

Un libro sintetico, questo. «Sono un tipo da sintesi, la matematica ce l’ho dentro, da qualche parte. I miei libri non sono nient’altro che una super sintesi». Un distillato dell’esperienza professionale e quotidiana del genitore e papà Andreas Wechsler. «Nel libro c’è anche la mia pelle. L’ho scritto perché sono letteralmente 28 anni che sono più stanco di prima. Diventi papà e non ti ripigli più, sei dentro un viaggio, non puoi non essere coinvolto, per cui in buona sostanza devi salvarti». 

Ecco allora che il libro evidenzia «tre perle» destinate ai genitori per accompagnarli nel periglioso viaggio delle dinamiche genitori-figli. «1. Non investire nella pazienza che non puoi avere. Ad esempio, rientrando la sera a casa, può essere utile riconoscere di avere le batterie scariche piuttosto che stare con i figli con il pericolo di innervosirsi 2. Mai prenderla sul personale. Al docente che ad esempio dice Suo figlio è un maleducato, si può rispondere Peccato che la pensi così, uscendo dalla partita. 3. Segnalare ai figli che noi, genitori, ce la caviamo anche senza di loro. Non bisogna mai dimenticare sé stessi. Ogni tanto è necessario segnalare attivamente che alla nostra felicità ci pensiamo noi». 

Ascolto, osservazione, analisi. Legami. Relazione. Ambienti calzanti, «fits» secondo il termine inglese di «calza» formulato da Remo Largo e appreso da Andreas Wechsler quel giorno a Zurigo seguendo il corso di Pediatria dello sviluppo. Nello studio di Pregassona, tra bilanci salute, videoregistrazioni, dialogo con le famiglie, sta magari pensando a un sequel di questo libro? Chissà. Riprendendo quanto egli scrive nelle «conclusioni» di Infanzie calzanti per piccoli e grandi, «continuiamo a divertirci anche leggendo su di noi e i nostri figli». Poi si vedrà. 

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