L'intervista

L’informazione a misura dei giovani

Nell’era della digitalizzazione e dei Social Network come si può parlare alle nuove generazioni? Lo abbiamo chiesto a Giorgia Blotti, responsabile della redazione di Spam
© Keira Burton da Pexels
Letizia Ricciardi
01.04.2022 13:20

Il giornalismo tradizionale ha indubbiamente accusato una crisi negli ultimi anni. Con l’avvento del giornalismo digitale e la presenza di un pubblico giovanile apparentemente sempre più reticente nei confronti della lettura, la fruizione di notizie online sembra avere la meglio sulla carta stampata. Al giorno d’oggi, per informare i ragazzi e comunicare con loro pare dunque necessario utilizzare le nuove tecnologie. Questo è proprio l’obiettivo di Spam, un canale di informazione, attualità e intrattenimento della RSI dedicato prevalentemente ai giovani e incentrato sulla divulgazione di notizie (ma non solo) tramite contenuti e brevi video online.


Com’è nata l’idea di Spam?
«Spam è nato nel 2016 vista l’esigenza della RSI di raggiungere un pubblico giovane, quindi una fascia d’età compresa tra i 17 e i 27 anni circa, dato che ai tempi non c’era un’offerta destinata ai ragazzi. Inizialmente Spam era gestito da un caporedattore, un videomaker e due redattrici. L’obiettivo era quello di raggiungere ragazzi e ragazze della Svizzera Italiana in termini di infotainment, quindi informare e, allo stesso tempo, intrattenere i più giovani».

L’obiettivo di Spam è di parlare ai giovani con i mezzi da loro più utilizzati
«Si, esatto. Chiaramente l’obiettivo è quello di parlare ai giovani e per farlo bisogna guardare e rivolgersi a ciò che essi utilizzano maggiormente. L’idea è nata inizialmente su Facebook e Instagram proprio per raggiungere le nuove generazioni e da lì in poi ci si è sempre indirizzati soprattutto verso i Social Network».

Da cosa deriva l’idea di utilizzare video brevi? È una scelta mirata data dall’attenzione passiva degli utenti sui Social Network?
«Direi di sì. Anche noi di Spam, come utenti, ci siamo resi conto che i video lunghi raramente vengono visionati integralmente e con attenzione. Un nostro “stratagemma” per far sì che i video siano guardati e suscitino interesse è quello di inserire ad inizio video una frase o un intervento forte in quanto sono proprio i primi secondi a dover catturare l’attenzione. Inizialmente i video avevano una durata di cinquantanove secondi, l’obiettivo era quello di fornire informazioni in meno di un minuto. In seguito, con l’evoluzione dei social, ci è stato chiesto, proprio da parte del pubblico, di proporre dei format più lunghi. Per questo motivo abbiamo allungato la durata dei video prima a novantanove secondi e poi a centoventi fino ad arrivare ad un massimo di centocinquanta per eventuali focus, ovvero servizi leggermente più lunghi che possono comprendere vlog o interventi di esperti che richiedono più tempo».

Quali differenze trova nel rivolgersi ad un pubblico giovane come quello di Spam rispetto ad un pubblico generalista?
«Seguendo la mia esperienza, ritengo che sicuramente una differenza sostanziale sia quella del linguaggio. Se mi rivolgo ad un pubblico giovane dovrò parlare in un determinato modo, mentre se sono indirizzata ad una fascia di età più adulta dovrò adattarmi ad essa. Per noi che lavoriamo sui social, e visto ciò che proponiamo, dubito che la forma in cui presentiamo i contenuti di Spam possa essere interessante per un pubblico adulto».

In un’era in cui il giornalismo su carta sembra in calo, quali sono secondo lei i mezzi migliori per fare giornalismo?
«A mio parere sono i social. Quando abbiamo creato Spam le piattaforme più utilizzate erano Facebook e Instagram, mentre ad esempio TikTok non esisteva ancora. Sono sicura che nei prossimi anni compariranno altri Social Network. Ritengo che queste piattaforme rappresentino sia dei veicoli per farsi conoscere, sia dei mezzi per mandare un messaggio. Anche parecchie testate giornalistiche cartacee hanno un corrispettivo online in quanto, al giorno d’oggi, questo è necessario».

Trova vero il detto che i giovani non leggono più giornali cartacei?
«Spam è stato l’argomento su cui la mia tesi di master si è concentrata e questo mi ha permesso di analizzare i comportamenti adottati dai giovani per la ricerca di notizie. Effettivamente, dalle conclusioni del mio lavoro (per il quale ho intervistato all’incirca duecento persone) è emerso che la percentuale di ragazzi che cercano le notizie proattivamente sui giornali è veramente minima, meno del 10%. Devo dire che in questo mi ci ritrovo, mi rendo conto che il giornale cartaceo sta perdendo la sua attrattività. Questo può essere dato dal fatto che sul cellulare abbiamo tantissime fonti di informazioni, quindi per le nuove generazioni la carta stampata è quasi superflua. Ricercare notizie online è un’azione quasi automatica per i giovani e la comodità di potersi informare dove e quando si desidera è un altro fattore da tenere in considerazione».

Ci sono differenze in termini di efficienza della comunicazione tra il giornalismo digitale inteso come fruizione online di testate e le notizie diffuse tramite i Social Network?
«Sì, sicuramente c’è una differenza in quanto, a mio parere, il giornalismo fatto da testate giornalistiche online resta molto “puro”, quello che ci si aspetta da un giornale cartaceo lo si ritrova poi anche nel sito web. Ciò che invece fa Spam, un servizio d’informazione nato sui Social Network, è più flessibile e varia in base al funzionamento delle piattaforme. Infatti, il nostro servizio si fa guidare parecchio dai social che sono in continuo cambiamento. Spam è attivo da 6 anni ed in questo periodo ha modificato formato, grafiche e modalità di fare video. Fino a poco tempo fa, molti contenuti venivano presentati da noi, ora questo è meno frequente in quanto anche le esigenze del pubblico sono cambiate».

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