L’universo

Online o in presenza? La virtù nel giusto mezzo

Dopo un settembre scandito dalla sessione d’esami e dalle prime lezioni del semestre, si inizia a intravedere come sarà la vita universitaria in quest’anno accademico - Studenti divisi tra i turni in aula e online, mentre il rettore dà la parola d’ordine: «Responsabilità»
©CdT/Gabriele Putzu
Antonio Paolillo
Antonio Paolillo
08.10.2020 15:53

L’anno accademico è ricominciato. Nelle aule, nei corridoi, negli spazi di studio e nei giardini finalmente è tornata la vita e si percepisce il lento ritorno alla «solita vita» che purtroppo manca da diversi, troppi, mesi. Come sappiamo lo scorso semestre si è svolto nella più totale incertezza, dove non si poteva far altro che navigare a vista e adattarsi il più velocemente possibile alla nuova situazione. La preoccupazione dopotutto non si è ancora dissipata, in effetti la paura di ritornare a qualche mese fa rimane viva, ma l’università è riuscita ad adattarsi al meglio per garantire agli studenti un ritorno in classe in sicurezza.

Piuttosto però che imporre regole generalizzate, si è chiesto agli studenti di comportarsi in modo responsabile. Queste infatti le parole del rettore dell’USI, Boas Erez, agli studenti: «Dobbiamo poter contare sulla vostra partecipazione attiva alla creazione di un ambiente di studio e di lavoro sicuro: invece di optare per obblighi generalizzati, abbiamo infatti deciso di fare leva sul vostro senso di responsabilità limitandoci a indicare regole chiare». Un metodo che, nonostante non garantisca il rispetto stretto delle regole indicate, risulta fortemente educativo perché tende a sviluppare una coscienza civile negli studenti, che saranno i lavoratori e la società di domani. Le regole sono sintetizzabili nel rispetto della distanza di sicurezza di 1,5 m e nell’indossare la mascherina qualora questa distanza non possa essere rispettata. Inoltre l’accesso agli ambienti universitari è stato regolato in base a turni per i quali gli studenti assistono alle lezioni per metà in presenza e per metà attraverso piattaforme telematiche.

Quello delle lezioni online è però un argomento molto delicato perché non sgombro di criticità. Sebbene da un lato sia chiara l’indiscutibile utilità del digitale come supporto educativo alle lezioni, dall’altro, con la loro digitalizzazione, si perde la componente fondamentale del rapporto frontale docente-alunni, importantissimo nello scambio di opinioni, chiarimenti e idee. Nasce proprio da questo la necessità di riprendere a tutti i costi le lezioni in presenza, anche se a turni.

Non bisogna però demonizzare le video-lezioni, infatti per alcuni versi sono molto utili. Qualsiasi studente si è trovato, ad esempio, nella situazione di aver perso parti di lezioni e di impazzire per riuscire a recuperarne gli appunti. Con piattaforme come Panopto, grazie alla quale il docente registra la propria lezione e la lascia a disposizione degli studenti, il problema è risolto: basta trovare il punto perso della lezione per recuperarla.

C’è poi chi, oltre al metodo utilizzato dall’USI, ha deciso di dare la possibilità agli studenti di poter seguire l’anno di corsi interamente online, come la Facoltà di Teologia di Lugano. Una scelta che si muove nella direzione della tutela dei nuovi studenti, i quali, soprattutto qualora arrivino da fuori, avrebbero potuto essere scoraggiati nello spostarsi e nel frequentare le lezioni vista la pandemia. Come già detto, ci sono pro e contro. Dopotutto filosofia e teologia sono discipline che si basano sul dialogo e sul confronto, possibilità ovviamente in gran parte esclusa dalle lezioni online.

Ciò che sembra fondamentale, alla fine dei conti, è che ci sia una grande voglia di ripartire, con ogni metodo possibile e con l’intenzione di non lasciarsi fermare da un nemico che pian piano stiamo imparando a conoscere e a tenere sotto controllo, se assumiamo un comportamento responsabile.