Attualità

Victor von Wartburg, «il Robin Hood dei laghi»

Intervista al fondatore e presidente dell'associazione Rives Publiques: «Sono stato male nel vedere la quantità di ville sul Ceresio»
Andrea Stern
Andrea Stern
25.02.2024 09:30

A 22 anni fece un grave incidente di sci nautico e dovette sottoporsi a una delicata operazione, con il rischio di rimanere paralizzato. «Allora promisi al Creatore dei magnifici laghi che se mi avesse aiutato a riprendermi, avrei fatto qualcosa di importante per la comunità», racconta il Robin Hood dei laghi, al secolo Victor von Wartburg, fondatore nel 2003 e tuttora presidente dell’associazione Rives Publiques, che si batte affinché le rive dei laghi e dei corsi d’acqua siano accessibili a tutti.

Signor von Wartburg, lei è già stato sul lago di Lugano, il lago più privatizzato della Svizzera?
«Sì, più volte. Nel 2016 ho fatto un giro in battello per un reportage della RSI e sono stato male nel vedere la quantità di ville costruite direttamente sul demanio pubblico, tutti quei muri a strapiombo che impediscono non solo il passaggio pubblico ma anche lo scambio ecologico tra l’acqua e la terra. Povere rane».

Perché si è giunti a questa situazione?
«Per amore dei soldi. Fino a circa 150 anni fa le rive dei laghi erano prevalentemente zone paludose, che non interessavano a nessuno. Poi diverse autorità hanno bonificato queste aree, con i soldi dei contribuenti. Una volta sparite le zanzare, le rive sono diventate attrattive per la costruzione di proprietà di lusso. A questo punto le autorità, chi più chi meno, hanno autorizzato gli insediamenti direttamente sulle rive dei laghi con l’intento di favorire l’arrivo di nuovi contribuenti facoltosi».

Non era un loro diritto?
«No, la legge è chiara. Per esempio, l’articolo 664 del Codice civile prevede che le acque pubbliche debbano essere di dominio pubblico, salvo prova del contrario. Una sentenza del Tribunale federale del 2001 in merito a questo articolo precisa che le acque pubbliche e il loro letto formano un’unità indissolubile. Le rive fanno parte del letto del lago esattamente come il bordo superiore fa parte della vasca da bagno. Quindi anche le rive sono di dominio pubblico».

Vada a dirlo ai privati che hanno pagato per quelle proprietà.
«Noi come associazione Rives Publiques non abbiamo niente da dire a coloro che hanno acquistato delle proprietà sulle rive dei laghi. Se sono state concesse delle licenze edilizie senza l’obbligo di lasciare un passaggio pubblico di almeno due o tre metri direttamente sul bordo del lago, è colpa delle nostre autorità e degli avvocati e notai che non hanno fornito tutto le informazioni».

Quindi ora lei vorrebbe espropriarli?
«Non si può parlare di espropriazione perché, come spiegato, i proprietari di queste ville non sono giuridicamente proprietari anche delle rive. Si tratta di correggere violazioni di legge che vanno avanti da più di 150 anni per riprendere gli spazi in riva al lago e creare finalmente un sentiero che sia accessibile a tutti i cittadini e i turisti, come prevede la legge». 

Direttamente sui laghi vivono spesso le persone più ricche del Cantone. Per esempio sull’Obersee troviamo gente come Jorge Paulo Lemann, patrimonio stimato in 16,5 miliardi, Thomas Schmidheiny, 6,3 miliardi, Roger Federer, che solo nel 2023 avrebbe guadagnato 65 milioni

Perché le autorità non lo fanno?
«Direttamente sui laghi vivono spesso le persone più ricche del Cantone. Per esempio sull’Obersee troviamo gente come Jorge Paulo Lemann, patrimonio stimato in 16,5 miliardi, Thomas Schmidheiny, 6,3 miliardi, Roger Federer, che solo nel 2023 avrebbe guadagnato 65 milioni. Le autorità non vogliono rischiare di far arrabbiare queste persone molto facoltose. Anzi, vorrebbero attirarne ancora altre. Quindi vanno avanti come se non esistessero degli obblighi legali». 

In effetti queste persone facoltose potrebbero non gradire di essere viste mentre fanno colazione in mutande e quindi traslocare altrove.
«Ho già sentito questo discorso parecchie volte. Quando nel canton Zurigo è stata abolita la tassazione forfettaria per gli stranieri ricchi, gli oppositori paventavano la loro partenza in massa. Invece sono ancora quasi tutti qui. Lo stesso accadrebbe se si dovesse ricavare un sentiero davanti alle ville dei ricchi. È possibile che qualcuno si sentirà disturbato e se ne andrà, ma sono sicuro che quelle ville troveranno facilmente un nuovo inquilino». 

Come vede il dibattito che si sta sviluppando a Zurigo in vista della votazione del 3 marzo?
«Sognavo questo momento da vent’anni, da quando ho fondato l’associazione Rives Publiques. È sorto un dibattito molto coinvolgente, i media ne parlano in maniera approfondita e la gente comincia a rendersi conto di come le autorità stiano regalando alle persone ricche e influenti ciò che dovrebbe essere di tutti. Questa presa di coscienza mi rallegra. Ho persino visto un proprietario che prima minacciava di andare a qualsiasi tribunale possibile ma ora si è convinto della ragionevolezza dell’iniziativa». 

Immagino che la realizzazione dei sentieri sul lago costerebbe parecchio.
«Il Cantone parla di mezzo miliardo di franchi, basandosi sulla stima di un gruppo di esperti che ha ammesso per iscritto di non aver avuto accesso a sufficienti documenti di concessione per fornire una cifra precisa. Gli iniziativisti ritengono che i costi non raggiungeranno i 100 milioni, visto che il percorso pedonale verrebbe realizzato sul demanio pubblico e su terreni concessi second terreni dati in concessione, per i quali non sono necessari risarcimenti». 

Pensa che l’iniziativa avrà successo?
«Ci sono buone possibilità e lo speriamo vivamente, perché la bocciatura da parte della maggioranza degli eletti nel Gran Consiglio zurighese, malgrado essi abbiano giurato di rispettare la Costituzione e le leggi, merita un grosso schiaffo da parte della nostra democrazia». 

Il vostro prossimo passo quale sarà?
«Indipendentemente dall’esito della votazione zurighese, lanceremo un’iniziativa popolare a livello federale con l’obiettivo di inserire nella Costituzione il diritto fondamentale dell’accessibilità a tutti delle rive dei laghi e dei corsi d’acqua». 

Ma non diceva che il diritto è già oggi legge?
«Sì, ma la nostra iniziativa vuole andare oltre. Da una parte vogliamo ancorare nella Costituzione il diritto dell’accessibilità alle rive e alle foreste, dall’altra vogliamo prevedere delle sanzioni per tutte le autorità e i tribunali che non rispettano la Costituzione. Se vogliamo che tutti i cittadini possano godere dei nostri laghi, è ora di passare a strumenti più incisivi». 

In questo articolo: