Film festival diritti umani

La nuova era del giornalismo?

Il successo di un gruppo che lotta contro le fake news con l’aiuto della tecnologia e dei social media
Christiaan Triebert mostra il suo “ufficio” agli altri membri di Bellingcat
Federica Cesarini
11.11.2020 09:00

Bellingcat. Truth in a post-truth world (2018), per la regia di Hans Pool, si incentra sulle vicende dell’omonimo gruppo di giornalisti volontari, che si dedica alla ricerca e alla diffusione della verità in un mondo ormai popolato dalle fake news. Bellingcat si compone di esponenti del cosiddetto “giornalismo partecipativo” (citizen journalism), una particolare forma di inchiesta non retribuita e svolta su base volontaria con l’ausilio dei media digitali e favorita dalla possibilità di costruire, tramite essi, una collaborazione con molte persone. È quindi un lavoro che non consente una stabilità economica, sebbene la notorietà che si raggiunge nella comunità permetta a volte di trovare un impiego in testate giornalistiche ufficiali. Va tuttavia considerato che, data la “pericolosità” delle notizie trattate, chi opera in questo settore è spesso vittima di minacce e teme per la propria vita. Un tema quindi scottante, che riguarda la società nella sua interezza, poiché ognuno di noi è quotidianamente fruitore di notizie, la cui veridicità è sempre più complessa da appurare. Vero che le notizie fasulle, quelle non date, quelle distorte, sono vecchie quanto il giornalismo stesso, ma chiaramente l’ingombrante presenza della rete e dei media digitali nell’ultimo ventennio ha accresciuto in maniera esponenziale un problema che prima era, almeno in parte, più sotto controllo.

Il film di Pool racconta del mondo che si cela dietro le informazioni che invadono la vita di tutti i giorni, informazioni vicine a noi o che arrivano da lontano, ma che passano molto spesso attraverso i filtri della distorsione e della manipolazione dei fatti. Contribuiscono a conferire un tono più leggero e di facile comprensione – soprattutto quando si tratta di spiegare concetti tecnici – le interviste dirette ai membri del gruppo e in particolar modo a Eliot Higgins, fondatore di Bellingcat. Il nome deriva dalla favola inglese Belling the cat, in cui un gruppo di topolini si rende conto che il modo migliore per scampare ai quotidiani attacchi di un famelico gatto è quello di legargli intorno al collo un campanello: nessuno però trova il coraggio di farlo. Nel suo progetto, Bellingcat si pone controcorrente rispetto a questa tendenza, e fa dello smascheramento delle notizie manipolate la colonna portante del proprio lavoro. Le varie indagini condotte dal gruppo mediante l’ausilio della rete e degli strumenti digitali open source, per esempio YouTube o Google Earth, hanno permesso di portare alla luce verità differenti da quelle ufficialmente comunicate alle persone dall’opinione pubblica. Tra le ricerche portate avanti, spiccano insidiosi temi di attualità quali il disastro aereo dell’MH17 ucraino, la tremenda guerra civile in Siria, l’avvelenamento nel Regno Unito di una spia russa e di sua figlia. Tematiche di certo non facili, che potrebbero anche avere ripercussioni politiche significative qualora la verità “vera” fosse rivelata.

Il documentario, vincitore nel 2019 di un Emmy Award, è stato presentato ai primi di ottobre alla settima edizione del Film Festival sui Diritti Umani di Lugano (14-18.10.2020) ed è stato seguito da un intervento del giornalista Lorenzo Erroi, moderato da Roberto Antonini. Un contributo che ha approfondito i temi del film, anche se la chiarezza della narrazione non lasciava spazio a dubbi o perplessità, piuttosto a conferme e sottolineature. Erroi ha in particolare messo in evidenza l’importanza dei mezzi economici a disposizione dei giornali per svolgere inchieste di qualità, sempre più impossibili da reperire per le testate che non siano quelle più prestigiose. La questione finanziaria è sicuramente un aspetto che accomuna l’investigazione tradizionale e il giornalismo basato sul volontariato, in entrambi i casi tendenzialmente poco supportati dal punto di vista economico. Antonini ha invece approfittato dell’occasione per ricordare il ruolo del giornalismo pubblico, ad esempio la SSR in Svizzera, per un giornalismo di qualità e il più possibile oggettivo.