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Dov’è finita la magia?

Animali fantastici - I segreti di Silente porta avanti a fatica la serie spin-off prequel di Harry Potter
Scena tratta dal film Animali fantastici - I segreti di Silente (2022)
Gaia Caruso
Gaia Caruso
16.05.2022 16:27

Impossibilitato a scontrarsi con Grindelwald a causa di un patto di sangue stretto in gioventù, Albus Silente mette in piedi una squadra per fermare l’ascesa al potere del mago oscuro. Intanto, il mondo magico si appresta a eleggere il suo nuovo leader.Tra i franchise attualmente in circolazione, Animali fantastici non brilla certo tra quelli più riusciti. L’arduo compito del terzo capitolo era riportare equilibrio a una serie cominciata in maniera piuttosto traballante, nonostante sia stata ideata da J.K. Rowling stessa. Dopo un primo episodio molto introduttivo in cui succedeva ben poco e un seguito piuttosto confuso in cui gli avvenimenti erano fin troppi, ad affiancare la Rowling alla sceneggiatura è stato chiamato Steve Kloves, già responsabile dell’adattamento cinematografico della saga di Harry Potter. Purtroppo, non si può dire che il risultato sia davvero convincente. Se la confezione è, come usuale, molto curata, con una particolare attenzione ai costumi e alle architetture del mondo magico, è l’impianto narrativo, ancora una volta, a risultare deludente.Gran parte degli avvenimenti del film sono infatti inutili ai fini della trama. La loro esistenza è giustificata dal fatto che Grindelwald è in possesso di una creatura magica che gli permette di intravedere squarci del futuro, e quindi il grande piano della nostra squadra è non avere un piano, in modo da risultare il più imprevedibili possibile. In realtà questo elemento narrativo è un evidente pretesto per inserire scene a effetto – come la sequenza nella prigione o al banchetto –, che sì, sono realizzate bene, ma lasceranno insoddisfatto lo spettatore più esigente. La maggior parte degli accadimenti manca infatti di spiegazione e la storia è costellata da buchi di trama. O si tratta di pigrizia narrativa, oppure sono state tagliate durante il montaggio tutte le scene in cui vengono date delle spiegazioni.Lo stesso sistema magico, per come ci veniva spiegato nei libri e nei film precedenti, è pieno di contraddizioni. Per fare un esempio: viene presentata una dimensione specchio, in cui certe volte i personaggi si trovano a interagire, ma il suo funzionamento e il perché non sia mai comparsa prima non vengono mai presi in considerazione.Inoltre, per essere un intreccio molto dinamico, in cui i personaggi si muovono in spazi diversi – l’azione si svolge tra l’Europa, l’America e il Bhutan – e che fa perno su un piano da sventare, mancano completamente il ritmo e la suspence. Silente, che nell’ombra conduce le fila del gioco, sembra già sapere come andranno le cose, e posiziona trucchi e mosse in modo da aiutare i personaggi nel punto giusto; mentre Grindelwald, dall’altra parte, non sembra per nulla infastidito dallo scompiglio creato e continua imperterrito il suo progetto, peraltro francamente imbarazzante.Per non parlare dei personaggi. Privi di un proprio arco narrativo e con uno spessore psicologico pari a un foglio di carta velina, non si capisce perché siano stati inclusi nel piano, e sembrano messi in scena tanto per fare numero. Gestiti malissimo sono anche i dialoghi e le relazioni tra i personaggi: tra tira e molla amorosi superflui, finti doppi giochi e rapporti creati dal nulla, non c’è mai un minimo di coinvolgimento emotivo. A salvarsi sono solo Silente e Grindelwald, che godono comunque del fatto di essere personaggi già conosciuti dai fan e quindi con più spessore. Grindelwald in particolare, grazie alla presenza di Mads Mikkelsen, risulta più magnetico e affascinante rispetto a come l’aveva proposto Johnny Depp.Insomma, l’operazione manca di consistenza e spessore, e Rowling sembra davvero aver perso il suo tocco magico. Due ore che scorrono lente e noiose e che confermano che alla base della pentalogia di Animali fantastici non c’è un piano, un’idea creativa forte, ma si tratta solo di marketing. Una grossa operazione commerciale creata per raccogliere un pubblico il più ampio possibile, dai fan di vecchia data ai ragazzini di oggi, e assicurarsi grandi incassi.Certo, il cinema è anche questo, ma l’intrattenimento di qualità è altro.

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