«Dare tutto sé stesso allo spettatore»: Flavio Sala si racconta

L’atto del ridere – insieme al pianto – sembra insito nell’animo umano ed è quell’elemento che caratterizza la nostra emotività e la conseguente capacità di esperirla. Le lacrime e il sorriso sono la manifestazione più immediata di tristezza e gioia, due opposti che alle volte possono fondersi e confondersi.
Questa varietas nell’esprimersi rende complicata la percezione di questi stati d’animo da parte di chi non li sta vivendo: si può piangere dal ridere o reagire al dolore con apparente ilarità. Come possiamo comprendere ciò che scatena il divertimento e ciò che provoca accoramento?
La nostra diversità ci distingue nei modi di reagire a determinati stimoli: commedia e tragedia, perciò, non sono abiti confezionati su misura.
Per rispondere a questi interrogativi, ci affidiamo all’esperienza di chi della comicità ha fatto il proprio mestiere, così da conoscere la ricetta segreta per far sorridere il pubblico, soprattutto in un momento tanto difficile.
Flavio Sala, alias Roberto Bussenghi, è un personaggio poliedrico – comico, attore, conduttore radiofonico e registra (anche caricaturista, ritrattista e illustratore) – affermatosi soprattutto nel nostro Cantone grazie alla sit-com prodotta dalla RSI chiamata «Frontaliers».
Caro Flavio, come ti senti quando fai ridere o sorridere le persone? È difficile?
«Non è difficile, almeno per quanto mi riguarda, anche se per farlo devo essere a mio agio. Sul palcoscenico sono nel mio elemento naturale e quando il pubblico ride e si diverte la sensazione che provo è quella di una gioia immensa. È come se ci fosse uno scambio di doni meravigliosi, una carica di energia che mi permette di dare ancora di più. Il palcoscenico è questo: dare tutto sé stesso allo spettatore».
Quando hanno chiuso i teatri, come hai compensato la distanza con lo spettatore? Riesci a praticare il telelavoro?
«Pratico sia il telelavoro, sia il radiolavoro. Ultimamente ho cominciato a interpretare dei nuovi personaggi nella nuova trasmissione di Rete Tre Il sabato del villaggio, la trasmissione viene anche trasmessa in streaming su RSI LA2. Ho la fortuna di avere molte passioni (pure troppe), le giornate dovrebbero essere di 48 ore per riuscire a fare tutto. Diciamo che in questo periodo ho coltivato maggiormente queste ultime, ho uno studio (https://www.agrvideostudio.com/) che si occupa della digitalizzazione dei vecchi formati che vanno dalla pellicola passando per le videocassette o qualsiasi supporto analogico vintage. Questo nuovo lavoro mi ha assorbito totalmente ed è caduto a fagiolo visto che ci siamo ritrovati a dover lavorare da casa. Mi aiuta perlomeno a supplire – in parte – la mancanza del contatto con il pubblico, cosa che sento molto.
Detto questo non vedo l'ora di poter tornare a teatro e ricominciare una vita normale in tutti i sensi. La mia preoccupazione maggiore è la compagnia teatrale, abbiamo avuto la fortuna di esordire con uno spettacolo nuovo poco prima del lockdown e il fatto che questa nuova commedia sia stata apprezzata ci dà la forza di guardare avanti nonostante siamo fermi da un anno.
Visto il tuo iter professionale così denso, quale strada consiglieresti di intraprendere a chi vuole seguire le tue orme? Hai dei suggerimenti che a tua volta avresti voluto ricevere da ragazzo?
«Consiglierei di non rinunciare mai ai propri sogni, di avere il coraggio di portare avanti le proprie battaglie. Se vi sembra che la vita vi porti da un'altra parte lasciatevi trasportare, ma non chiudete mai completamente il cassetto nel quale è nascosto il vostro sogno, tenetelo sempre lì in un angolo della vostra testa e non dimenticatelo mai».
In che modo è nata l’idea di Bussenghi e dei Frontaliers?
«Sono nati per caso durante un pranzo con Paolo Guglielmoni, con il quale collaboravo spesso per la realizzazione degli sketch umoristici di Rete Tre. Avendo frequentato il liceo artistico di Varese e l'Accademia di Brera a Milano stavo raccontando delle mie vicissitudini in dogana ed alcune situazioni divertenti che mi erano capitate con i doganieri. Sull'onda dell'entusiasmo Paolo propose di realizzare una serie con un doganiere che rompeva sempre le scatole alla stessa persona tutti i giorni, nella fattispecie un frontaliere. Il lunedì si presentò in radio con la chitarra scordata e cominciammo a registrare la canzone che sarebbe poi diventata il tormentone per la serie Frontaliers, che spopolò prima radiofonicamente, poi in video, per poi sbarcare al cinema con il lungometraggio del 2017».
Flavio versus Bussenghi, dieci domande lampo:
Qual è la tua nemesi?
Flavio: «La matematica e la burocrazia in generale».
Bussenghi: «Senza dubbio Bernasconi, come Joker per Batman o la criptonite per Superman».
Il primo pensiero al mattino?
Flavio: «Non posso dirlo perché sono un signore».
Bussenghi: «Quante ere geologiche mi farà perdere oggi Bernasconi in dogana?»
Che superpotere sceglieresti?
Flavio: «Il viaggio nel tempo, sarebbe stupendo rivedere certe persone, correggere gli sbagli o sapere come comportarsi in determinate situazioni».
Bussenghi: «Il teletrasporto così posso arrivare in un nanosecondo sul posto di lavoro senza passare da Bizzarone».
La figuraccia peggiore della tua vita?
Flavio: «Dovremmo realizzare un'intervista apposta solo per questo».
Bussenghi: «Quella volta che ero vestito da Wonder Woman in dogana e mi hanno perquisito».
Se tutto il mondo potesse sentirti, cosa diresti? Usa solo una parola.
Flavio: «Amiamoooociiii»
Bussenghi: «Agamon!»
Se fossi un baule, cosa conterresti?
Flavio: «Ricordi».
Bussenghi: «L’enciclopedia «Come passare la dogana in poche mosse» in 18 volumi, finora risultati completamente inutili».
I tuoi odori preferiti?
Flavio: «Il profumo dei boschi e un cibo appetitoso che cuoce sulla stufa a legna».
Bussenghi: «La cassöla, il gas di scarico del Pandino e i fumogeni dello stadio».
Se fossi una pizza, quale saresti?
Flavio: «Capricciosa».
Bussenghi: «Quattro stagioni, come le gomme della Panda».
Sei la vittima di un sortilegio che ti fa parlare solo con il verso di un animale, quale scegli?
Flavio: «Un leone, così mi sfogo».
Bussenghi: «Il macaco della Papuasia che fa casino, così posso infastidire il Bernasconi».
«Descriviti con tre parole che iniziano con la “P”»
Flavio: «Prudente, piacevole (spero) e pesante (ogni tanto)».
Bussenghi: «Prillante, pello e puffo».
Grazie Flavio e vista la fresca riapertura dei teatri speriamo di vederti presto, in bocca al lupo.
Viva il lupo! Possiamo vederci anche il primo sabato di maggio in televisione con un nuovo programma ideato da Alberto Meroni e scritto da Rosi Nervi che si intitola Notte al museo, mi vedrete nei panni di un fantasma per guidarvi nei musei svizzeri.