Storie

All’università in sedia a rotelle

A quindici anni Davide subisce un grave infortunio sul ghiaccio che sconvolge completamente il suo futuro – Oggi, l’Università della Svizzera italiana gli dona il sostegno per poterne costruire uno nuovo e guardare al domani con un po’ più di speranza
Davide con la sua famiglia
Diana Da Costa Santos
Diana Da Costa Santos
01.05.2023 06:00

Davide Dell’Oca è un giovane ragazzo di 19 anni, originario di Como. Ogni giorno si reca a Lugano per andare a lezione all’USI. Uno studente come tanti altri, con la differenza, però, che ad accompagnarlo quotidianamente è il vivido ricordo di un incidente che circa tre anni fa gli ha cambiato la vita.

Qual è la tua storia Davide? E cosa ti spinge a raccontarla?

«Successe alla fine del 2019, poco prima della pandemia. Allora avevo quindici anni, frequentavo il liceo scientifico e come tanti giovani nel tempo libero praticavo uno sport. Mi sono appassionato all’Hockey fin da piccolo e con gli anni ho seguito sempre di più la disciplina come hobby. Essendo vicino a Chiasso, mi ero unito alla squadra ticinese, costruendo con loro un percorso di crescita e collezionando momenti in compagnia. Il 17 novembre 2019, durante una partita di Hockey, un incidente sul ghiaccio ha messo sotto-sopra la vita del me quindicenne. Da allora sono rimasto paralizzato a tutti e quattro gli arti e vivo la mia vita su una sedia a rotelle. Non è facile ripensare a quei momenti e ai mesi di terapia che si sono susseguiti, appesantiti ulteriormente dalla pandemia e dalle restrizioni. Ma oggi, racconto la mia storia perché non è solo la mia ma anche quella di chi, purtroppo, vive in condizioni simili o uguali alle mie. Proprio pensando a questo, la mia famiglia ha fondato il Comitato per Davide Dell’Oca che, tra le altre cose, vuole dare almeno un po’ di speranza a chi affronta il mio stesso cammino».

In cosa consiste il Comitato per Davide Dell’Oca?

«Il comitato nasce da un’idea della mia famiglia per trovare un sostegno finanziario che mi aiuti a poter vivere una vita il più completa possibile. La disabilità ha delle esigenze materiali e logistiche molto costose, che purtroppo pesano economicamente sul nucleo famigliare. Io, per esempio, ho bisogno di un sacco di ausili: da quelli che mi permettono di muovermi come la carrozzina, a quelli volti alla riabilitazione che prevengono l’atrofizzazione dei muscoli. Anche la socializzazione, o qualsiasi altra attività quotidiana, porta con sé dei costi non poco importanti, siccome gli spostamenti fuori casa richiedono che qualcuno sia sempre con me. È mia mamma che mi accompagna ogni giorno all’università, dandomi così la possibilità di proseguire i miei studi e di costruire un percorso tutto mio. Infatti, il Comitato per Davide dell’Oca cerca anche di sensibilizzare giovani e adulti alla disabilità, ricordando quali sono le sfide di chi vive questa esperienza e di chi gli sta vicino».

Com’è la tua esperienza all’Università della Svizzera italiana?

«La voglia di ricominciare mi ha spinto ad immatricolarmi all’università ma non nego che all’inizio è stato molto destabilizzante. Nelle mie condizioni è facile percepire l’ambiente esterno come ostile e solo con il tempo ci ho fatto l’abitudine. Ho scelto l’USI perché potevo studiare quello che volevo, ovvero Scienze economiche, e al contempo era anche logisticamente più semplice per spostarmi da casa. La sorpresa però è stata la volontà da parte dell’università di sforzarsi per darmi gli strumenti necessari ad avere un’esperienza di studio il più normale possibile. Inizialmente mi recavo a lezione ogni giorno con mia mamma, che restava accanto a me tutta la giornata per aiutarmi negli spostamenti, molto dispendiosi in fatto di tempo. Poi, grazie all’iniziativa nata da Paola Tonolla – Responsabile del Servizio Amministrazione – in collaborazione con il Servio pari opportunità, l’USI ha bandito due posizioni di student assistant per attività di tutorato alla pari. Essere affiancato da compagni di classe mi ha permesso di essere indipendente da mia mamma durante gli orari di lezione e di muovermi liberamente sul Campus. Oltretutto, avere dei coetanei che mi accompagnano durante la giornata è un passo in più verso l’abbattere delle barriere che purtroppo sono ancora presenti. Non è facile socializzare con gli altri, sia per l’evidente difficoltà da parte loro di approcciarsi alla mia situazione, sia per la corazza che io stesso mi sono costruito. Mi auguro che con il tempo queste mura crolleranno e che situazioni come la mia possano essere vissute più serenamente all’interno di tutti gli atenei universitari».

 L’USI continuerà a sostenere Davide, celebrando con lui i cambiamenti positivi ottenuti anche grazie agli studi e affermando l’importanza di permettere a studenti e studentesse con disabilità di accedere ad una formazione universitaria. Ogni caso ha le sue esigenze particolari e l’università si impegna a fare il possibile per andare incontro e cercare soluzioni adatte alle diverse situazioni.

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