L’effetto Covid rilancia i giochi da tavolo

Nell'etimologia greca la radice pais, ovvero «bambino», forma sia la parola paignion «gioco», sia il termine paizein, che significa «giocare», ma anche danzare, suonare e fare l’amore.
Se pensiamo al gioco da tavola potrebbe apparirci – cronologicamente – come un’invenzione moderna, ma in realtà vanta una storia millenaria. A sud-est della Turchia, infatti, in un sepolcro di Baþur Höyük sono state rinvenute 49 piccole pietre intagliate e decorate a mano che, secondo gli esperti, potrebbero essere le più antiche pedine da gioco mai ritrovate, risalenti – addirittura – a 5.000 anni fa. Nel corso dei secoli l’essere umano ha lasciato altre tracce di oggetti ricreativi: gli egiziani venivano seppelliti insieme a piccole scatole contenenti l’antenato del backgammon, il senet; nell'antica Grecia, il filosofo Eraclito ha lasciato testimonianza di come preferisse ritirarsi a giocare a dadi con i fanciulli piuttosto che occuparsi di politica. Come dimenticare – infine – la passione ludica dei romani che ancora oggi resta raffigurata in molti affreschi del tempo.
Dopo questo breve escursus storico sull’origine del gioco da tavola, facciamo un salto temporale. Questo mondo del divertimento ha subito – con il tempo – un ricco sviluppo, portando alla creazione di diversi generi di svago con numerose ramificazioni. Addentrandoci nell'universo ludico scopriamo che lo stereotipo del gioco dedicato solamente ai bambini viene stravolto, riaprendo – così – un varco che aggiunge un posto al tavolo anche agli adulti.
Ma vediamoci chiaro e introduciamo i neofiti alle diverse e più conosciute tipologie di gioco, iniziando dai tre generi: collaborativi, competitivi e solitari che si caratterizzano a loro volta per l’uso di diverse abilità, quali strategia, deduzione o fortuna.
Da questi si ramificano diverse famiglie che possiamo ripartire in:
Party game: parola d’ordine «chiasso e divertimento». Si tratta di giochi che coinvolgono più persone e solitamente vengono fatti a squadre. I giochi di bluff e di identità segrete fanno parte di questa famiglia. In questi, l’aspetto più importante è confondere gli altri per poter vincere.
Family game: giochi intermedi di strategia semplice, sono le tipiche scatole ben note alle famiglie. Chi non ricorda il Natale passato a lottare a suon di banconote del Monopoly, oppure a urlare a squarciagola «Uno!».
Strategy game: giochi di strategia più articolati, fortemente tematici, e talvolta molto complessi: i veri «gamers» li distinguono in categorie che, in gergo tecnico, chiamano «german» le quali meccaniche sono connesse a calcoli e pianificazioni dove risulta fatale perdere la concentrazione; e «american» che permettono di lanciare dadi come se non ci fosse un domani.
Giochi astratti: sono la più antica categoria di gioco, pedine sopra una plancia, per intenderci, come gli scacchi o i cugini più moderni Azul, Quarto.
Giochi di ruolo (GdR): non sono scatole, ma libri di regolamenti che permettono ai giocatori di creare dei mondi paralleli con avatar di sé stessi. Richiedono tempo, costanza e preparazione.
Il gioco, oltre all'aspetto di puro svago, offre anche spunti pedagogici. Già Platone riconosceva questo aspetto educativo nella pratica ludica, la quale facilitava lo sviluppo di moralità e socialità.
Il gioco da tavola permette, dunque, la formazione individuale del senso civico, rivelando come il sottostare a delle regole non sia limitativo, bensì un elemento che consente di preservare l'uguaglianza e il rispetto reciproco. Imparare a stare con gli altri è fondamentale a livello sociale, emotivo e cognitivo.
Giocando, si apprende a rispettare il proprio turno, a cooperare, a risolvere i problemi, a pianificare e ad accettare i propri errori, imparando da essi.
Anche a livello medico il gioco viene riconosciuto come un alleato per la salute, a tal proposito la società Alzheimer svizzera afferma che giocare «può aiutare anche le persone affette da demenza a ricordare il passato, quindi, a riemergere dal proprio mondo sommerso».
Con lo scoppio della pandemia sembra si sia riscoperto il piacere del gioco condiviso. A questo proposito, riportiamo di seguito la testimonianza di chi con i giochi si guadagna da vivere, per capire quanto l’epidemia di Covid-19 abbia influito sull’acquisto di essi.
Stefano A. Vizzola è il re di un regno interamente dedicato ai giochi da tavola: il Camelot Store di Lugano, aperto nel 2011.
Hai riscontrato un aumento delle vendite dall’inizio del Covid?
«Direi di no. Quasi quattro mesi di chiusura hanno fatto la loro parte e inciso sugli andamenti annuali. Più che altro ho constatato una variazione del tipo-medio di acquirente: infatti c'è stato un netto incremento di nuovi giocatori, ossia coloro che – abituati ai giochi classici del Novecento (Monopoly, Cluedo, Risiko, Uno, ecc.) – desideravano provare qualcosa di diverso, o per loro nuovo. D'altra parte, altri giocatori più assidui hanno rallentato la loro presenza in negozio. I motivi sono diversi. Sicuramente a questi giocatori non mancava già la scelta e per alcuni è stata l 'occasione per riprendere quei giochi meno giocati, o addirittura ancora sigillati. La mancanza di fiere – che scandivano i ritmi delle nuove uscite – venuta meno, così come la perdita dei luoghi di incontro, hanno fatto i l resto.
Non da ultimo, però, l 'assalto all'acquisto, che certamente è avvenuto: «fare scorte» di giochi, dovuto ai ritmi delle aperture-chiusure imposte, nonché dalle feste e vacanze, ha creato un flusso di picchi che il mercato (specialmente quelli minori, orientati più ai giocatori abituali che alle famiglie) non è stato in grado di sopperire adeguatamente. Dopo Natale, la quasi totalità dei giochi più richiesti era completamente esaurita, persino nelle scorte dei fabbricanti!».
È vero che l a gente ha riscoperto il gioco, appassionandosi?
«Sì. Tanti hanno scoperto molti altri giochi e si è innescato un meccanismo di curiosità che ha spinto questi nuovi giocatori ad allargare i propri orizzonti ludici. Hanno anche osservato che l'offerta è decisamente cambiata rispetto al passato, sia per i generi di giochi sia per la quantità di titoli e la ricchezza dei materiali. Molti, purtroppo, hanno però mostrato disinteresse o carenze nella comprensione dei regolamenti scritti, anche per giochi facili o facilissimi: per fortuna loro, video esplicativi si trovano ormai ovunque sul web».
Quali sono i giochi più gettonati?
«Oltre a tutti i classici del Novecento (di cui ho parlato sopra), ancor di più i classici moderni (Carcassonne, Ticket to Ride, 7 Wonders, Splendor, Kingdomino, Dixit, Bang!, Munchkin), i più recenti The Game, The Mind, Exploding Kittens, Coco Rido, Pictures, nonché le Escape Room in scatola e altri giochi di indagine: grandi richieste ma offerta inadeguata, ferma a causa del Covid. Anche gli Scacchi hanno avuto grande domanda (causata da una serie tv): ciò ha provocato una penuria mai vista di questo gioco, ormai prodotto industrialmente da poche fabbriche che si sono viste arrivare milioni di richieste. Tra i giochi più articolati, sempre bene Puerto Rico, Terraforming Mars, Scythe. In aumento i giochi di ruolo (specialmente Dungeons & Dragons) e i giochi per 1 solo giocatore (giochi di logica) e, ancor di più, per 2 soltanto (7 Wonders Duel, Catan Duello, Jaipur, Onitama, Patchwork, ...)».
Sul nostro territorio esistono associazioni e ludoteche per gli appassionati di questo tipo di attività, i quali possono ritrovarsi nelle varie sedi per condividere il proprio hobby. Possiamo citare a tal proposito alcune di queste: l’associazione Giochintavola di Lugano, Momoludica di Mendrisio e Drago Rosso di Locarno.
Cosa aspettate – dunque – ad andare in soffitta per soffiare via la polvere dalle vostre scatole?