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Zurigo-Ticino andata e ritorno: i pendolari al contrario

Quando il posto di lavoro è a Bellinzona ma la residenza è sulla Limmat: ecco a voi l'eccezione
© CdT/Chiara Zocchetti
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
22.01.2023 12:00

Zurigo-Ticino andata e ritorno. Ma il posto di lavoro è a Bellinzona e la casa nella città sulla Limmat. Arianna Baggiolini e Andrea Cavalli sanno di essere due pendolari al contrario e che incarnano un’eccezione. Perché oggi sono tanti, ma veramente tanti, come riportato da La Domenica lo scorso 4 dicembre, i ticinesi che varcano le Alpi e si fanno quattro ore di viaggio pur di non lavorare in Ticino. Arianna e Andrea oggi sono un’eccezione. Ma a loro va bene così. Anzi, non se ne curano proprio. E sperano di essere i primi di una lunga serie. Perché, dicono, «se in Ticino ci fossero ancora più posti di lavoro qualificati, non sarebbero pochi quelli che farebbero come noi».

Il binario della Zürich Hauptbahnhof è quasi sempre lo stesso. Solo che loro lo percorrono al contrario. Hanno mariti, mogli e figli che vivono e lavorano a Zurigo, da anni. Mentre loro, Arianna e Andrea, tutti i giorni salgono le scalette del convoglio e si dirigono a Sud, tornano alle origini. Perché entrambi sono nati e cresciuti in Ticino. E dopo varie esperienze formative e professionali in giro per il mondo sono tornati a casa ma... solo per lavorare. 

I chilometri non spaventano

«Tanti miei amici verrebbero in Ticino a lavorare, se ne avessero la possibilità - chiarisce subito Arianna -. Molti di loro lavorano infatti lontani da  Zurigo. Una mia amica ha un impiego a Basilea in un’azienda farmaceutica. Il suo v iaggio dura tre ore tutti i giorni. Ma in Svizzera interna fare molti chilometri per lavorare non è così poco comune». 

Per diventare attrattivo il Ticino dovrebbe però continuare a sviluppare un’offerta lavorativa qualificata. Dovrebbe, detto altrimenti, essere interessante anche per chi ha un’alta formazione e solide esperienze professionali. I famosi «cervelli», ma non solo. 

CdT/ Chiara Zocchetti
CdT/ Chiara Zocchetti

La strada tracciata

Arianna è fiduciosa. «Il Ticino sta diventando sempre più un polo strategico grazie alla sua posizione intermedia tra Zurigo e Milano e un punto di incontro così può davvero catalizzare posti di lavoro qualificati». La ricercatrice dell’Istituto oncologico di ricerca (IOR), che in realtà è anche direttrice di un nuovo laboratorio di ricerca oncologica sul melanoma, è fiduciosa anche per un altro motivo. «Gli istituti di ricerca in biomedicina (IRB) e lo IOR sono relativamente giovani ma negli ultimi anni sono cresciuti tantissimo e a livello di eccellenza scientifica lo IOR è uno dei posti migliori al mondo per fare ricerca sull’oncologia». 

Avanti così, dunque. Perché la strada sembra spianata. «Per quantità di ricercatori e di interazioni, di mezzi e strumenti - fa notare Andrea - siamo veramente in un un posto fantastico. Certo, anche Alptransit ha un ruolo, perché rende il viaggio fattibile e non così faticoso come potrebbe sembrare». 

Quando sono arrivato all’IRB l’istituto era già abbastanza conosciuto. So di persone che sono venute poco volentieri ma poi hanno cambiato idea e hanno iniziato ad apprezzare il posto
Andrea Cavalli

La qualità della vita

Andrea, che è ricercatore in proteine e sistemi biologici, ha iniziato all’IRB nel 2012, quando ancora la ferrovia veloce non c’era. È arrivato dall’università di Cambridge in Inghilterra, dove ha lavorato per dieci anni, dopo essersi laureato in fisica teorica al Politecnico di di Zurigo e aver conseguito il dottorato di ricerca in matematica all’università di Zurigo. Una città che ha nel cuore. Tanto che tra dieci anni, quando si avvicinerà alla pensione, oggi Andrea ha 53 anni, si immagina sei mesi in Ticino e sei mesi ancora lassù, dove ha studiato e oggi vive.

«Quando sono arrivato all’IRB l’istituto era già abbastanza conosciuto - riprende -. So di persone che sono venute poco volentieri ma poi hanno cambiato idea e hanno iniziato ad apprezzare il posto, perché Bellinzona non è una metropoli, ma è comunque un luogo in cui c’è un’ottima qualità di vita e si può fare davvero tutto. Perché in realtà ci sono tutte le possibilità di fare quello che si vuole in modo semplice con una qualità di vita invidiabile».

I soldi non sono tutto

La base insomma c’è. Ora si tratta solo di continuare a investire in posti di lavoro qualificati. «Dobbiamo proseguire a intrecciare relazioni e collaborazioni a livello federale», indica Andrea, per il quale la differenza di salario, che contraddistingue le buste paga che si percepiscono a Nord delle Alpi rispetto al Ticino non è per forza una discriminante. «Un 5-10% in più o in meno non fa la differenza - sottolinea -. Se fosse impossibile dal punto di vista finanziario ovviamente non farei avanti e indietro tutti i giorni e non lavorerei in Ticino e abiterei a Zurigo. A ben guardare era stato peggio quando mi trovavo a Cambridge e improvvisamente la sterlina era crollata e il mio salario si era dimezzato». 

Le differenze salariali non hanno spaventato neppure Arianna. «Nel nostro campo non ci sono grosse diversità di stipendio - precisa . Tanto più che qui ho trovato l’opzione più interessante per crescere. Merito dell’ambiente in fermento. Sì, qui posso davvero fare la mia ricerca in modo ottimale».

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