L'iniziativa

«Via i contanti agli asilanti»

Arriva in Ticino la proposta tedesca di una carta prepagata: «Così evitiamo che i soldi finiscano all'estero»
©Gabriele Putzu
Andrea Stern
Andrea Stern
11.02.2024 06:00

Tre franchi al giorno è l’importo che la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) versa alle persone ospitate in un centro federale d’asilo, come quelli di Chiasso e Balerna. Uno «spillatico», come viene chiamato in gergo tecnico, che serve a coprire solo le piccole spese quotidiane, visto che il vitto, l’alloggio e le cure mediche sono garantite dalla Confederazione.

La situazione cambia quando, teoricamente dopo un massimo di 140 giorni, i richiedenti l’asilo vengono attribuiti ai Cantoni. A questo punto vengono trasferiti dapprima in alloggi collettivi e in seguito in appartamenti e iniziano a beneficiare dell’aiuto sociale. L’alloggio e le cure mediche continuano a essere coperte direttamente dallo Stato, mentre per il sostentamento la persona singola riceve in regola 500 franchi al mese, corrispondente al minimo vitale.

Ed è da questo importo che qualche richiedente l’asilo particolarmente parsimonioso riesce forse a ricavare una rimessa da inviare ai parenti rimasti in patria. Ciò che non è vietato, come rimarca Renzo Zanini, capo dell’Ufficio dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati.

Il tentativo della Germania

Ma la Germania ha deciso di porre fine alla pratica, considerando che il forfait mensile debba servire per il sostentamento e non per mandare soldi a casa o, peggio, per l’acquisto di droghe o altre spese illecite. Entro l’estate, dunque, i versamenti in contanti saranno sostituiti da una carta prepagata utilizzabile solo su suolo tedesco.

L’obiettivo è scoraggiare i migranti economici che presentano una domanda d’asilo solo per ottenere un aiuto finanziario. In questo senso, i primi risultati sono incoraggianti. Nei due distretti della Turingia dove la carta prepagata è già stata testata, diversi richiedenti l’asilo sono tornati in patria, altri hanno cercato e trovato un lavoro.

Mozioni in vari Cantoni

Ecco quindi che l’UDC ha importato l’idea in Svizzera, nonostante già nel 2019, rispondendo a Lorenzo Quadri (Lega), il Consiglio federale si sia rifiutato di modificare l’attuale prassi, sostenendo che «le rimesse verso l’estero da parte di migranti non producono alcuna conseguenza esterna negativa».

Ma i democentristi sono convinti che i soldi versati ai migranti debbano restare in Svizzera. Per questo stanno presentando atti parlamentari in diversi cantoni, San Gallo, Basilea Città e presto anche in Ticino, anticipa Pierluigi Pasi, deputato UDC in Gran Consiglio.

«Un duplice scopo»

«Sì, lavoriamo a un atto parlamentare con cui chiedere al Consiglio di Stato l’introduzione di un sistema di carte di pagamento per le persone richiedenti l’asilo e le persone ammesse temporaneamente - afferma Pasi -. Con questo sistema si evita che le risorse economiche giustamente conferite a queste persone per il loro sostentamento nel nostro Paese vengano trasferite all’estero, come spesso accade».

Lo scopo di questa proposta è duplice, secondo Pasi. «Il primo è evitare che queste risorse finiscano infine nelle tasche delle organizzazioni criminali che si occupano anche della tratta di essere umani fino in Europa, purtroppo spesso con esiti drammatici - afferma l’avvocato -. Il secondo è fare sì che queste risorse restino nel circolo economico locale anziché essere trasferite all’estero nei Paesi d’origine. Per quest’ultimo aspetto, del resto, c’è l’aiuto svizzero allo sviluppo, con cui lo scorso anno sono stati veicolati complessivamente 4,2 miliardi di franchi».

Oltre un miliardo di aiuti

La spesa della Confederazione per l’aiuto sociale alle persone nell’ambito dell’asilo è invece ammontata, nel 2022, a 940 milioni di franchi. Sommando i contributi dei Cantoni, si supera agevolmente il miliardo. Tuttavia buona parte di questo importo viene effettivamente speso sul territorio. Vivere in Svizzera costa caro, anche per i richiedenti l’asilo. È difficile immaginare che le rimesse verso i Paesi di origine possano essere tanto consistenti.

«Non abbiamo il metro per misurare l’ampiezza del fenomeno - riprende Zanini - Sicuramente ci sono persone che tirano la cinghia per mandare qualche soldo alle loro famiglie in patria, ma non c’è un grande margine di manovra perché il contributo serve appena a coprire il minimo vitale».

Il sistema attuale «funziona»

Con 500 franchi al mese non si possono fare pazzie, indipendentemente dal fatto che siano versati su un conto o su una carta. Oltretutto, sottolinea il capo dell’Ufficio dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati, l’eventuale introduzione di una carta prepagata rischierebbe di rendere più dispendiosa la gestione di questi contributi versati ai migranti.

«Oggi il forfait per il sostentamento viene versato su un conto corrente postale o bancario - spiega -. È una soluzione che permette alla persona di essere responsabilizzata e di imparare a gestire il denaro. Allo stesso tempo noi possiamo avere una visione di questa gestione del denaro, visto che ogni mese per il rinnovo delle prestazioni assistenziali deve essere presentato l’estratto conto. Questo ci consente di verificare la presenza di eventuali transazioni anomale e, se del caso, di intervenire».

Verso l’indipendenza o la partenza

Può succedere per esempio che una persona ammessa provvisoriamente svolta un’attività lucrativa e si faccia versare il salario sul conto. In questi casi le viene ridotto di conseguenza il contributo di sostentamento. «Esiste una franchigia corrispondente al 20% del guadagno - prosegue Zanini -, fino a un massimo di 200 o 500 franchi, secondo lo statuto, che restano alla persona. La parte eccedente di guadagno viene invece detratta dal contributo».

A medio termine, l’obiettivo è che la persona si renda economicamente indipendente. A meno che non sia costretta a lasciare la Svizzera. Le persone con una decisione di partenza cresciute in giudicato escono dall’aiuto sociale e devono accontentarsi dell’aiuto d’urgenza. 10 franchi al giorno, oltre alla copertura delle spese per l’alloggio, per le cure mediche necessarie in vista della partenza e, infine, per il viaggio di ritorno verso casa.

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