Editoriale

L'educazione come arma

Il diritto all'istruzione non è garantito ovunque e a chiunque nel mondo: uno sguardo alla situazione in Afghanistan il prossimo 10 maggio in USI con Parwiz Mosamim
Locandina dell'iniziativa Stand for Afghanistan / © USI
Antonio Paolillo
Antonio Paolillo
28.04.2022 06:00

Nei vari appuntamenti di L’universo abbiamo spesso parlato del valore dell’istruzione e del ruolo che la scuola ricopre nell’educazione, essendo l’elemento più importante - secondo solo alla Famiglia - nello sviluppo della persona. La principale differenza tra questi due istituti educativi è che la scuola, rispetto alla famiglia, si rivolge e coinvolge tutti i/le giovani del Paese, pertanto ha il compito di integrare o sopperire alle lacune educative delle mura domestiche.L’obiettivo della scuola (a tutti i suoi livelli) quindi non è solo la semplice trasmissione del sapere e lo sviluppo di competenze specifiche, ma anche – e forse soprattutto – quello di educare e contribuire allo sviluppo delle life-skills, come quella di essere in grado di instaurare positive relazioni umane che si fondino sul rispetto e sul riconoscimento delle differenze.Sotto questo aspetto, l’istruzione – e il suo distributore principale che è la scuola – diventa un’arma affilata contro ogni forma di discriminazione, contro la disparità dei sessi e la violenza di genere.Nonostante la sua importanza, quello all’istruzione non è un diritto garantito ovunque e a chiunque nel mondo. La cosa chiaramente desta preoccupazione nella comunità internazionale, soprattutto verso quei paesi dove la condizione femminile è peggiore, e dove proprio la mancata istruzione fomenta le differenze di genere.Il prossimo 10 maggio, appartenente all’iniziativa Stand for Afghanistan, si terrà l’evento Afghanistan, la situazione attuale: focus sulle restrizioni e le sfide educative, dalle 17.30 presso l’Auditorium del Campus Ovest USI a Lugano.L’evento mira a fornire informazioni aggiornate sullo stato attuale dell'Afghanistan, in seguito al crollo, con un focus sulle restrizioni e sulle sfide educative nel paese. «La riconquista del potere da parte dei talebani ha sollevato preoccupazioni a livello nazionale e internazionale – Si legge nella descrizione dell’evento sul sito usi.ch (ndr.) -. Il timore è che i talebani si avvalgano ancora una volta delle loro precedenti rigide norme religiose e impediscano alle ragazze di andare a scuola. Recentemente, i talebani non hanno permesso alle ragazze oltre il sesto grado di frequentare la scuola». L’evento sarà presentato da Parwiz Mosamim, che parlerà della sua esperienza educativa (Afghanistan, Indonesia e Svizzera) e delle attuali restrizioni del sistema scolastico in Afghanistan.Mosamim è un assistente Ph.D. candidato presso l'Istituto di Comunicazione e Politiche Pubbliche con un focus sulla Pubblica Amministrazione presso l’USI. La sua ricerca si concentra sulla «Rappresentanza delle donne nelle posizioni decisionali della pubblica amministrazione», con l'Afghanistan come caso di studio. Il progetto di ricerca esplora le barriere e le opportunità di rappresentanza delle donne nel sistema burocratico del governo afghano. Inoltre, ha lavorato come giornalista negli ultimi 5 anni in Afghanistan e in altri paesi.Quest’evento, per cui è richiesta la registrazione (su usi.ch) ci offre la possibilità di riflettere ancora sull’importanza dell’istruzione, del suo fondamentale ruolo nella lotta alle differenze di genere e sulla difficile condizione delle donne in alcuni paesi come l’Afghanistan.

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