La storia

«Voglio solo trovare un vero lavoro, e uscire da quest'incubo»

Il racconto di Jesus G., 39.enne divorziato, e la sua odissea per uscire dal tunnel dell'assistenza
Jesus G. © CdT
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
22.09.2024 09:00

Jesus G. non ce la fa più. È un uomo deluso, distrutto. «È da dieci anni che cerco di trovare un lavoro stabile, ma non ci riesco», dice, mostrando le medicine che prende ogni giorno per combattere la discopatia lombare cronica di cui è affetto. Jesus è anche un uomo sfortunato. Perché a volte è come se avesse avuto il destino contro.

Arrivato in Svizzera nel 2015 dall’Italia, nel 2017 si separa dalla moglie, che nel 2021 si trasferisce a Zurigo con i suoi figli piccoli. Per Jesus è una mazzata. La prima di tante. «All’improvviso mi sono ritrovato da solo. È stata dura, molto dura». Talmente difficile che finisce in assistenza. Anche perché nei due anni precedenti si era dato da fare per studiare l’italiano, la sua lingua madre è lo spagnolo, e avere un pezzo di carta. Che riesce a ottenere. In informatica, una delle sue passioni. Un pezzo di carta però insufficiente per trovare lavoro e così inizia a frequentare i progetti occupazionali. Che lo portano a lavorare per un Comune del Luganese come operatore ecologico. «Pulivo le strade, non avevo problemi, mi piaceva», racconta. Anche se la sua speranza era di entrare nel mercato del lavoro nella professione per cui aveva studiato. Non va così. «Mi chiamavano, mi dicevano ci rifacciamo vivi tra una settimana, e poi un mese, ma non richiamavano più. È stato frustrante».

Jesus non si perde comunque d’animo. Fino a quando nel 2018 inizia ad avere problemi di salute. Che gli impediscono di continuare a pulire le strade. All’improvviso un colpo di fortuna. Ottiene un lavoro come informatico. «Ero contentissimo, tanto che l’anno dopo volevo mettermi in proprio». Arriva però il Covid e si ritrova di nuovo senza un’occupazione. Fino a quando non lo richiamano dal Comune. Nel frattempo, sono però subentrati i problemi di salute e non può fare i lavori che faceva prima. Gli adeguano le mansioni. Sembra andare tutto bene, finalmente. Sembra. Perché di punto in bianco iniziano nuovi problemi. Questa volta hanno a che fare con il colore della sua pelle. «Mi facevano stare fuori al freddo senza un abbigliamento adeguato. I vestiti che avevo dal 2018 mi stringevano, causandomi dolore, e le scarpe mi danneggiavano i piedi. Dicevano che io rompevo gli attrezzi e che non avevano abiti della mia taglia. Mi sentivo emarginato, ero l’unica persona di colore a svolgere quel lavoro».

A fine 2020 le sue condizioni di salute peggiorano ancora. Scivola sul ghiaccio, cade male e si fa malissimo alla schiena. «Avevo bisogno di scarpe adeguate, ma non me le hanno date». Il 2021 passa tra medicine, terapie e visite specialistiche. Un anno lunghissimo in cui Jesus tiene duro. «Nessuno dal Comune si è preoccupato per me». Continua a formarsi come informatico. Segue un corso di inglese per un progetto legato all’AI. Che nel 2023, quindi due anni dopo, gli nega la richiesta di supporto. Nel frattempo si iscrive all’Ufficio regionale di collocamento. Per un soffio non è assunto da un’azienda del Locarnese che si era detta disposta a pagargli anche la formazione. «Ma l’assistenza non accetta. La formazione durava 9 mesi».

Un’altra mazzata, l’ennesima. Oggi Jesus continua a lottare contro i suoi problemi di salute fisici e mentali. «Voglio solo lavorare», ripete. «Desidero un impiego che rispetti le mie condizioni, che sono gestibili». Lo sguardo nel vuoto. Le medicine sul tavolo. J. non ce la fa più. Per questo spera che qualcuno possa aiutarlo. Il prima possibile.

In questo articolo: